LA " MISURA E' VERAMENTE COLMA !" di don Donato Bleve
All’ ill.mo SIGNOR SINDACO del Comune di Tricase
All’ill.mo Signor Capitano dei Carabinieri di Tricase
All’ill.mo Signor Comandante della Polizia Locale
All’Ill.mo Signor Prefetto di Lecce
Carissimi,
sono decenni che su piazza dei Cappuccini, nel capoluogo, si gioca a pallone. Anni orsono c’era una certa sensibilità religiosa e una qualità migliore di ascolto e di obbedienza da parte dei figli verso i genitori e dei ragazzi verso gli adulti. Oggi non è così, ormai da tempo. Su piazza dei Cappuccini, e soprattutto, se non “solo” , su questa, i ragazzi continuano a giocare, senza alcun rispetto per nulla e nessuno.
Il “bersaglio” continuo è la chiesa dei Cappuccini. Sono tanti anni che chiedo al Sindaco della Città, oralmente e diverse volte per iscritto, di intervenire, almeno nei giorni e nelle ore delle celebrazioni per dissuadere i ragazzi dal gioco che diventa tante volte pericoloso. Ho dato suggerimenti e fatto proposte, ma nessuno mai mi ha ascoltato, né Commissari né Sindaci . Ora la misura è colma! Caro Sindaco e cari responsabili della sicurezza, per dirvi l’ ultima : Ieri sera, sabato 02 settembre 2017, alle ore 18,00, mezz’ora prima della celebrazione, ho cercato per l’ennesima volta di persuadere i tanti ragazzi di allontanarsi da vicino alla chiesa e di rispettare anche gli “Altri” , che “hanno diritto” ad esprimere con serenità la loro fede e che la chiesa non può essere continuo bersaglio di gioco.
Si sono allontanati per qualche minuto, poi hanno ripreso a giocare come sempre. Una pallonata ha colpito una giovane signora, che con la sua bambina di qualche mese, sull’ingresso della chiesa partecipava, come poteva, alla Messa, mentre il marito era dentro. La pallonata era così violenta che il pallone è entrato in chiesa e ha colpito in testa un’altra persona. E questo si ripete sempre, ogni volta che c’è una celebrazione. E’ giusto? Giudicatelo voi, che siete i responsabili dell’ordine pubblico, coloro che devono tutelare i cittadini e difenderli. E’ giusto? Giudicatelo voi, cari Signori, che avete il compito di curare il rispetto delle leggi e della legalità. Ho chiesto ad una persona competente: “Si può giocare a pallone sulle piazze?” .
Mi ha risposto: “Non si può giocare sulle piazze pubbliche!” . Sarà solo il pensiero di uno , sia pure “molto competente”?.Se già ci dovesse essere una Legge che lo impedisce ed è sempre “violata” , di chi è il compito (dovere) di farla “rispettare” ? Giudicatelo voi stessi, “tutori dell’Ordine Pubblico” .Negli anni scorsi ho chiesto ai Sindaci che si sono succeduti e ai Commissari di provvedere ad un’area di rispetto davanti al “Monumentale Complesso dei Cappuccini”, che da il nome a tutta la piazza ma che è il Monumento più “offeso” della Città.
Ho anche detto che la “parrocchia si sarebbe accollato le spese” Ma sono state proposte inascoltate, sempre e da chiunque si è fregiato del titolo con la fascia di “Primo Cittadino” o con divise che specificano i ruoli di “servizio alla Città e al Territorio”. Voi lo sapete, dipendenti della Polizia Locale e dell’Arma dei Carabinieri (questi ultimi in verità poche volte e solo per non disturbare!) quante volte siete stati chiamati – o, se volete, disturbati - da me direttamente per telefono per questi problemi.
Se “qualche volta” uno/due vigili della Polizia Locale, su mia insistenza, è passato dai Cappuccini, lo ha fatto per un attimo e poi se n’è andato subito, e i ragazzi hanno ripreso a “disinteressarsi del suo passaggio” .Ringrazio per le rare volte ... ma in tanti anni non è cambiato nulla. E non si tratta di “privilegi” , ma solo di “legalità e rispetto degli altri”.Giudicatelo voi stessi, Signor Sindaco e rispettabili Tutori dell’Ordine Pubblico, se tutto ciò è giusto o se è solo una “pretesa” .
