Il Club Lions Lecce Tito Schipa al servizio dell'informazione medica
Mercoledi' 19 dicembre p.v. presso la Sala del Trono di Palazzo Gallone in Tricase, alla presenza del sindaco dott. Carlo Chiuri e del direttore sanitario della Pia Fondazione di Culto e di Religione "Card. G. Panico", Dott. Pierangelo Errico, si dibattera' sul tema
"Alzheimer? Parkinson? No, Idrocefalo normoteso. Una demenza suscettibile di trattamento chirurgico".
L'avvio dei lavori del Dinner Symposium e' previsto per le ore 20. Ai saluti di rito, seguiranno gli interventi di eminenti esponenti di neurochirurgia ( dott. Scollato e dott. Forcato), di neuroradiologia (dott. De Blasi e dott. Spagnolo) e di neurologia (dott. Ciardo e dott.ssa Capozzo), con il contributo della fisiatra dott.ssa Del Prete. Moderera' il convegno Maddalena L. Antonaci Dell'Abate, censore e segretario del Lions Club Lecce "Tito Schipa".
Durante la serata sara' possibile visitare la mostra documentaria " La medicina a Tricase tra '800 e '900" organizzata dal Museo di Storia Patria di Tricase, diretto da Donato G. Antonaci Dell'Abate.
Il convegno permettera' di approfondire una tematica di rilevante attualita' alla luce di nuove interessanti scoperte, che aprono la strada a confortanti ipotesi di trattamento.
Per l'organizzazione della serata, il Club Lions Lecce "Tito Schipa", nella persona del presidente Avv. Donatella Cazzato.
Per informazioni 3401016589 e 3335228712
di Carlo Errico
Un conoscente mi ha chiesto cosa ne pensassi di quanto accaduto al pubblico ministero leccese arrestato.
Spiego per chi non ne fosse informato e lo faccio per sommi capi, nei limiti di quanto qui interessa. Un magistrato, svolgente funzioni di pubblico ministero presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Lecce, è stato arrestato perché, avvalendosi dei poteri derivanti dall’esercizio delle proprie funzioni, avrebbe chiesto ed ottenuto favori economicamente apprezzabili e sessuali (acquisto di una grossa barca da un privato a prezzi vantaggiosi;
battute di caccia; corsie preferenziali per controlli medici; aiuto per il superamento dell’esame di abilitazione all’esercizio della professione di avvocato per due giovani candidate; sui favori sessuali c’è poco da chiarire) in cambio di scelte di indagine e processuali tali da favorire i soggetti (o loro clienti) che quei favori gli concedevano e che erano da lui stesso indagati.
Alla domanda ho sbrigativamente risposto manifestando il senso di fastidio e dispiacere per una vicenda che, da qualunque angolo si guardi, mostra tutto il suo squallore.
Ma ora provo a dare a quell’amico una risposta più meditata.
Quanto accaduto e in corso di accertamento tocca l’immaginario collettivo in termini assoluti. Pensiamoci bene. Ci si raffigura un centro di potere incarnato in una persona fisica che si circonda di amici compiacenti e necessariamente devoti perché dipendono dalle sue scelte processuali e un giorno qualsiasi si alza e va a caccia al capriolo; poi si concede un bel giro in barca, in compagnia di belle avvocatesse molto più giovani di lui pronte a concedersi; se, data l’età, c’è qualche acciacco o prestazione non adeguata, ecco pronti i medici a visitarlo subito nei migliori centri specializzati ed una punta di Viagra, che non guasta!
Ed ho capito che dietro alla domanda del conoscente c’era tutto questo.
C’era la rabbia del cittadino onesto lavoratore quale egli è, che ha dedicato la sua vita a metter su famiglia, a sistemare i figli e a non naufragare nella sua attività di impresa e vede aprirsi uno squarcio su favori dei potenti e corsie preferenziali.
E c’era il senso di dispiacere e fastidio da parte mia perché una situazione come quella descritta, confinata nell’alveo del possibile immaginato, aveva varcato la soglia molto più concreta del probabilmente accaduto fino a prova contraria (faccio presente che quel magistrato, insieme ai suoi correi, è stato sottoposto a misura cautelare, per lui in carcere, e tale misura è per legge legata alla sussistenza di gravi indizi di colpevolezza ed al pericolo che, se lasciato libero, possa commettere altri reati, inquinare le prove o fuggire).
