di Alfredo De Giuseppe
Ora, che abbiamo deciso dall’aprile di quest’anno di eliminare la povertà, ora che abbiamo smesso di salvare i poveracci nel Mediterraneo, ora che le ONG sono diventate il nostro nemico da abbattere, che abbiamo mandato a marcire in galera Cesare Battisti, ora che il senso comune vuole giustizia e libertà un tanto al chilo, ora che potremo goderci la pensione con largo anticipo, ora che faremo vedere all’Europa quanto siamo tosti, ora è arrivato il momento di pensare alle cose serie. E’ vero, c’è pure il congresso del PD, fissato esattamente un anno dopo la super sconfitta elettorale, ma questo non fa neanche notizia. E c’è pure il nostro Emiliano che cambia idea su ogni cosa, ma questo è connaturato all’uomo e quindi non attuale. Le cose serie, dicevamo.
Ci sono problemi al Sud che sembrano ormai endemici. Disoccupazione, spopolamento, infrastrutture inefficienti, corruzione e difficoltà nel reperire una classe dirigente adeguata a tali complessità. Ma ormai nessuno pare occuparsene e preoccuparsene. Senza andare troppo lontano, dal dopoguerra fino alla fine degli anni ’60, il Sud sembrava recuperare la forbice che lo differenziava dal Nord. Poi, lentamente, anno dopo anno, le differenze economiche e sociali sono tornate ad ampliarsi. Sarà una coincidenza ma la difficoltà storica è sembrata più evidente con la nascita e il rafforzamento delle Regioni.
Intanto che il mondo andava avanti, noi stavamo progettando di ridare il governo delle nostre contrade ai vecchi potentati, a far gestire la modernità con i soliti metodi clientelari e mafiosi che stavano per essere debellati. Abbiamo ridato potere a chi doveva essere isolato da un governo centrale efficiente. Guerre politiche in ogni quartiere, di potere per il potere, per i soldi, per un posto, quasi mai per programmare il futuro e avere una visione più globale. Del resto da sempre il popolo affronta i propri problemi senza approfondirli e senza il buon senso che dovrebbe derivare dalle sconfitte.
Quando l’Albania nel 1991 si liberò dal cacchio soffocante del regime di Henver Hoxa, pensai subito che quella poteva essere una bella opportunità per il Sud, per il Salento soprattutto. Potevamo fare un bel porto con un collegamento costante di merci e persone, potevamo investire in infrastrutture comuni, potevamo avere una nazione in crescita che ci vedeva (ci adorava) come partner privilegiato.
Una strada vicina per tutto l’est. Risultato: dopo quasi trent’anni, la Germania ha effettuato in Albania i più grandi investimenti in termini strutturali (aeroporti e strade), turistici e industriali, mentre noi continuiamo ad aprire qualche pizzeria. La Grecia, il Montenegro, ma anche la Turchia, la Tunisia, l’Egitto, dovevano diventare i nostri migliori supporter e invece siamo arrivati a viverli solo come nemici. Nonostante il mare nostrum del tempo dell’Impero Romano e nonostante la facilità attuale di collegarsi. Dovevano essere per noi come la Svizzera, la Francia, l’Austria lo sono per la Lombardia e il Veneto e invece abbiamo deciso di inseguire nuovamente il sogno della razza ariana.
Uno strabismo storico e colossale che invece di portare nuova linfa economica e culturale, ci condurrà a litigare in continuazione sui saldi di bilancio, che saranno sempre più difficili da portare in equilibrio. Per il semplice fatto che siamo avvitati su noi stessi e le soluzioni semplicistiche non fanno che peggiorare la situazione. Perché ora si è aggiunto Internet, la vita digitale, il commercio si sposta ogni giorno di più verso il web, il futuro sta per scorrere su strade inesplorate. E gli esploratori sembra che viaggino tutti lontano da questo Sud, destinato a luogo di villeggiatura estiva.
Ora che siamo in mezzo alla tempesta, che viviamo tempi di indecisione, lasciamo che concetti di democrazia vengano sabotati, che sintomi di umanità vengano derisi, che la propaganda a mezzo web diventi il nostro vero governo. Ora sarebbe il momento di difendere il sogno di un’Europa illuminista, di opporsi al trumpismo di tutto il mondo, di pensare ai Sud ridistribuendo le energie e le risorse, preservando l’ambiente, inventando nuovi modelli di consumi. Ora è davvero difficile, anche solo pensarlo.
di Giuseppe R. Panico
Il recente disastroso evento atmosferico che ha colpito la nostra costa ha messo in luce, ancora una volta, l’ insicurezza viaria di Marina Serra. Un problema non certo recente ma di cui si prende atto solo in caso di eventi che richiamano migliaia di persone o di impedimenti lungo l’unica stretta tortuosa strada, che dalla litoranea porta al lungomare.