Confido nella vostra sensibilità e nel vostro “senso di responsabilità”, con la speranza che si affronti subito questo problema. E potrei citarne tanti altri.
Diversamente farò una denuncia legale e anche una denuncia pubblica.
Piazza dei Cappuccini deve essere la piazza delle manifestazioni intelligenti e culturali, del passeggio sereno dei Cittadini, del riposo degli anziani e dei lavoratori, dello svago semplice e “sicuro” dei Bambini e delle persone di passaggio, non del pericolo e della maleducazione, della bestemmia, del menefreghismo ... e così via.
Ringrazio per la pazienza che avrete dovuto avere nel leggere quanto ho scritto, ma, come ho affermato all’apertura di questa lettera, la “misura è veramente colma! ” .
A Voi i miei rispettosi saluti.
E’ tutta colpa mia....
Un silenzio irreale irrompe nella stanza... i sensi si acuiscono, in attesa... Anna vorrebbe fermare il respiro, farsi invisibile, non farsi trovare. E’ l’attimo prima e lo percepisce con tutta la frustrazione che dà l’impotenza.
L’attimo dopo è la mano che si abbatte violenta, pesante, sul suo capo, poi sul viso, sul tronco, sulle braccia. Soprattutto, con lucidità, sulle parti meno esposte.
Spinta contro il muro, ridotta all’angolo.
Zero possibilità di fuga, zero possibilità di competere con una forza brutale e incontrollata.
La primitiva e magnificata superiorità dell’uomo sulla donna raggiunge la sua espressione più tangibile.
Ha tempo e modo, Anna, di realizzare questo concetto, mentre paura e stupore le inondano anima, cuore, cervello.
Un fiume caldo e melmoso, una piena scomposta di sentimenti e sensazioni scorre alla rinfusa nei tracciati venosi del suo corpo umiliato. Quegli istanti sono come gli istanti prima della morte, perché in quei momenti Anna vede sé stessa e tutta la sua giovane vita passarle davanti.
Cosa ho fatto di male? si chiede. Lo sa che non ha fatto niente, ma che importa?
L’animale si ferma. Arretra soddisfatto. Si ritira.
Ora sembra calmo.
Ha dato la lezione, ha ristabilito le distanze, ha ristabilito l’equilibrio.
Ognuno deve avere il suo ruolo. Invalicabile.
Ci vogliono regole
– è solito dire, e se Anna ogni tanto lo dimentica, lui è costretto a ricordarglielo. Anche con le cattive.
Non è colpa sua se lei capisce solo quelle.
Anna si ricompone, senza fiatare. – Passa il polsino della maglia sul viso, umido di muco e di lacrime: poche, perché Anna da qualche tempo non riesce quasi più a piangere.
Ancora un po’ e poi riprenderà da dove aveva lasciato prima di quell’attimo e tutto ritornerà normale.
Adesso Anna è dolorante e ha pensieri confusi ma nelle prossime ore realizzerà, come sempre, di averle meritate.
Proverà compassione, non per sé, ma per l’animale.
Lo giustificherà e sempre più si adeguerà. Anna non sa ancora, però, che, poco per volta, lei cambierà. L’umiliazione, il dolore, la vergogna sempre più scaveranno nella sua anima solchi profondi, lacerazioni insanabili, sacche abissali di vuoto assoluto.Anna ha acceso la radio. Canticchia tra sé, un filo appena di voce, per non urtarlo, per non apparirgli sfrontata. Più tardi potrà cantare liberamente, a voce piena, e sa che a lui farà piacere sentirla. Non è successo niente , pensa Anna.
E’ tutta colpa mia... Ancora un po’ e tutto tornerà come prima...
Sabato 5 agosto, nei locali dei magazzini Pitton Cavalieri, in località “Campoverde”, si è tenuta una sobria cerimonia dedicata al centenario della nascita di Corrado Cavalieri, ideatore e cofondatore della ditta, deceduto il 3 dicembre 1984.
In sua memoria è stata scoperta una targa lapidea, a testimonianza dell’imprenditore commerciale a cui si deve quella struttura, ancor oggi attiva, che ha creato posti di lavoro e produttività nel settore per sette decenni.