A questo punto cerco una strada per chiarirmi le idee.
L’accomodamento per ottenere ciò che altrimenti non si avrebbe il diritto di avere, o il facile superamento di un ostacolo sul percorso professionale, sono e continuano ad essere comportamenti che assai facilmente sconfinano nel campo dell’illecito penale: e questo deve rimanere un monito, per tutti.
Il “sistema” ha al suo interno meccanismi di autodifesa pronti ad agire: quel magistrato è stato arrestato su richiesta di un suo collega pubblico ministero e su ordinanza emessa da altro suo collega giudice per le indagini preliminari, i quali hanno valutato gli indizi emersi a suo carico.
Ci sarà un Tribunale del Riesame, composto da tre magistrati, che sicuramente verrà chiamato a vagliare la bontà di quegli indizi. Poi seguirà il processo penale.
Intanto si muoverà l’organo di autogoverno dei giudici, cioè il Consiglio Superiore della Magistratura (che sarà compulsato su sollecitazione di altri magistrati), il quale deciderà se sospendere dalle funzioni giudiziarie quel pubblico ministero e se rimuoverlo dalla carica per avere abusato dei suoi poteri.
E ci sono le conseguenze per gli altri coinvolti, evidentemente intuibili in termini di processo penale da subire, eventuale condanna, ricaduta in termini di immagine personale e professionale.
Su queste consapevolezze poggio le ultime considerazioni.
Il codice penale contiene un intero titolo dedicato ai delitti contro l’amministrazione della giustizia: ben tre capitoli per un totale di circa trenta articoli tutti dedicati ad ogni profilo attraverso il quale può risultare compromessa la funzione giudiziaria dalla sua formazione al suo svolgimento e fino alla sua esecuzione.
Reati che possono essere commessi da pubblici ufficiali e da privati.
Si, perché si intralcia la giustizia anche rendendo una falsa testimonianza o favorendo taluno ad assicurarsi il prodotto, il profitto o il prezzo di un reato. E poi vanno aggiunti tutti gli articoli che puniscono i pubblici ufficiali (e il magistrato lo è) che abusano del potere che gli deriva dalla funzione svolta per tornaconto proprio o altrui.
L’ordinamento ha, dunque, da sempre necessità di prevedere e reprimere con pene i comportamenti che minacciano e mettono in crisi il funzionamento corretto e imparziale della macchina giudiziaria.
Quella macchina che ogni giorno in Italia viene messa in movimento da un esercito di oltre novecento magistrati ed un ancor più cospicuo numero di operatori (cancellieri, avvocati, ecc.) che svolgono onestamente il proprio lavoro e non si sognano neppure di abusare del loro potere. Quella macchina che prevede al suo interno strumenti per far capire che qualcosa non va: una spia rossa accesa sul cruscotto che impone di aprire il motore, trovare il guasto e rimuoverlo.
E se tutto ciò è previsto significa che quei comportamenti illegali non sono la regola, che non tutto funziona per favori e raccomandazioni, che la strada del delinquere, anche con il colletto bianco (o con la pettorina sotto la toga), non è quella giusta da seguire perché può portare e compromettere in maniera irreversibile le proprie scelte di vita.
Perché non è la regola uccidere, rubare, violentare e se qualcuno, purtroppo, lo fa non significa che tutti uccidono, rubano o violentano. Perché le corsie preferenziali hanno una funzione fondamentale solo per garantire il soccorso o la prevenzione e per assicurare di arrivare anche a chi è in ritardo non per sua colpa.
E perché quanto accaduto sia un monito, come solo può essere in questo momento di verità non ancora processualmente accertata, per scelte di legalità che esse sole premiano e rasserenano.
di Alessandro Distante
La vicenda della strada statale 275 ha assunto, come era prevedibile, una assoluta centralità che va molto al di là della sola problematica del collegamento del Nord Salento con il Sud Salento, ma involge e stravolge equilibri di tutto il Capo di Leuca e lo stesso assetto politico-amministrativo tricasino.
Tutto nasce dal fatto, oggettivo, che il territorio di Tricase è quello più inciso dal progetto viario, sia che la strada venga realizzata con passaggio ad Est che con passaggio ad Ovest e, al contempo, dal fatto che l’attraversamento del territorio tricasino costituisce condizione imprescindibile per realizzare un’opera qualificata come strategica dall’ordinamento nazionale e ritenuta indispensabile dai Comuni posti a Sud di Tricase.