Manca una alternativa anche ai mezzi di soccorso e, per una marina quasi ferma agli albori della civiltà delle auto e della balneazione aristocratica, racchiusa fra mare, promontorio del Calino, canale del Rio e scoscesi declivi e mummificata dalla politica, il rischio non può che aumentare. Particolarmente nel periodo estivo, quando l’afflusso di vacanzieri, richiamati anche dalla ben nota piscina, porta problemi di traffico e parcheggio.
Saprà il PUG in itinere dare maggiore sviluppo e sicurezza costiera a noi tutti e al nostro turismo? O verrà anche condizionato dalla bulimia burocratica che prevede ben 34 (trentaquattro!!) organismi competenti in materia ambientale? (Dal sito del Comune). Vorranno tutti dire la loro? In Europa, siamo già nella vergognosa penultima posizione (peggio di noi la Grecia) come efficienza istituzionale. Sono passati molti decenni da quando il senso dello sviluppo e del progresso portava a scelte opportune e razionali.
Prevale ora la politica del “poi vedremo” che tanto promette e poco mantiene e che giustifica la propria inerzia o imprevidenza anche con motivi ecologici o ambientali. Dell’ambiente, oltre che fauna e flora, ne siamo parte anche noi, col diritto a fruire di sviluppo e sicurezza adeguata ai nostri tempi e non più a quando al mare o in villa ci andavano poche auto con “vip” in vacanza o poche nostre “girls” in “suttaneddi”.
Per la “salvaguardia” del mare e della costa si è ora contrari a quasi tutto. Alle trivelle oltre l’orizzonte, alla TAP, ai progetti di Briatore, agli impianti di gassificazione etc. E se nel mondo per rilanciare l’economia del mare, si raddoppia il Canale di Suez e quello di Panama, si aprono nuove rotte fra i ghiacci e si attivano le “vie della seta” e tante ricerche, noi poniamo veti anche per tappare qualche buca sugli scogli o scavare qualche misero scalino per scendere meglio in acqua. Dimentichiamo che il pur carente sviluppo turistico, di cui oggi godiamo, è dovuto agli scavi fatti dai nostri avi, cavando “piezzi” e pietrame proprio sulla costa per costruire torri costiere, porticcioli, bagnarole, piscina etc.
Il PUG dovrebbe essere consegnato entro la notte del prossimo capodanno, fra i consueti brindisi, tappi e tronetti e poi, se non cestinato, forse approvato e poi realizzato. Ma economia permettendo perché l’Italia è di nuovo in recessione e dunque con nuovi freni ad investire. Ancora più senza una cittadinanza più attiva e coesa ove i “Liberi e Forti”, come scriveva, oltre un secolo fa, Don Luigi Sturzo, sappiano farsi protagonisti del futuro e non solo canuti attori e cantori del passato. Senza sviluppo e adeguati servizi non si creano nuove imprese, unica vera fonte di lavoro, rimanendo così solo Deboli e Sottomessi al solo reddito di Stato.
A Marina Serra, ove la nautica è stata preclusa ad un porticciolo mai manutenuto, mai dragato, mai adeguatamente gestito, mai ammodernato, oltre a realizzare la nota piscina, si progettava anche un parcheggio a mezza costa fra gli ulivi per centinaia di auto, con un secondo collegamento viario alla litoranea. Serviva ad evitare la “trappola” al già allora crescente numero di automezzi e frequentatori.
Avanzava il reale “sviluppo sostenibile” fatto oggi solo di veti e parole. Poi arrivarono le idee mummificanti e la “trappola” lì è rimasta. Passato è il “trombone d’aria”, gli alberi da ripiantare la politica non ce li regala; un prestito agevolato per le attività imprenditoriali nemmeno e dopo quasi due mesi i cavi ed i pali della Telecom sono ancora lì, stesi nell’erba. Meno male che la litoranea Serra-Rio è stata anche liberata dagli incolti oleandri ed ora è più sicura e panoramica.