Il figlio Franz Cavalieri lo ha ricordato in una commossa retrospettiva, sottolineando alcuni aspetti significativi che hanno caratterizzato tutta la sua esistenza: la gioventù trascorsa all’insegna della famiglia e del lavoro (sesto di nove figli, nati da Arnoldo ed Elisa Morciano, storica famiglia di imprenditori e commercianti tricasini), l’amor patrio (il servizio di leva nel 1937 dapprima a Trieste, poi a Pola, e la successiva permanenza sul fronte dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale), la famiglia (il matrimonio nel 1947 con Alide Pitton e la nascita dei figli), il ritorno a Tricase e la fondazione della società insieme al suocero Giuseppe Pitton. Prima della successiva cerimonia religiosa presieduta da Don Flavio Ferraro, sono stati ricordati i numerosi dipendenti che hanno orgogliosamente prestato servizio nella ditta in questo lungo arco di tempo.
di Michele Sodero In una Tricase asfissiata dal caldo torrido di questa estate infinita, oltre a momenti di salutare refrigerio, sono mancati anche alcuni di quei bei appuntamenti con la cultura cui la città, il suo hinterland e i turisti che la frequentano si erano piacevolmente abituati. Uno, fra tutti, quello con “Corde Magiche”, una passerella musicale di grande rilevanza artistica, che ha sempre riscosso grande interesse e unanimi consensi. Da anni inserita in una ricca programmazione di cui faceva parte anche “Alba in Jazz” -
regolarmente tenutasi -, si è fatta inutilmente attendere. Non così “Ulivi in Concerto”, una bella e molto apprezzata iniziativa fatta di natura e cultura musicale, giunta alla sua terza edizione. Organizzata dalla associazione “Marina Serra”, su quel tratto di costone che, dominando il mare, da torre “Nasparo” scende verso la marina, anche quest’anno ha richiamato un numeroso pubblico. Qui, tra ulivi che sembrano strenuamente resistere agli attacchi di qualsivoglia agente patogeno, dopo un breve intervento introduttivo che tocca temi cari all’associazione, segue un momento artistico di forte impatto emotivo.
Sì che sentire parlare di “Ulivi in Concerto” provoca, ormai, una forte attrazione. È come ricevere un invito ad incontrarsi, con la certezza di lasciarsi, poi, sentendosi appagati da tutto ciò che ti circonda e che non scade mai in un “dèjà vu”. Nell’incanto di una location che riesce ad essere sempre attraente, anche quando la luna la priva della sua presenza, e con un pianoforte affidato alla bravura e al talento di Roberto Esposito, non sono mancate, neanche quest’anno, le forti emozioni e le piacevoli sensazioni che solo la natura e la buona musica sanno regalare.
Con al sax suo fratello Mauro, che non gli è stato da meno, Roberto ha letteralmente rapito i numerosi spettatori presenti eseguendo, con personalità e trasporto, alcuni classici della musica leggera internazionale da lui magistralmente rivisitati. Una eccellente performance la sua, una grande interpretazione jazzistica, fatta di briose accelerazioni e di dolci e melodiosi rientri nel testo, con cui ha dato prova di una ormai raggiunta maturità e completezza artistica. Notevole anche la performance del bravo tenore Antonio Pellegrino: accompagnato al piano da Roberto ha cantato, attingendo al vasto repertorio operistico, alcune note arie. Con la sua voce vibrante e stentorea ha pure fornito una apprezzata interpretazione di “Amapola” e “Granada”, due belle canzoni spagnole di un passato non proprio recente ma ancora capaci di deliziare e far sognare.
Da una location all’ altra, sempre alla ricerca di nuove suggestioni e di forti emozioni, e con dentro la certezza di non restare delusi. Sono sempre loro: l’Associazione Marina Serra e Roberto Esposito, un binomio che già sinonimo di garanzia, lo diventa ancor di più quando, avvalendosi dell’esperienza e delle capacità recitative di Pasquale Santoro, confeziona e propone un momento culturale che intitola “Poeti e Cantautori”. Con questa proposta che, al solo leggerla, intriga, hanno ancora una volta radunato quanti non tralasciano occasione per farsi cullare e trasportare dalla soavità della musica e della poesia.