Prima questione: il passaggio ad Est o ad Ovest sta assumendo una forza divisiva ed è addirittura motivo di conflittualità tra Tricase ed i Comuni del Capo di Leuca, conflittualità causata anche dalla discutibile indicazione di rimettere ad un singolo Ente Locale una decisione che, partecipata e condivisa, necessita di luoghi di confronto e mediazione estesi all’intera Area e che non può vedere la Regione e lo Stato esentati dalla assunzione di responsabilità nella scelta.
Tricase viene accusata di perdere e far perdere tempo; di orientarsi per una soluzione, quella del passaggio ad Est, che appare agli altri tecnicamente di difficile realizzazione e molto più costosa con il rischio di pregiudicare la realizzazione della strada fino a Leuca con grave danno, a detta degli altri Comuni, dei loro interessi.
Seconda questione: la divisione e la conflittualità sembra ora spostarsi all’interno dello stesso Consiglio Comunale di Tricase, a leggere la dura presa di posizione del Presidente del Consiglio Dario Martina che non si limita a difendere il suo ruolo ma entra, senza alcuna riserva, nel merito della questione prendendo le distanze da una posizione dei Gruppi consiliari che, se non unanime, è maggioritaria.
Tutto ciò apre due scenari cruciali nel futuro ma anche nell’immediato.
Il primo scenario: riemerge la fondamentale domanda alla quale Tricase non può non dare una risposta e cioè se la Città sia capace di assumere il ruolo di Faro/Guida di un’Area che viene definita come Capo di Leuca. Per ogni obiettivo, ovviamente, c’è un prezzo da pagare o, per dirla in altri termini, ogni autorevolezza si conquista assumendo condotte che si fanno carico dell’intera e complessa problematica contemperando e mediando tra vari interessi, in questo caso, estesi ad un’intera Area.
E’ il caso che Tricase, se ancora in tempo, assuma un ruolo trainante nella soluzione della questione, non relegandosi ad un ruolo marginale e ad una funzione oppositiva e di chiusura, perché la “tricasinità” non diventi motivo di isolamento; se è vero che a Tricase decidono i tricasini, è altrettanto vero che i tricasini non possono decidere per gli altri e tanto meno per quei Comuni che, da un blocco della 275 alle porte di Tricase, si vedrebbero ulteriormente pregiudicati.
Il secondo scenario: Tricase deve assumere, per essere forte e decisiva, una posizione unitaria al suo interno, una posizione che responsabilmente si faccia carico di tutte le esigenze interne e di Area; solo così la proposta potrà avere una capacità contrattuale per chi sarà chiamato a valutarla. Se dovesse nascere una crisi politico-amministrativa gli effetti sarebbero su tutti i fronti, esponendo la Città al rischio di una eterodirezione, quanto meno per vuoto politico.
Il rischio è che la strada, invece che svolgere la funzione sua propria di collegamento e di avvicinamento, diventi esattamente l’opposto e cioè causa di divisioni all’esterno e all’interno, così segnando la crisi di Tricase.
Occorre un supplemento di politica, di quella capace di confronti aperti e responsabili, in controtendenza con la mal celata idea che il tempo (o il non fare) sia la migliore medicina.
E tuttavia quanto sta accadendo involge responsabilità anche regionali e statali non essendo possibile che una scelta su un’opera statale finanziata dalla Regione veda i due titolari dell’opera rimettersi alle determinazioni di un Comune, come, anche in pubblici incontri, è stato fatto credere.
Presa di posizione, dopo l’incontro in Comune di giovedì (13 dicembre),il capogruppo Peluso e Mario Turco assessore alle politiche del lavoro, valorizzazione e salvaguardia dell'ambiente, sono stati gli unici delle due commissioni sulla 275 che hanno scelto la ovest.
"In riferimento al tema tanto discusso sul progetto “secondo lotto SS 275”, in qualità di capogruppo, sento la necessità di esporre il mio pensiero, dell’Assessore Mario Turco e della maggior parte della lista civica Tricase Punto e a Capo, che rappresento.
di Nunzio Dell’Abate
E’ vero tutto passa, anche gli scuolabus comunali.
In vendita il parco pulmini al miglior offerente, così ha deciso la Giunta Comunale.
