di Alfredo DE GIUSEPPE
A mente fredda rifletto sul voto popolare per le Europee 2024. Prendo in esame una sola cittadina, mediamente mediterranea, dove in definitiva si potrebbe vivere bene, dove ci sono ancora servizi come ospedale, scuole superiori, attività commerciali, imprese storiche e di nuova generazione, alberghi e case-vacanze, mare e terra, con una scarsa presenza delinquenziale, dove la bellezza dei luoghi si scontra solo con l’inciviltà di molti. Questa cittadina la chiameremo Tricase, così tanto per darle una certa importanza, per dire che è anche più di una cosa singola. Insomma Tricase, nel suo piccolo, ha le carte in regola per essere un modello da studiare.
E proprio dallo studio e dall’approfondimento vorrei partire. Non mi dilungherò però sul semi-analfabetismo storico che sta colpendo tutta l’Europa: mi concentrerò su una sola questione. In questa cittadina quasi meravigliosa, condotta da una Giunta dal multicolore cangiante che non parla e non invita neanche ad andare a votare, succede che per le elezioni europee 2024 si rechino alle urne 5.494 cittadini su un totale di 15.435, poco più del 35% degli aventi diritto. È in effetti un campione abbastanza preciso degli elettori italiani, escludendo le città dove si votava per i Consigli Comunali.
Circa l’otto per cento dei votanti sceglie la Lega di Salvini. In questa città-campione ci sono 417 leghisti del Sud che amano la Lega Nord. Sono gli odiatori del Sud in quanto tale oppure sono quelli che amano l’Autonomia Differenziata che equivale ad una secessione mascherata? Sanno che questa sciagurata riforma potrebbe portare le regioni del Sud ad un perenne stallo, basato sulla situazione attuale? Sanno questi elettori che la Lega , pervicacemente, da oltre trent’anni fa un’ opera di disinformazione riguardo l’Europa? Che in tutte le sue manifestazioni dichiara una lotta aperta per più Italia e meno Europa? Non so rispondere a queste domande e quindi mi piacerebbe capirlo: vorrei in una pubblica assemblea ascoltare qualche cittadino di Tricase che dica le sue ragioni, magari qualche politico di professione, qualche raccoglitore storico di preferenze, qualche ideologo pensatore del nulla, vicino all’intellighenzia salviniana (o bossiana, andando un po’indietro). Questa mio desiderio di confronto, non propriamente partitico ma quasi antropologico, riguarda la scelta della Lista di Salvini e Calderoli in quanto tale, in quanto portatrice di un’ideologia confusa sull’Italia da costruire. Poi al suo interno ci sono le singole preferenze.
Sempre nella stessa ridente luogo, che si è autodefinita “città del sollievo”, il buon Roberto Gen. Vannacci ha ricevuto 81 voti. Chi ha votato Lega può essere un disinformato totale, un seriale analfabeta della politica, ma chi ha scelto Vannacci è altro ancora. Questi 81 li vorrei proprio conoscere. E se non proprio direttamente, almeno attraverso una loro pubblica dichiarazione. Non un pensiero di 7 parole, scritto in stampatello e a colori sui social, ma un ragionamento più largo, più profondo. Mi sarebbe utile per capire davvero che società ci aspetta, che mondo stiamo costruendo. Con loro mi piacerebbe forse, al di là del pubblico dibattito, stare insieme un paio di sere, magari guardarli in faccia e capire se sono davvero tutti razzisti, nostalgici delle X Mas, se sono affascinati dalla divisa che potrebbe tornare a difenderci dai cattivi o se più prosaicamente l’hanno visto due volte in TV e hanno espresso un voto di simpatia. Potrei avere il dubbio. Oppure sono davvero i futuri prosecutori del fascismo, non quelli che l’hanno vissuto, ma quelli che ne hanno sentito parlare nelle sezioni del MSI negli anni settanta del novecento? Non sarà facile capire del tutto, perché questi uomini in genere non palesano apertamente le loro idee. Sono lì in silenzio, parteggiano per l’uomo forte, poi un giorno si raduneranno e infine vorranno conquistare il mondo.
Lo studio antropologico e sociologico diventa allora materia d’attualità. Da una parte una società che, pur tra mille ostacoli e divieti, si mescola, si intreccia e considera l’Europa un traguardo da raggiungere e chi invece ragiona con la testa all’indietro. Felice di pensare un’Italietta tutta casa e chiesa, con il vescovo alle inaugurazioni e il politico che affigge il manifesto con la concessione dei soldi necessari per asfaltare la strada sotto casa. Chi ha votato Vannacci (non ne conosco neanche uno) non è un’analfabeta, è un indottrinato alla guerra, un amante della “normalità italiana” che per quanto sempre sbandierata non è mai esistita. Neanche ai tempi d’oro, quelli esaltanti del boom economico, quando la polvere si nascondeva sotto il tappeto, gli abusi erano sottaciuti e l’ambiente era un problema inesistente. Agli 81 vannacciani tricasini, anche loro cittadini europei, radunati intorno a un tavolo, direi: guardate avanti, c’è ancora un mondo di eguaglianza, giustizia e libertà da costruire.
Molto bene il Pd. Bene Fratelli d'Italia. Benino il Movimento 5 Stelle
di Pino GRECO
Tricase, 8 e 9 Giugno 2024 - È in controtendenza rispetto al risultato nazionale l'esito del voto a Tricase dove il primo partito è il Pd.
Il Partito Democratico ha raggiunto in Città 1600 preferenze pari al 30,44%, contro il 29,54% di Fratelli d'Italia pari a 1.553 voti. Il distacco è di solo 47 voti.