Sono accorsi in tanti e si sono comodamente assiepati in un campo fresco di una recente mietitura testimoniata dalle bionde stoppie che lo invadevano. Su di esse, una pedana che sembrava pensata per non offendere la semplicità del luogo, fungeva da palco mentre, tutt’intorno, pensieri messi in libertà, quasi a volere ingannare l’attesa, occupavano la mente: frugavano qua e là alla ricerca di tracce di una vita e di una realtà contadina che non c’è più.
A ridestare dal torpore, la voce di Angelo che annuncia la serata e sul palco ecco gli artisti: sono in cinque.Con Roberto e Mauro, anche un bassista, che con una prestazione di grande spessore ha strappato applausi a scena aperta, ed ancora un batterista e una voce solista. Una breve presentazione della scaletta lungo la quale si dipanerà la serata e poi, di nuovo, tutti immersi nella dolcezza di note amiche melodiosamente riproposte da un gruppo di valenti artisti. Tutto, come preannunciato, parlava al femminile, dalle canzoni attinte dal ricco repertorio della grande Mina, alle poesie accuratamente selezionate e interpretate da Pasquale.
A lui, ancora una volta autore di una grande prova, è toccato il compito di inframmezzare i due momenti musicali affidati alla voce di Serena Serra. Una voce bella, interessante, aspra e fascinosa come quelle che caratterizzano il blues, ma che non era quella di Mina. E Serena, con grande umiltà e consapevolezza, non ha nemmeno tentato di imitarla. Ha, invece, fornito una apprezzabile interpretazione personale, sentita e carica di emotività, che ha finito per contagiare il pubblico presente.
Caricato di tante belle sensazioni l’ha spesso assecondata con un atteggiamento partecipe e sognante. Momenti di collettivo trasporto e di piacevoli emozioni, grande interesse artistico culturale e tanta entusiastica partecipazione. Viene subito da pensare che, per una Tricase che deve ricominciare a camminare, forse sarebbe utile ripartire da qui. Guardando alla grande operosità dell’associazionismo, alla bontà delle sue proposte culturali e al loro forte impatto sociale, potrebbero scaturire auspicabili scelte politiche più consone ad una armoniosa crescita collettiva.
di Davide Indino In quinta elementare erano di gran voga gli acronimi.
Se volevamo regalarne uno alla maestra Addolorata - e al Sud siamo abituati a questi nomi - bastavano il foglio a quadretti larghi e tre colori.
Si faceva in poco tempo. Bastava un quarto d’ora. Spesso sacrificavamo quello dei Valfrutta e delle canzoni. Aho, la ricreazione.
Completavamo prima le A.
A come Amore.
Quella ci stava facile. In un quarto d’ora non potevamo perderci in sillogismi.
Alla M partivano i “matta”, “mestola”, “mazza” o “mattarello”.
Poi ci fermavamo su “Mamma” e ci mettevamo prima un grande “SECONDA”.
Troppa confidenza? Non me ne pento.
La E era rapida. Cosa scrivevamo? Niente. Rimaneva la E.
Sì, la congiunzione. Vi ho fregati.
Il problema sorgeva alla doppia “D”.
A chi proponeva il “dono divino” rispondevamo con uno sguardo cattivo. Quello dei bambini.
Passati i “dinosauro” e “dannosa”, concludevamo con “diligente” e “dolce”.
Ogni tanto passava qualche curioso dell’altra sezione - che magari giocava al nascondino o che era semplicemente andato ad accattarsi l’acqua con i spicci di mamma al distributore.
E noi - con una serietà istituzionale - rispondevamo col piano d’attacco.
Io di solito scrivevo. Dunque mettevo la mano davanti e alzavo la testa con fare iniquo a quel cialtrone.
Le ragazze cercavano qualsiasi cattiveria per mandarlo via.
I ragazzi, invece, un po’ meno retorici, muovevano dapprima la testa con far minaccioso e poi alzavan le mani.
Tornati a noi e alla nostra missione super segreta, qualcuno disegnava qualche cuore, altre spruzzavano il campione di profumo - da uomo - di Hugo Boss dalla boccetta di plastica custodita nel cartoncino “all’acquisto di un profumo Novità” della mamma.
Allora restava ben poco da fare.
Avevo portato la busta da casa e, tolte le briciole de’ cracker Pavesi (i flauti sembravan di silicone e di briciole non ne facevano), chiudevamo.