Se da una parte la scelta appare irrazionale, visto che non saranno più messi a disposizione della ditta aggiudicatrice del servizio di trasporto scolastico con conseguente spropositata lievitazione del costo del servizio stesso che peserà non poco sulle tasche dei cittadini.
Basti pensare che si è passati dalle 550 euro al giorno con l’utilizzo di mezzi comunali del precedente appalto, a 1.060 euro al giorno della nuova azienda aggiudicataria senza utilizzo di mezzi comunali.
Con l’ulteriore vantaggio dei costi (carburante, personale e manutenzione) di cui si faceva carico l’azienda di trasporto.
Dall’altra ci si chiede dove andrà a finire il ricavato della loro vendita.
Ci si augura che saranno investiti in mobilità, magari attivando e dando lustro alle stazioni di bike sharing (servizio pubblico di biciclette elettriche) che versano in condizioni precarie di stato e di immagine nei punti nevralgici della Città.
Vito Zocco Consigliere Comunale
Il Presidente del Consiglio esca pubblicamente sulla S.S. 275
Visto che il Sindaco sembra nuovamente frenare, invito pubblicamente il Presidente Dario Martina a convocare a brevissimo il Consiglio affinchè si adotti la delibera sul tracciato della SS 275 ad est di Tricase da trasmettere in Regione.
Tutti i gruppi consiliari, ad esclusione del movimento 5 stelle, si sono già espressi in tal senso in seno alle commissioni congiunte, condividendo altresì una mitigazione dell’intervento da concordare con i rispettivi tecnici comunali e di ANAS, con il contributo delle associazioni ed esperti locali.
La linea di indirizzo è chiara: la SS 275 dovrà passare dalla Cosimina. Attendere ancora significherebbe alimentare ulteriori dubbi e polemiche e ciò non fa bene alla Città ed all’intera opera di ammodernamento della statale.
Lo invito altresì, nella sua veste di rappresentante dell’organo consiliare, a farsi portavoce della volontà espressa da noi capogruppo e a precisare tempi e modi della decisione assembleare.
Poi una volta deliberato, sarà necessario in sede di progettazione da parte di ANAS un lavoro di cesello al fine di trovare la migliore soluzione possibile per mitigare il passaggio dalla Cosimina, tenendo come punti fermi la sicurezza e l’ecosostenibilità dell’intervento.
Dario Martina Presidente del Consiglio Comunale
Rispondo alle dichiarazioni del collega consigliere Vito Zocco, da anni costantemente presente in Consiglio Comunale e, pertanto, profondo conoscitore dei modi e tempi dei lavori consiliari. Mi meravigliano le sue affermazioni, e l’invito/monito lanciato al Presidente del Consiglio, a convocare l’Assise cittadina.
Il Consigliere Zocco sa, perché membro della Commissione Congiunta per la 275, che la stessa si riunirà a breve per adottare una proposta di delibera che solo dopo sarà presentata al sottoscritto. Sarà allora e con immediatezza, e su questo il Consigliere può stare tranquillo, che la presenterò, nel rispetto del Regolamento, alla Commissione dei Presidenti di Gruppo prima e al Consiglio Comunale dopo, per gli atti dovuti.
Ed è per questo che lo invito ad attenersi al lavoro della Commissione e ancora, nella mia qualità di garante, ad una correzione delle sue dichiarazioni circa “la totalità dei gruppi consiliari, ad esclusione del M5S, sulla scelta ad est del tracciato”. Credo che su un tema così importante ognuno dovrà farsi carico delle proprie responsabilità decisionali davanti alla città.
Mi permetta, l’amico e collega Zocco, ma non riesco a capire le sue attestazioni quando propone “un lavoro di cesello da parte di Anas al fine di trovare la migliore soluzione possibile per mitigare il passaggio ad est, una volta che il Consiglio avrà deliberato”.
Non riesco a comprenderle soprattutto alla luce della minuziosa relazione dell’ingegnere Paglialunga, tenuta durante il Consiglio Comunale Aperto del 12 ottobre scorso, che ammoniva come il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, il cui parere è obbligatorio, potrebbe muovere, in sede di analisi, rilievi su alcuni aspetti tecnici dei tracciati al nostro esame.
Da quanto detto in quella occasione non mi aspetterei una mitigazione per la “Cosimina”; al contrario, in riferimento e nel rispetto del D.M. 5/11/2001 e del D.M. 19/04/2006, potrei supporre un aumento dei raggi di curvatura, della lunghezza dei rettifili e, vista la localizzazione dell’opera in vincolo P.A.I. con classe di rischio R4 (rischio idraulico molto elevato), realizzazioni di opere compensative, quali bacini di invaso per raccolta acque meteoriche, con conseguente consumo di suolo, a ridosso della città.