Potrebbe diventare un alto lungomare che, spaziando da Otranto all’Albania e alla Grecia, congiunge meglio le nostre due marine. Già detto sul Volantino, ma a volte, per dare una smossa alla politica o cambiare mentalità, servono le rivoluzioni e in Italia non ne abbiamo mai avute. Chissà se almeno quella del “tornado”, oltre a rivoltarci case e campagne, porterà i nostri “Liberi e Forti” a qualche valida smossa o ad esprimersi e dibattere.
Ma prima che il paesano “spread” economico, che è anche civico e culturale, ci confini in una trappola che i nostri giovani evitano emigrando. Lo “spread” che noi siamo, non li induce a tornare e portare esperienza, o investire in paese o in costa i loro risparmi.
A volte nemmeno per le vacanze o a portarsi dietro amici e turisti.
NON CI DIMENTICHIAMO…
di Nunzio Dell'Abate
Nelle marine di Tricase aleggia un silenzio assordante.
Alla frenesia e rassicurazioni dei giorni immediatamente successivi al tornado, sembra aver preso il posto un sentimento di sconforto ed abbandono.
Eppure tanti effetti del devastante uragano sono ancora lì, con incresciosi risvolti sul piano ambientale e di immagine, non lasciando presagire nulla di buono in vista della stagione estiva: alberi, pali della pubblica illuminazione e segnali stradali divelti; muretti di recinzione abbattuti; un immenso deposito di materiale ligneo e scarti vari di fronte al piazzale della Rotonda che desta preoccupazione per il rischio di incendi e di cattivi odori, a causa della lenta macerazione del legno, e per il pessimo colpo d’occhio; diverse colonne di fumo che in modo un po' tetro si levano al cielo, segno dei tanti focolari cui si ricorre, talvolta in modo improvvido, per smaltire i materiali di risulta.
Ma ciò che ferisce di più è lo smarrimento, per non dire rassegnazione, dei tanti cittadini e titolari di attività commerciali colpiti dall’evento calamitoso.
Per questa ragione chiediamo al Sindaco di indire a stretto giro un incontro pubblico o meglio ancora un Consiglio Comunale aperto in modo da relazionare la comunità sullo stato dell’arte: cosa si è fatto e cosa si farà, tempi, modalità e costi; a che punto è il procedimento per la dichiarazione dello stato di calamità naturale; quali e quante risorse economiche sono state stanziate.
Non vorrei che a caldo nei primi giorni si siano generate eccessive aspettative.
Ricordiamo che il Sindaco ha richiesto a tutti i danneggiati una perizia corredata di idonea documentazione fotografica, di cui gli stessi hanno anticipato il costo.
Occorre trovare subito prime forme di ristoro, anche sotto forma di riduzione dei tributi comunali o di incentivi. La redazione dell’imminente bilancio di previsione annuale del Comune deve essere incentrato sul recupero e ricostruzione delle marine.
Guai se non fosse così. Non bisogna abbandonare nessuno, serve vicinanza e conforto più di quanto offerto nell’immediatezza dell’evento.
L’Amministrazione batta un colpo e tutti facciano la loro parte nel segno di quel senso di comunità solidale che ci deve contraddistinguere sempre.
Giovedì 24 gennaio, a partire dalle 18,00 circa, saranno consegnati i Premi Figilo 2019
“Premio Figilo per la storicità del foglio informativo settimanale cittadino di Tricase"
Alessandro Distante, direttore editoriale Il Volantino di Tricase
Terza edizione di “FIGiLo”, Festival dell’Informazione Giornalistica Locale dal 23 al 26 gennaio 2019 al Bellavista Club di Gallipoli organizzato da Caroli Hotels, da Piazzasalento, giornale diretto da Fernando D’Aprile e dal Gal Terra d’Arneo con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia, della Provincia di Lecce, del Comune di Gallipoli, dell’Associazione Nazionale Stampa Online (Anso) e dell’Associazione Nazionale Giornalismo Costruttivo.
In un settore editoriale in crisi, l’informazione locale apre nuovi possibili panorami, in cui intrecciare una professione sempre più complessa e articolata con i nuovi strumenti della comunicazione, come il citizen journalism e i social media. Mai come oggi c’è bisogno di giornalisti e giornalismo, interlocutori e intermediatori sempre più preparati e raffinati in mezzo ad una rivoluzione che dura da una decina di anni ed ancora non si è assestata. Una rivoluzione che combatte e si adatta ogni giorno con la forza ridondante del web e dei social tra fake news, hate speeches, blog e viralità.