Ci piaceva firmare sul retro della busta. Era una gara alla calligrafia migliore.
Le ragazze ci battevano quasi sempre.
E me li ricordo io i sorrisi bonari delle maestre (abituate) a ogni lettera e a ogni acronimo trovato sulla cattedra.
Ci ringraziavano.
Anzi. A volte, quando qualche figlio prendeva 30 e Lode all’Università, ci baciavano pure.
Adesso quando ci penso, vedo la pellicola del ricordo davanti agli occhi dei pensieri e a ogni dettaglio sorrido. Bonariamente. Come quelle maestre là.
Di tutto non saremo mai soddisfatti.
Scusate, mi chiama la campanella. È passato già un quarto d’ora? Pulite la lavagna.
Che aspettate?
PREMIO IL VOLANTINO A BARBARA STEFANELLI
Vice direttore del Corriere della Sera
Sabato 30 settembre 2017 ore 20 | Sala del Trono Tricase
Barbara Stefanelli è vice direttore vicario del Corriere della Sera.
Nata e vissuta a Milano ha origini salentine per via dei suoi genitori che sono di Botrugno.
Laureata in Germanistica, ha studiato ad Heidelberg e Vienna.
Dopo aver frequentato la Scuola di giornalismo di Milano è entrata nel 1990 al Corriere della Sera occupandosi di Esteri.
Già nel 2009 venne nominata Vice direttore ed è stata caporedattore centrale e caporedattore Esteri.
Nel 2015 è stata nominata, prima donna in assoluto, Vice direttore vicario, cioè il numero due del Corriere.
Ha curato il lancio dell’inserto culturale “La Lettura” ed ha progettato il Blog collettivo La 27esima Ora.
Con la 27esima Ora ha pubblicato con Marsilio il libro “Questo non è amore”, inchiesta sulla violenza contro le donne.
Sullo stesso modello ha progettato i blog “Solferino 28/anni”, dedicato ai ventenni d’Italia, e “Gli invisibili”, uno spazio sulla disabilità.
Nella serie Storie del Quotidiano, una collana di libri Bompiani dedicati ai ragazzi che vede impegnate alcune firme del Corriere, ha scritto “Piccole Coraggiose Donne” pubblicato nel 2013.
Ha vinto alcuni premi di livello nazionale: il premio “Marisa Belisario” edizione 2010 ed il premio “Matilde Serao” edizione 2013.
In questi giorni è impegnata nel Festival “Il Tempo delle Donne” da lei organizzato che si svolge a Milano ed ospita tantissimi personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo in circa 90 eventi in tre giorni.
Dopo il successo ottenuto ad aprile sulle strade salentine, il ruffanese Francesco Rizzello in gara con Monica Cicognini su Ford Fiesta wrc, si ripete sugli asfalti del Gargano firmando il successo al 7° Rally Porta del Gargano.
Il pilota della Scuderia Salentomotori ha assunto fin dall’inizio il controllo della situazione con una condotta di gara veloce ed estremamente precisa. Vinceva infatti il primo passaggio sulla prova di Macchia precedendo di 8”6 il locale Piero Azzarone e Raffaele Rinaldi. Rizzello si ripeteva anche nella seconda prova, ma il suo diretto avversario, il siciliano Totò Riolo iniziò a fare sul serio, staccando sulla seconda prova speciale un distacco di 3”8. Il turno del sabato sera, dopo le prime due prove effettuate, la classifica generale indica che il salentino ha un vantaggio di 17”6 su Azzarone e 18”8 su Rinaldi. La prima di Monte Sant’Angelo, il siciliano Riolo rifila 0.7 a Rizzello, recuperando posizioni importanti, ma la gara di Rizzello se pur con avversari di calibro, inizia con il passo di gestione vantando un distacco di 24”8 dal secondo. Le altre due prove speciali vengono rispettivamente vinte prima da Riolo e poi da Rizzello, dove il siciliano con la sua tenacia riesce a giungere secondo assoluto a 14”7 da Rizzello. L’equipaggio della Salentomotori hanno saputo dimostrare le loro capacità, nonostante se per Rizzello fosse la seconda gara con la Fiesta WRC.