Mi meraviglio se a qualcuno siano potute sfuggire queste indicazioni tecniche, e non condivido che siano partiti osteggi, segnalati come ingerenze nelle scelte decisionali della città perché rei di non essere di Tricase, quando altri esponenti politici hanno evidenziato semplicemente lo stato dei luoghi.
Un eventuale proposta ad est “mitigata ed ecosostenibile” sarà forse un altro progetto che oggi né Anas né la Regione ha mai sottoposto al nostro esame; oggi siamo tenuti a discutere di tracciati che devono avere caratteristiche previste per una strada statale con banchine laterali transitabili, piazzuole di sosta, innesti con angolazioni normate, realizzazioni di complanari, assenza di attraversamenti a raso, come stabilito dalle disposizioni tecniche che regolamentano la progettazione e costruzione di strade e intersezioni.
Da amministratori saremo chiamati a rispondere, secondo coscienza, di questo!
Lecce, 5.XI.2018
Grazie, direttore, per aver accettato e pubblicato uno stralcio della mia conversazione, tenuta presso l’Università del Salento, in memoria del primo anniversario della morte del già Rettore Magnifico, Prof. Donato Valli, nativo di Tricase.
Complimenti a “il Volantino”.
Iniziativa importante per risvegliare un po’ il Capo di Leuca, che dorme il sonno della ragione e presenta vistosa decadenza. Ha ragione il saggio quando ammonisce: “Se i progetti mirano a un anno, semina grano. Se, invece, i progetti mirano a 100 anni, istruisci la gente”.
Quindi, “il Volantino” ha una sua missione.
Cordialmente Giacinto Urso
Grazie a Lei Onorevole.
Quando vorrà, saremo lieti di ospitare Suoi preziosi scritti.
La mia colonna di Alfredo De Giuseppe
Otto dicembre 2018
Qualche giorno fa Carlo Calenda ha presentato a Tricase il suo libro
“Orizzonti selvaggi. Capire la paura e ritrovare il coraggio”.
Ho partecipato anch’io al dibattito con l’ex ministro e alla fine abbiamo velocemente scambiato delle battute. Pur rimanendo fermo su una visione eccessivamente modernista e dirigista, legato comunque alle famiglie del capitalismo italiano, è stato interessante dialogare con Calenda, che mi è parso uomo preparato e pronto a sfide importanti (non so quali).
Su un punto ci siamo trovati perfettamente d’accordo: gestire la Regione Puglia come un piccolo fortino personale è quanto meno bizzarro. Certamente dannoso per tutti noi. Io sono andato oltre con la mia domanda: non è che forse sia arrivato il momento di mettere in discussione il ruolo dell’istituzione Regione nel suo complesso?
Lui ha risposto: un primo approccio a questa questione era contenuto nel disegno istituzionale del governo Renzi, poi bocciato dal referendum del dicembre 2016. E io ho pensato: si, è vero, ma quelle riforme, per assurdo, sono state bocciate non perché troppo ardite, ma perché troppo pasticciate.
L’esempio eclatante era la riforma del Senato che invece di eliminarlo come sembrava essere l’intento, lo reintroduceva in una forma molto discutibile, con sindaci e cooptati vari.
Ma è sulle Regioni che si continuò ad equivocare per mancanza di chiarezza e determinazione: toglieva in effetti delle competenze che tendono a bloccare uno sviluppo armonico dell’intera Italia, ma al contempo non ammetteva con la dovuta enfasi che a quel punto l’Ente doveva essere via via cessato e sostituito da soggetti meno burocratizzati. Immaginate di togliere la Sanità dalle grinfie delle Regioni e affidarlo ad un unico Ministero. Cosa resta? Quasi nulla.
E come si fa ad immaginare un’Italia unita con 20 Sanità diverse?
Allo stesso modo il trasporto ferroviario locale, quello gestito dalle Regioni, è in genere un disastro, anche per assenza di coordinamento fra Regioni confinanti. Tutto ciò che viene gestito da questo Ente intermedio diviene un processo disordinato, complicato da dipanare con gli altri Enti di Stato e fonte di piccole e continue partigianerie.