Di questo e altri temi, punta ad occuparsi Figilo, un momento di incontro, confronto e crescita dedicato ai giornalisti, agli operatori della comunicazione e agli studenti. Obiettivi da raggiungere attraverso quattro giornate di incontri e dibattiti con noti direttori e giornalisti delle principali testate locali e non, docenti universitari e responsabili della comunicazione istituzionale, presentazioni di libri, che riuniscono il mondo del giornalismo, dei media e della comunicazione, anche con ironia ed autoironia, e momenti di riflessione e discussione.
L’evento si arricchisce di sei incontri formativi accreditati presso l’Ordine dei Giornalisti che saranno tenuti da giornalisti, magistrati, docenti universitari ed esperti della comunicazione.
Figilo ospiteràla mattina del 23 gennaio, nel ristorante panoramico del Bellavista Club Caroli Hotels, la VI edizione di “Penne al Dente, giornalisti chef per un giorno”, il concorso enogastronomico organizzato da Coldiretti Lecce.
Da segnalare gli interventi del presidente dell’Ordine dei Giornalisti Nazionale Carlo Verna e del presidente dell’Ordine dei Giornalisti Puglia Piero Ricci, del direttore di Tuttosport Xavier Jacobelli, dei docenti universitari Ruben Razzante, Stefano Cristante (che parlerà di comunicazione insieme a Nandu Popu dei Sud Sound System) e Luigi Spedicato, del magistrato Roberto Tanisi, del direttore del Tg Norba Vincenzo Magistà e della dirigente del Dipartimento del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni “Puglia” Ida Tammaccaro. Confermata anche la presenza di Lercio.it
Uno dei momenti caratterizzanti l’edizione 2019 è il Forum sul tema: “Locale e iperlocale, l’informazione nell’era digitale si apre a nuovi spazi. Esperienze a confronto” con la partecipazione di Emilio Faivre, direttore di Lecceprima.it, Marco Giovannelli, direttore di Varesenewspresidente Anso, Vincenzo Cifarelli, editore Livenetwork.it e Annagrazia Angolano, direttore responsabile di Canale 85 e Antenna Sud.
Non mancheranno gli incontri su temi di cronaca e attualità.
Mercoledì 23 gennaio dalle 16,00 ci si occuperà invece della ricostruzione (con i famigliari, i legali e i consulenti scientifici) e degli ultimi sviluppi sul giallo relativo alla morte di Ivan Ciullo, in arte Ivan Navi, il deejay di Acquarica del Capo trovato morto impiccato a 34 anni; saranno presenti i genitori e, tra gli altri, l’avvocato Valter Biscotti.
Giovedì 24 gennaio, a partire dalle 18,00 circa, saranno consegnati i Premi Figilo 2019 a sette giornalisti: Xavier Jacobelli, direttore di Tuttosport; Elio Donno, autore massimario Ordine Nazionale Giornalisti; Danilo Lupo, giornalista LA7; Gianfranco Lattante, caporedattore redazione Lecce “La Gazzetta del Mezzogiorno”; Renato Moro, caporedattore Nuovo Quotidiano di Puglia; Alessandro Barbano, giornalista già direttore de Il Mattino; Alessandro Distante, direttore editoriale Il Volantino di Tricase.
Venerdì 25 gennaio alle 16,30 si terrà un confronto, molto atteso, sul tema:
“Caso di studio: la questione Tap e le divisioni dentro e fuori la comunità” con la presenza dei rappresentanti della multinazionale Trans Adriatic Pipeline e i giornalisti Francesco Gioffredi, Tiziana Colluto e Luigi Russo (modera Antonio Gnoni, giornalista Rai). A seguire, rapido focus, ad un anno di stanza, sul giallo di Roberta Martucci con gli interventi delle criminologhe Roberta Bruzzone (collegata in videoconferenza) e Isabel Martina, l’avvocato Fabrizio Ferilli e la sorella della giovane scomparsa nel 1999 da Ugento, Lorella.
Venerdì’ 25, infine, prima visione del docufilm “DigitaLIfe” prodotto da Varese web e Rai Cinema con la presenza di Marco Giovannelli, direttore di Varesenews.
In occasione della “Giornata della Memoria 2019” le sale del Palazzo dei Principi
Gallone a Tricase ospitano la mostra “Racconti di Memoria. Storie di Accoglienza da una Terra di Frontiera”.
Sarà possibile visitare l’esposizione dal 24 gennaio, giorno dell’inaugurazione alle ore 17.30, fino al 7 aprile 2019.