La dichiarazione di Rizzello – una gara straordinaria, una location da mozzafiato e un pubblico davvero appassionato. Un rally che abbiamo preparato in un solo giorno, dove io e Monica abbiamo messo il nostro impegno per portare a casa un buon risultato, certamente le aspettative erano quelle di fare il gradino più alto del podio, ma sapevamo di incontrare piloti come Riolo, Azzarone, Sassano, che anche loro militavano al successo.
I sinceri complimenti vanno al forte Totò Riolo, che con il suo secondo posto assoluto si è aggiudicato la vittoria di Coppa Italia.
Per il prossimo impegno stagionale, l’equipaggio della Salentomotori è costretto a dividersi, con Rizzello a presenziare all’8 Rally Cinque Comuni, mentre la navigatrice Cicognini sarà presente al rally Coppa Valtellina a dividere l’abitacolo con la fortissima Corinne Federighi.
Visto da me
di Angelo Francesco Chiuri Partecipazione e Sensibilità culturale dei Tricasini
L’Associazione Marina Serra ha organizzato dalla sua Fondazione avvenuta il 23 luglio 2013, ben 7 concerti estivi, il primo dei quali nell’Atrio del Castello di Tricase e gli altri 6 in mezzo ai campi. Tale scelta è stata determinata dalla vocazione dell’Associazione a mettere insieme cultura ed agricoltura, nonché promozione e valorizzazione di giovani artisti salentini.
La formula sembra funzionare, data la partecipazione degli spettatori sempre in crescita (quest’anno abbiamo superato i 250 partecipanti); gli spettatori sono ben soddisfatti ed emozionati dalle musiche, dalle romanze, dalle canzoni e dai racconti proposti dai vari artisti, tutti bravissimi! (Pasquale Santoro, i fratelli Roberto e Mauro Esposito, Serena Scarinzi, Antonio Pellegrino, Alessio Lega, etc...).
Come Associazione vorremmo far diventare questi 2 concerti annuali, un appuntamento fisso dell’estate tricasina. Rimane però il notevole disavanzo economico che l’Associazione non può continuare a sostenere e determinato dalle spese (gli onorari degli artisti, per verità modesti ed in alcuni casi gratuiti, ma sopratutto i costi degli impianti e delle attrezzature necessarie e la pubblicità), non coperte assolutamente dalle offerte dei partecipanti ai Concerti.
Di conseguenza l’Associazione, che non ha finanziamenti pubblici, deve coprire le spese, utilizzando quasi interamente le quote associative alle quali quest’anno si è aggiunto eccezionalmente il finanziamento di un privato!
Il nostro desiderio sarebbe quello di coprire le spese con il contributo dei partecipanti, i quali siano liberi di decidere l’entità del contributo, ma nello stesso tempo siano consapevoli dei costi dei concerti così strutturati e quindi che la cultura ha un costo!
Nello specifico, un contributo medio di 6-7 euro ci permetterebbe di coprire quasi completamente le spese.
Quindi, come fare a convincere le persone ad investire, una tantum, una limitatissima somma nella cultura, pur in un periodo di crisi profonda come l’attuale?
Questa è la domanda che mi pongo ed alla quale non riesco attualmente a dare risposta.
E' lunedi 11 settembre 2017
Primo giorno di scuola...Si torna tra i banchi
Buon anno scolastico a tutti
Come in tutte le circostanze della vita, arriva il momento nel campo lavorativo e professionale di chiudere definitivamente una lunga pagina per aprirne un’altra che sa di avventura, ma con un bagaglio di esperienza che racchiude gioie, condivisioni e anche incomprensioni che la vita ci ha riservato. Con Lei a capo del nostro Istituto, abbiamo vissuto anni impegnativi, densi di novità e di cambiamenti, abbiamo fatto molta strada insieme cercando di portare la scuola a buoni livelli, lavorando con impegno e professionalità, collaborando sempre, discutendo molto e litigando poco.
Ricorderemo la sua capacità di “andare al dunque”, di cogliere il nocciolo delle questioni , la grande passione per la scuola, la sua onestà intellettuale e l’impegno profuso, nonché la capacità di riconoscere meriti e di assumersi tutte le responsabilità insite nel suo ruolo, superando di gran lunga i protocolli temporali.