Non dimentichiamo che uno studio della fondazione RES identifica proprio nelle Regioni il più alto indice di corruzione, nel già alto livello italiano nel suo complesso.
Non si può attendere la decisione, spesso strampalata, di ogni Regione per decidere cosa fare di quelle poche cose che davvero contano nella vita di ogni giorno. Immaginiamo per un attimo che anche l’Inps diventasse all’improvviso gestita dalle Regioni.
Avremmo Governatori e maggioranze pronti a varare leggi di qualsiasi tipo, da sovrapporre a quella nazionale, da presentare come la più funzionale, possibilmente la più populista.
Avremmo 20 modi diversi di andare in pensione, 20 importi diversi, 20 uffici diversi a cui rivolgerci, con nomi di fantasia ben costruiti, con raccomandazioni e clientelismo, con amicizia e affetto. Insomma un casino dal quale per fortuna siamo ancora esenti.
Ma non c’è mai fine al peggio, bisogna stare attenti. In effetti il nostro Emiliano sta pensando a come peggiorare la situazione. Dopo aver gestito dilettantisticamente questioni fondamentali come la Xylella degli ulivi, l’Ilva di Taranto, la Tap di Melendugno, cosa ti va a pensare il nostro grande Michelone?
Che è arrivato il momento di chiedere al governo ulteriori poteri di autonomia.
Cioè poter legiferare anche su materie riguardanti l’ordinamento civile, penale e la giustizia amministrativa; le norme generali sull’istruzione, sul fisco, la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali. Sarebbe una sciagura annunciata e qualcuno dovrebbe fermarlo.
Qui sfugge completamente un concetto: ci sono questioni interconnesse col mondo intero che non si possono lasciare alla leggerezza di un Presidente che vuole solo avere consenso elettorale. La complessità significa anche storicizzare le questioni economiche, rapportarsi al presente e guardare il futuro con una certa cognizione di causa.
Oggi l’Europa, al di là di errori, difficoltà e propaganda, è la nostra vera casa, il posto più o meno grande entro il quale spaziare, vivere liberamente (senza guerre) e dal quale osservare con attenzione ciò che accade nelle altre aree della Terra.
Spesso invece rimaniamo pervicacemente nel nostro orticello, che in più occasioni ha dimostrato di essere povero, retorico e devastante. Abbiamo bisogno di politici che sappiano comprendere questo piano di intervento, che risulta articolato e proiettato sul lungo periodo.
Mi sono convinto che questo potrà avvenire su un livello diverso da quello locale, sul quale da tempo ho smesso di avere fiducia
di Giuseppe R. Panico
Ci ricorda la poesia di Leopardi il disastroso evento meteorologico abbattutosi sulle nostre marine. Domenica 25 novembre, una data che rimarrà nella storia; per tanti una indelebile e sofferta memoria; per altri attimi di puro terrore e, per tutti, la gioia di né vittime, né feriti gravi. La natura è stupenda ma anche violenta: “mossi alle nostre offese folgori, nembi e vento” e “pene tu spargi a larga mano” scriveva il poeta.
Quel 25, passata la tempesta, il tramonto era ormai prossimo; gli “iceberg”, caduti dal cielo su tante auto, già sciolti; sui social le prime foto del disastro; squillano telefoni e telefonini e l’inquietudine si fa strada. Cosa sarà successo alle proprietà sulla costa, alle seconde case, ai verdi ulivi, agli alti pini, alle ombreggianti tettoie? L’apprensione aumenta e per chetarla ad alcuni non rimane altro che raggiungere la vicina costa.
Ma le strade sia per Marina Serra che per Tricase Porto sono bloccate; mezzi di soccorso e forze dell’ordine già in prima linea. Manca la corrente elettrica, continua a piovere, l’inquietudine aumenta, ma non rimane che tornare a casa per altre brutte notizie e una notte insonne nella attesa dell’alba. Arrivando ora a Marina Serra, il sole nascente illumina un paesaggio spettrale; non “augelli a far festa” che passata è la tempesta, ma una costa disalberata e tanti già al lavoro nei pressi del santuario gravemente ferito.