La mostra, organizzata e curata dalle associazioni The Monuments People e Meditinere Servizi Turistici, propone un percorso che, partendo dall’accoglienza
data ai profughi ebrei nel secondo dopoguerra, racconta più in generale storie di accoglienza in Italia e nel Salento fino ai giorni nostri. Obiettivo principale è di attingere alla Memoria storica del nostro territorio (luoghi, persone, testimonianze materiali e immateriali) per raccontare come in diversi periodi e contesti storico-sociali è stata affrontata a livello nazionale e locale la tematica dell’Accoglienza.
Il percorso espositivo è articolato in due sezioni: la prima si colloca a cavallo e dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale quando la necessità di trovare una collocazione a milioni di persone scampate alla persecuzione nazi-fascista portò all’istituzione in tutta Europa di Campi di Transito e di Accoglienza in cui i profughi potessero “sostare” prima di intraprendere il viaggio verso una nuova patria dove iniziare nuovamente a vivere.
La seconda sezione analizza i flussi migratori che dall’Albania negli anni ‘90 e in anni ancora più recenti dal Nord Africa hanno coinvolto il territorio nazionale, e in particolare il Salento, meta di passaggio e di prima accoglienza dei profughi.Il percorso si conclude con due casi esemplari, riconosciuti a livello internazionale ed estremamente attuali, quello di Lampedusa e quello di Riace.
È possibile sia per singoli che per scolaresche visitare la mostra con l’accompagnamento di una guida turistica con abilitazione regionale, facente parte dello staff delle associazioni The Monuments People e Meditinere Servizi Turistici.
La mia colonna
di Alfredo De Giuseppe
Esiste un hotel a Tricase il cui sito così informa la propria clientela: “il centro San Basilio, dell'I.D.S.C. della Diocesi di Ugento, si rivolge soprattutto ai gruppi parrocchiali o movimenti cattolici che possono scegliere fra le varie tipologie di camere e servizi, sale di ritrovo, TV, ascensore, ampio parcheggio, campo di calcetto, cappella, ed assistenza religiosa e sanitaria”.
E ancora su Booking: “Fiancheggiato da terreni agricoli, questo ostello in stile minimalista dista 4 minuti a piedi dalla fermata dell'autobus più vicina e 11 minuti a piedi dalla spiaggia e dalla piscina naturale di Marina Serra. Le camere essenziali hanno arredi in legno e bagno interno. Sono disponibili anche delle camerate con letti a castello. Sono disponibili i pasti. La struttura comprende sale riunioni, piscina scoperta, campo da calcio, cappella e parcheggio.”
Si tratta di quella discutibile costruzione che si trova sulla strada fra la Serra e Tricase, quel pugno che ti arriva nell’occhio se la guardi dall’alto del Kalino, ma anche dal basso e di lato. Una di quelle cose che non si sarebbero mai dovute costruire se non grazie ad una legge regionale (la n. 3 del 1998) che rimase in vigore solo pochi mesi. Era l’anno 1998 e grazie a quella Legge, il Comune di Tricase, Amministrazione Ecclesia, concesse prontamente l’Autorizzazione a costruire un Albergo con tutte le relative pertinenze nel bel mezzo della campagna e senza che venisse adottato alcuno strumento urbanistico.
Non contesto qui la legittimità di quella concessione, né fare riferimento al solito PUG, ma voglio osservare oggi la situazione di fatto. Casa San Basilio viene aperta in effetti solo nei mesi di luglio e agosto e viene frequentata per lo più da comitive di sacerdoti in pensione o di giovani seminaristi. Non risulta da nessun organo informativo che durante quei mesi si faccia qualche attività integrata con la cittadina di Tricase né che vi siano altre iniziative culturali, musicali, artistiche, degne di note. Alla fine è diventato un semplice luogo per pernottare poche settimane, come un qualsiasi B&B che apre solo in estate, anche se in definitiva è l’hotel più grande del territorio con i circa 80 posti letto e con i suoi 1.500 mq coperti su un terreno complessivo di circa 3,5 ettari.
Quel manufatto, pur essendo stato realizzato perché opera di interesse pubblico, viene vissuto dalla popolazione di Tricase come un fantasma che nulla aggiunge alla vita cittadina. Non è stato mai vissuto da alcuno come momento aggregativo, fosse pure una festa in maschera a Carnevale, un dibattito sulle rose rampicanti o sui cavallucci marini. Nessuno ricorda un evento pubblico, una recita, una proiezione di un film, o una festa di matrimonio. Neanche il tornado del 25 novembre ha voluto toccarlo, non l’ha riconosciuto come tangibile di una carezza.