Ogni tipo di congedo reca in sé inevitabilmente un po’ di tristezza , ma la convinzione di aver operato bene e aver raggiunto apprezzabili risultati addolcisce questo momento. Ci dispiace non poter continuare questo percorso, purtroppo il tempo non possiamo fermarlo. Oggi è di moda cantare “Comunque vada...Panta rei”...
Tutto scorre...anche gli anni che si sono dedicati al lavoro, ma si aprono nuovi orizzonti e soprattutto si diventa padroni del proprio tempo .
Siamo sicuri che non sentirà il disperato bisogno di guardare l’orologio per arrivare in tempo al Collegio o ad una riunione del Consiglio di classe ; non si attarderà fino a notte fonda nella lettura gradevole e rilassante di un PTOF, di un Piano di Miglioramento, di un Regolamento;
sicuramente non le mancherà il sonno al pensiero della scadenza di quel Progetto o di quel PON; senz’altro rinuncerà volentieri ad un viaggio a Lecce all’Ufficio scolastico per risolvere beghe o per l’ennesimo aggiornamento; i suoi viaggi d’ora in poi avranno altre mete.
Siamo certi, però, che dovrà fare i conti con la nostalgia per le relazioni instaurate e i rapporti che ha costruito. Ha visto generazioni di bambini e ragazzi crescere, cambiare di ciclo in ciclo, e maturare le loro richieste, i loro bisogni, il loro mondo. Le loro vite, soprattutto dei più deboli e disagiati, sono state in qualche modo anche sue. Ha dimostrato di avere realmente a cuore il bene dei giovani, il loro successo formativo e il loro futuro, indirizzandoli al rispetto delle regole e della convivenza civile.
In tutte le occasioni ha trasmesso un messaggio di ottimismo; noi tutti, docenti, personale ATA, alunni e genitori, abbiamo sentito molto spesso in questi anni la sua fatidica frase ” Bisogna essere ottimisti”. Oggi Le diciamo che siamo noi ottimisti circa la sua vita futura, l’altra parte di vita che inizia e che reclama i suoi diritti. Questo per Lei è solo un punto di passaggio verso nuovi orizzonti e nuovi interessi da coltivare; verso nuove esperienze costellate di gioie e di maggiore serenità. Non dimentichi di portare sempre con sé i tanti volti dei suoi studenti, dei suoi docenti e del personale non docente e di restare nel cuore una donna innamorata della scuola.
Da tutto il personale docente e non docente dell’Istituto Comprensivo “Tricase Via Apulia”
un sentito GRAZIE.
di Nunzio Dell'Abate La mancanza di riprese audio-video delle prime sedute di Consiglio Comunale, tenutesi tra l’altro a prima mattina di giorno feriale, ha provocato più di qualche malumore in Città. Negli anni scorsi la visione anche in differita dei Consigli Comunali, attraverso un apposito link sul sito istituzionale, ha favorito l’interesse e la partecipazione dei cittadini, soprattutto di quelli fuori sede.
In questi giorni, l’Amministrazione provvidamente è corsa ai ripari e quanto prima il servizio streaming verrà regolamentato e ripristinato. Da subito abbiamo sollevato il nostro disappunto verso l’oscuramento dei Consigli ed anzi abbiamo proposto che anche le sedute delle Commissioni Consiliari, per legge pubbliche, siano diffuse in streaming.
Tale apertura sarebbe salutare per il coinvolgimento del cittadino che toccherebbe con mano la genesi delle proposte di delibera che approdano in Consiglio. Ricordiamo che le Commissioni Consiliari “ concorrono alle funzioni di indirizzo e di controllo politico-amministrativo ”; sono dunque il luogo deputato a
studiare, confrontarsi e decidere strategie e programmi di intervento. Ma sarebbe anche utile ai fini del giudizio sull’operato di ogni singolo Consigliere Comunale. Il cittadino “vedrebbe ed ascolterebbe”, a suo tempo e comodamente da casa, chi ed in che misura effettivamente lavora per il bene comune. Infine, premesso che i soldi impiegati per avvicinare il cittadino alla “res publica” sono sempre utilmente spesi, oggigiorno gli innovativi mezzi informatici consentono con costi esigui di avereun buon servizio streaming.
Insomma, nulla osta a che Tricase sia veramente un Comune in chiaro...