Il cuore è infranto, lo sguardo incredulo e una lacrima repressa fa ora capolino. Scorre sul viso, cade e bagna la nuda terra di quel luogo del cuore. Non per un incubo notturno ma per un rabbioso mostro scatenatosi contro le nostre più belle e note ricchezze: Tricase Porto e Marina Serra. Ha colpito anche le due chiese costiere, come animato da una satanica forza e volontà di saccheggio. Sulla costa devastata, fra case e ville danneggiate, fra pini divelti, fra secolari querce e ulivi strappati alla terra, fra tettoie scomparse e muri diroccati, altre telefonate, foto, filmati e domande.
La risposta: “avremo legna per il camino per almeno un decennio, un panorama sul mare ben più libero ed ampio, meno verde ombra le prossime estati e tante cose da riparare o sostituire. Dall’alto della costa, quasi senza più alberi d’alto fusto, la Torre di Palane è ora ben più visibile; sembra ancor più un invitto secolare guerriero, lì a darci coraggio e nuove speranze. E’ di nuovo domenica (2 dic.), non piove, non fa caldo ma sembra quasi pasquetta o ferragosto; tutti in auto per un tour verso la costa e le marine.
In fondo il “turismo” dei disastri è anche umana curiosità e ricerca di emozioni, come per nave Concordia sugli scogli con le sue decine di morti, o paesi terremotati con tante altrui sofferenze. Il Comune invita a presentare l’elenco dei danni certificati da un tecnico, nella speranza di qualche rimborso. Non sappiamo se riferiti solo a edifici o anche ad alberi, muri, fioriere e cucce per cani. Siamo in Italia e siamo italiani ed alla politica delle scartoffie salate e del “poi vedremo”, si accompagna l’inciviltà di richieste false, esagerate o “raccomandate”.
E cosi un già pericolante muretto di una ricca seconda casa o villa sul mare, può diventare uno storico muraglione da ricostruire a spese anche di chi per casa non ha nemmeno una cuccia.
I muretti a secco poi, dopo la pizza, sono anch’ essi diventati “patrimonio della umanità”. Sulle tante campagne già da tempo abbandonate, degli alberi e muretti caduti nessuno si curerà se non per fare o rubare legna per l’inverno. Non usiamo assicurare le nostre proprietà e, come dopo ogni disastro, presto subentrerà la rabbia contro uno Stato che non educa ma tanto illude e promette, ma così poco mantiene.
Ci sarebbe forse una soluzione per tutti quei danni costieri. Dare valore aggiunto alle nostre due marine, migliorandone i servizi, approvando subito un PUG che rilanci sul serio le due marine anche con il Piano Regolatore Portuale; dando una smossa al Parco Otranto Leuca per riattivare/risanare i tanti sentieri costieri e gli accessi al mare; alla Forestale per la distribuzione immediata e gratuita di migliaia di piante di ulivo, querce e pini per un nuovo verde costiero.
Una costa da far risorgere per un “paesaggio culturale”, di cui andare tutti fieri, ben valido anche quale compenso indiretto per i danni subiti dai singoli e, salvo casi specifici, da porre tutti a loro carico. La costa disalberata è come una barca a vela, anch’essa disalberata dalla tormenta, ma dove ogni buon marinaio, per salvare sé stesso, salva prima la barca.
Passata è la tempesta, non ci resta che mettere nuovi alberi e nuove vele, smettere di galleggiare e cominciare a navigare. Ma come un coraggioso equipaggio e non come singoli pirati, predatori di pubbliche risorse.
Il Presepe Vivente di Tricase con don Tonino Bello
Ad ogni visitatore verrà consegnata una cartolina sulla quale sarà impressa una poesia (nella sua forma originale) scritta da don Tonino e dedicata al Presepe.
Sarà questo “ il percorso” che si svolgerà per la XXXIX° edizione del Presepe Vivente di Tricase.
Il Comitato, con il suo Presidente, l’ing. Andrea Morciano, ha lanciato l’idea, coinvolgendo la Fondazione don Tonino Bello con il suo Presidente, il dott. Piccinni.
Hanno aderito all’iniziativa Mons. Vito Angiuli, Vescovo della Diocesi di Ugento
S. Maria di Leuca ed i Comuni di Tricase e Alessano.
“ Abbiamo pensato subito a don Tonino per due motivi, ci fa sapere l’ing. Morciano:
“perché ha lasciato un ricordo indelebile nel cuore di quanti l’hanno incontrato e conosciuto.
Perchè è stato parroco e nominato Vescovo a Tricase. Perché c’è sempre stata una limpida coerenza nelle sue scelte di uomo, di cristiano, di sacerdote e di vescovo”.