Niente di niente: solo una brutta struttura che ormai passa inosservata, come cosa inutile poggiata su un territorio fragile che avrebbe meritato ben altra progettazione su tutta la strada che dal centro porta ad una delle marine più belle del Salento. Ma la domanda più importante e sostanziale rispetto all’uso della struttura stessa: non potrebbe diventare un’importante struttura a disposizione di famiglie bisognose, comprese quelle dei migranti? Non sarebbe un modo per rivalutare un progetto inutile e sbagliato a favore delle fasce più disagiate?
Non sarebbe bello farne un centro di integrazione per i tanti giovani che arrivano in Italia e non trovano più solidarietà e neanche un minimo di umanità? Non sarebbe l’unico modo per riscattare l’impatto sull’ambiente a suo tempo compiuto? Non è quello che afferma ogni giorno papa Francesco e che faceva nella pratica il tanto citato don Tonino?
E’ arrivato il momento che Casa San Basilio diventi una casa aperta. La Diocesi non ha certo difficoltà a renderla operativa, viste le tante Associazioni, anche di Tricase interessanti e benemerite.
Un bene come quello, seppur brutto e discutibile va vissuto dalla comunità, va considerato ormai un plus per tutti, non solo una muraglia che deturpa la bella piana di Tricase,in antichità denominata Palane.
di Marina Zocco
Grande emozione ha suscitato Domenica 13 gennaio la inaugurazione dell’antico organo restaurato presso la Parrocchia della Natività.
La cerimonia, con il concerto inaugurale, è stata fatta coincidere con il 40° anniversario della “presa di servizio” di don Tonino Bello come parroco della Parrocchia Matrice. E’ stato l’avverarsi di un sogno: il restauro dell’antico organo era, infatti, tra i più grandi desideri di don Tonino quando era parroco a Tricase (1979-‘82).
Così ricorda il maestro Francesco Scarcella: “Ero ancora studente di organo quando ne parlammo con don Tonino: ne fu così entusiasta che subito ci ritrovammo, questa volta insieme al maestro Luigi Celeghin, docente di Organo al Conservatorio “S. Cecilia” di Roma con cui studiavo in quegli anni”.
Ed è stato proprio il maestro Scarcella, Consulente organologico e Ispettore onorario del MiBAC oltre che noto organista salentino, a promuovere insieme al parroco don Flavio Ferraro il processo di restauro. E i ricordi di Scarcella proseguono: “Convenimmo di far costruire un nuovo organo a canne da posizionare dietro l’altare maggiore – contratto firmato da don Tonino e in mio possesso e, di pari passo, di far restaurare quello antico”.
Ed oggi, dopo 40 anni, l’organo torna a risuonare nella chiesa, grazie all’impegno di don Flavio, del contributo dell’8 x Mille della CEI e alla generosità dei fedeli, dopo un restauro di tre anni, magistralmente curato dall’organaro Paolo Tollari da Mirandola Modenese per la parte fonica e da Dea soc. coop. a.r.l. di Lecce per il recupero cromatico e ligneo della cassa e della cantoria.
LA STORIA DELL’ORGANO E LA SERATA DI INAUGURAZIONE
Si tratta del più grande organo che Vincenzo De Micheli costruì nel 1860 riutilizzando 40 canne di un precedente organo settecentesco.
Il De Micheli si rivela un grande organaro, dalle caratteristiche costruttive eccellenti: come evidenziato dal maestro organaro Tollari, si rileva l’ottima qualità dei materiali utilizzati per costruire lo strumento, la precisione centesimale dei lavori di falegnameria e il senso architettonico dell’intera opera espresso nella linea classica delle sue proporzioni. Un ringraziamento al dott. Sergio De Blasi e a Ginarocco Maggio per la meticolosa ricerca archivistica e bibliografica portata avanti durante il processo di recupero dell’organo.
Il ripristino di un organo, frutto di un processo lungo e complesso, che richiede una grande fucina di risorse umane e materiali, è testimonianza di un background ricco e variegato, oggi come allora: organari, organisti, pittori, cantori, strumentisti, compositori e ancora assemblee festose e canti di chiesa, per citare don Tonino, tutti siamo chiamati a godere di tale ricchezza.