Il secondo motivo è: “l’anno del 25° anniversario del dies natalis di don Tonino Bello
( 1993-2018) .
Il programma prevede:domenica 16 dicembre ore 22:15 arrivo della "Luce della Pace", direttamente da Betlemme, a Lecce;
Ore 00:00 circa arrivo ad Alessano con la "Luce della Pace"che verrà lasciata sulla tomba di don Tonino.
Mercoledì ,19 alle ore 17.30 la Santa Messa inaugurale in Chiesa Madre ad Alessano.
Celebrerà S.E. Mons. Vito Angiuli con la consegna simbolica delle chiavi della "Citta' di Betlemme" .
Successivamente la "Luce della Pace" sarà accompagnata sulla collinetta di Monte Orco.
Le serate di apertura : 25, 26, 29,30 dicembre 2018.
1, 4, 5, 6 gennaio 2019. Dalle ore 17.00 alle ore 20.30.
Sabato 8 e Domenica 9 Dicembre 2018
di Pino Greco
VIRTUS POTENZA 0 LIBELLULA FULGOR TRICASE 3
VIRTUS POTENZA Pontotillo ; Lopardo ( 5), Brienza (2);Cervellera; Laurita; Santopietro; Maselli (4); Calabrese (10); Perrini; Romano ; Muliere ( 4), Valentino; Pietrafresa; Gruzin ( 8).All. Romano. Sec.Santangelo
LIBELLULA FULGOR TRICASE : Parisi 3; Di Florio 15 ; Borghetti 13 , Marzo 13 , Muccio 9 ; Tridici 4; Bisanti, Melcarne; D’Alba ; Crisostomo 1; Fracasso 2; Cassiano ; Malinconico. All. Marano Sec. Amoroso
Parziali : 15-25 ; 22-25 ; 11-25
Arbitri. Primo: Galiuti; Secondo: Bisognano .
L’imperativo per la Fulgor era vincere. Vittoria per 3 a 0 è stata. Terza vittoria consecutiva dopo quelle di Aversa e Marigliano. Una vittoria mai in discussione quella dei ragazzi del presidente Cassiano, sempre concentrati e capaci di non farsi mai sorprendere. Ottimo l’esordio con punti da parte di Crisostomo e Fracasso. Ora la testa al prossimo turno ancora fuori casa, ad Avellino
ASD ATLETICO TRICASE 0 CAROVIGNO 1
TRICASE: Bibba, Villani, Mingiano, Podo, Agnello (79’ Solidoro), Rizzo, Mendolia (39’ Sacchi), Indino, Martina (39’ Desiderato), Garrapa, Zaminga. A disp. Parisi, Zocco, Longo, Pisino, Bruno, Sacchi, Desiderato, Stajano, Solidoro. All. Preite
CAROVIGNO: Abatematteo, Diagne, Cirasino, T. Lanzillotti, Miccoli, Camposeo, Motti (47’ Boscaini), Moretti, Tidiane, P. Lanzillotti (83’ Morleo), Greco (65’ T.Lanzillotti). A disp. Furone, Morleo, Urso, Tricarico, Boscaini, De Simone, T. Lanzillotti. All.Vignola.
Arbitro: La sig.na Cacciapaglia di Bari
Ammoniti: al 7° Motti del Carovigno, al 54° Zaminga del Tricase, al 78’ Desiderato del Tricase, al 83’ P. Lanzillotti del Carovigno, al 92’ Tidiane del Carovigno
Note: Marcatore al 69° Lanzilotti Tony del Carovigno
Poco Tricase. Molto Carovigno. Non sono bastati gli ultimi tre arrivi Garrapa,Martina e Desiderato ,grazie al contributo dell’azionariato popolare in casa Tricase, per dare continuità alla vittoria precedente.
La mossa vincente, da tre punti è stata fatta al 65. Fuori Greco dentro Lanzilotti Tony, per il Carovigno. E’ proprio lui, che si inventa un gran gol da fuori area con un tiro all’incrocio dei pali. Mister Vignola :
“Oggi mancano sette giocatori che non faranno più parte di questa squadra. Complimenti ai miei ragazzi. C’era un calcio di rigore per noi. Abbiamo fatto una buona vittoria. Abbiamo giocato sin dal primo minuto”.
Il Tricase ci prova fino alla fine ma, l’arbitro,la sig.na Cacciapaglia manda tutti a prendere un tè caldo.