Il programma musicale del 13 gennaio ne ha dato un vivo assaggio: il direttore artistico Francesco Scarcella ha voluto inserire sia autori coevi allo strumento o ad esso prossimi nella loro estetica sonora sia più antiche e più nuove sonorità. Nell’ambito degli autori coevi, il celebre operista ottocentesco Donizetti, il pugliese Mercadante e l’eterno Mozart. Degna di nota è la Pastorale tricasina che è tornata a risuonare sullo stesso organo dove molto probabilmente fu composta da un anonimo musicista locale e dedicata "Al M[olto] Reverendo Cavaliere D. Vincenzo Sacerd[ot]e Ingletti per affezione ed amicizia", databile tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del 900, gentilmente donata da S. De Blasi. Significativa è stata la partecipazione del Coro parrocchiale “San Vito Martire” diretto da Tiziana Marra che ha eseguito una dolcissima ninna nanna ottocentesca di scuola napoletana.
Accostando all’organo la voce del soprano leccese Maria Cristina Fina, il violino di Ivo Mattioli e la tromba di Emilio Mazzotta, si sono fatte rivivere le antiche sonorità del francese M.A. Charpentier e dell’inglese J. Clarke, come anche le nuove sonorità del brano s’accese una lampara, scritto da me per l'occasione, sulle parole di “Preghiera sul molo” di don Tonino Bello affidate alla voce recitante di Pasquale Santoro.
All’evento hanno partecipato Sua Eccellenza Mons. Vito Angiuli Vescovo della nostra Diocesi,
don Gianluigi Marzo Direttore Ufficio Diocesano Beni Culturali, Maria Piccarreta Soprintendente Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Brindisi Lecce e Taranto, Paolo Tollari e Damiana Cianci Restauratori di Beni Culturali.
Passione , Sfida , Vittoria. Lo sport è donna!
Organizzata dal Tricase Rugby domenica pomeriggio 13 Gennaio nelle Scuderie di Palazzo Gallone, si è svolta con grande successo la manifestazione sullo sport e le donne.
L’omaggio allo sport declinato al femminile è stata la prima tappa degli eventi collaterali a quello di rilievo internazionale di Sabato 9 Febbraio alle 20.00, data in cui lo Stadio di Via del Mare di Lecce ospiterà, per la prima volta in Puglia, l’incontro di apertura del Torneo del 6 Nazioni Femminile Italia vs Galles (I biglietti sono acquistabili su prenotazione all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o chiamando il 333.7954368 ). All’incontro di Tricase hanno partecipato numerose personalità sportive ed istituzionali, dal Presidente della Federazione Italiana Rugby Grazio Menga al sempre disponibile Assessore al turismo e allo sport Lino Peluso, in rappresentanza della intera giunta comunale.
L’incontro è stato moderato magistralmente dalla Dr.ssa Chiara Vantaggiato, dirigente dell’Istituto Salvemini di Alessano, che ha aperto la discussione presentando i molteplici aspetti della presenza femminile nello sport, la evoluzione della donna da ”semplice” presentatrice/velina a personaggi di spessore professionale quali giornaliste come Ilaria D’Amico; l’importanza della donna per evitare alcuni eccessi nelle tifoserie; la necessità di aggiornare la legge 81/91 che esclude le donne dal professionismo sportivo; per toccare infine la Carta Costituzionale che negli articoli 2 e 3 prevede la tutela dei diritti dei suoi cittadini e il pieno sviluppo della persona umana senza distinzione di genere.
Difficoltà e soddisfazioni sono state messe in evidenza dalle campionesse presenti in Sala, come Francesca Lanciano, atleta di salto triplo di Specchia, che, seppur giovanissima, conta un notevole numero di successi e record tuttora imbattuti.
Di attività sportive pioneristiche in discipline cosiddette “minori” quali il rugby femminile hanno parlato Alessandra Pastorelli, Maricielo Chirico e Annamaria Giangregorio, rispettivamente delle Bears di Capurso, del Salento Rugby e delle Bees di Bisceglie e poi l’allenatore della Salento rugby Fabio Manta reduce dal secondo posto agli Europei di beach volley disputato a Mosca lo scorso luglio.
Non meno motivata anche la rappresentativa old femminile, nella persona di Paola Solda, “contaminata” dal rugby dopo una lunga permanenza in Nordest e promotrice nell’estremo Sudest del movimento femminile old nazionale con la squadra delle Randaggie…che, a conferma e onore del nome, raccoglie giocatrici da un po' tutta Italia.
Lo sport, la fatica, l’impegno, il desiderio ardente di raggiungere una meta; tanto maggiore è la fatica, lo sforzo, tanto più importante è il sostegno dei o delle compagne…quello che il rugby, così poco conosciuto e praticato alle nostre latitudini insegna, è la bellezza del gioco di squadra, che è un investimento per la società intera.
A chiusura dell’incontro l’intervento toccante e illuminante della atleta paralimpica Grazia Turco, campionessa di handbike e di tennistavolo, che con una serenità e semplicità d’animo tanto disarmanti quanto coinvolgenti ha dimostrato come si possano ottenere risultati impensabili, con la costanza, con l’umiltà e la tenacia di campionesse nello sport e nella vita, ponendo quel valore aggiunto di gentile e grintosa femminilità.
A lei è andata la meritatissima standing ovation della sala intera pienissima di gente; il suo intervento ha fatto riflettere tutti i presenti su quanto si possa fare con forza d’animo e volontà.
Passione, Sfida, Vittoria….non a caso…. Femmine!
di Alessandro Distante
Siamo all’anno ventidue (22) e scusate se è poco. Per questo, il 24 gennaio riceveremo un Premio in occasione del Festival dell’Informazione Giornalistica Locale che si svolgerà a Gallipoli.
Avremo l’onore di essere premiati insieme a giornalisti di primissimo livello come Alessandro Barbano, già direttore de Il Mattino, Xavier Jacobelli, direttore di TuttoSport e ai Capo Redattori di Gazzetta e Quotidiano e ed altri professionisti del giornalismo.
Il Premio è merito di tutti coloro che nel corso di questi anni hanno permesso al Giornale di uscire e di dare contenuti.
Dopo questa bella notizia l’attenzione torna sui temi della Città.
Tricase è sempre più chiamata a ricucire fratture e colpi inferti al suo patrimonio e alla sua comunità.
In questo senso abbiamo apprezzato l’iniziativa presa dal Sindaco sul finire dello scorso anno su una questione che si protraeva da decenni e cioè lo stato di abbandono della Villa che sovrasta il Porto di Tricase.
A prescindere dagli esiti di un eventuale giudizio, rimane importante la “presa di posizione” del Comune.
Ma altre ferite reclamano interventi urgenti: innanzitutto l’ACAIT.
A distanza di ormai troppi anni dall’acquisto e dopo i recenti crolli, occorre ricucire quella maglia del centro della Città.
La sistemazione a parco dell’area circostante l’edificio è certamente un primo passo: mette in collegamento, e perciò ricuce, quell’area con il Parco cittadino di zona Lama e con l’edificio della Biblioteca comunale. Ma il complesso del fabbricato centrale chiede a gran voce interventi urgenti e, soprattutto, una risposta sulla sua destinazione funzionale.
Voci attendibili danno per imminente una svolta nel segno della utilizzazione della struttura quale centro di ricerca e produzione e, al contempo, sede degli uffici comunali.
Altri interventi di ricucitura riguardano il centro storico. Dopo i lavori di Piazzetta don Tonino Bello dovrebbero a breve giungere importanti notizie sul basolato con la chiusura al traffico e quindi con un circuito cittadino che colleghi piazza Pisanelli con Piazza Cappuccini attraverso il Rione Puzzu.
Un percorso interessante che, a quel punto, porterà in evidenza la necessità di un recupero del Palazzo dove nacque Giuseppe Pisanelli. Il significato e la bellezza di quel Palazzo renderanno intollerabile il permanere di un degrado che offende il ricordo dell’illustre Concittadino.
La tromba d’aria ha costretto ad interventi urgenti a Tricase Porto e Marina Serra.
Passata l’emergenza (sperando in tempi celeri per il ristoro ai danneggiati) non può che riprendere il percorso di valorizzazione delle due Marine, rafforzando le tradizioni della storia marinaresca e ricucendo il collegamento con il centro attraverso la trasformazione dell’ex macello in un laboratorio per la preparazione del pescato.
Alle iniziative del Comune e di qualche Associazione, deve affiancarsi, in quest’opera di ricucitura, l’iniziativa degli operatori privati. I tempi non sono dei migliori ma certamente sorprende leggere che i bandi per l’assegnazione delle zone dove installare stabilimenti balneari siano andati deserti.
Ma una ricucitura diventa effettiva se non riguarda solo l’urbanistica o le opere pubbliche; una ricucitura vera è quella tra i cittadini, è “sentirsi e riconoscersi come una comunità di vita”, come ha detto il Presidente Mattarella nel porgere gli auguri per il nuovo anno.
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