Al terzo posto il Movimento 5 Stelle con 639 voti pari 12,16%.
Il candidato piu’ votato a Tricase e’ Antonio Decaro, del Partito Democratico.
Il Sindaco di Bari, supera tutti con 1.024 voti, mentre la premier Giorgia Meloni si ferma al secondo posto con 835 preferenze
Questi i numeri
Sezioni: 21/21 - Elettori: 15.435 - Votanti: 5.494 (35,59%)
Schede nulle: 155 - Schede bianche: 82 - Schede contestate: 0
PARTITO DEMOCRATICO 1.600 30,44%
DECARO ANTONIO 1.024
ANNUNZIATA LUCIA 394
PICIERNO GIUSEPPINA DETTA PINA 298
TRAMACERE GEORGIA 220
TOPO RAFFAELE DETTO LELLO 121
RUOTOLO ALESSANDRO DETTO SANDRO 84
MOHAMMAD ALIZADEH SHADY DETTA SHADY 31
CRISTALLO JASMINE LUCIA 11
SPADA GIAMMARIO 10
CAMPANILE NICOLA DETTO PER 2
FORTE FRANCESCO SAVERIO DETTO FRANCESCO 1
TODISCO FRANCESCO 1
SCHIAVONE MASSIMO 1
FRATELLI D'ITALIA 1.553 29,54%
MELONI GIORGIA DETTA GIORGIA 835
NESCI DENIS DOMENICO 207
GEMMA CHIARA MARIA 142
VENTOLA FRANCESCO 139
PICARO MICHELE 67
SGARBI VITTORIO 57
BENEDETTO NICOLA 21
D'AMBROSIO NICOLA DETTO DAMBROSIO 10
DOCIMO RAFFAELLA 8
CERRETO MARCO 7
AMATRUDA ERSILIA 3
MARRAZZI ELENA 3
DE FRANCESCO LUCIANA 2
GAMBINO ALBERICO 2
AMBROSIO ANTONIO 1
GRECO GIOVANNA 1
MOVIMENTO 5 STELLE 639 12,16%
TRIDICO PASQUALE 101
PALMISANO VALENTINA 78
FURORE MARIO 44
SILVESTRI GAIA 16
CORNELI VALENTINA 7
DELLA VALLE DANILO 6
STELLA FABIO 6
COPPOLA ANNUNZIATA 6
LABARILE MARIA ANNA 5
SIBILIO MAURIZIO 4
RUGGIERO FRANCESCA ANNA 4
DI PALMA RICCARDO 4
SARNO MAURA 3
GAUDIANO FELICIA 3
DE VITA LAURA 2
BELCASTRO GIUSEPPE NUNZIATO 1
INCAMPO VINCENZO 1
LEGA SALVINI PREMIER 417 7,93%
MARTI ROBERTO 172
RUSSO ANGELA 107
PATRICIELLO ALDO 99
VANNACCI ROBERTO 81
MANCUSO FILIPPO 32
LOIZZO SIMONA 4
GRANT VALENTINO DETTO VALENTINO 2
GRANDE MARICA 2
MINUTO ANNA CARMELA 2
CUCCHIARELLA LAURA 1
MAGLIANO FRANCESCA IN VITTI 1
SANTORO DANTE 1
ALLEANZA VERDI E SINISTRA 379 7,21%
MARASCHIO ANNA GRAZIA 156
LUCANO DOMENICO DETTO MIMMO 71
D'AMATO ROSA 21
BORRELLI FRANCESCO EMILIO 16
FATAYER SOUZAN DETTA SUSAN 13
PERSICO GIULIA 5
FUNARO MARIA PIA 2
IMPERATORE FRANCESCA 2
SPINELLI VALERIA 2
ULGIATI SERGIO 2
CANNEROZZI FEDELE 1
CUCCURESE NATALE 1
MARIANO ALESSANDRA 1
FORZA ITALIA - NOI MODERATI - PPE 249 4,74%
TAJANI ANTONIO 91
DE MOLA LAURA 34
DELL'ERBA PAOLO SOCCORSO 19
MARTUSCIELLO FULVIO DETTO FULVIO 10
MUSSOLINI ALESSANDRA 9
ADINOLFI ISABELLA 5
VUOLO LUCIA DETTA VOLO DETTA VULO 2
VERNOLA MARCELLO 2
ROSA RICCARDO 1
SACCHI ALESSANDRO 1
STATI UNITI D'EUROPA 150 2,85%
RENZI MATTEO 76
BELLANOVA TERESA 38
STOMEO ELEONORA DETTA CLAUDIA 22
STELLATO MASSIMILIANO 18
MARAIO VINCENZO DETTO ENZO 3
LONARDO MASTELLA ALESSANDRINA DETTA SANDRA MASTELLA 3
ZAMBRANO MANUELA 2
MIRAGLIA CATERINA 2
CAPUTO NICOLA 1
PASCULLI DE ANGELIS ADRIANO DETTO PASCULLI 1
RUBINO ANTONIO 1
AZIONE - SIAMO EUROPEI 115 2,19%
POTI' VALERIO 31
CALENDA CARLO 30
PITTELLA MAURIZIO MARCELLO CLAUDIO 19
CRACA CARMELA DETTA CARMEN 15
BONETTI ELENA 7
IACOVELLI DANILA 7
D'AMELIO LIBERA DETTA LIA 1
GALANTINO DARIO 1
POSTORIVO STEFANIA 1
PACE TERRA DIGNITA' 93 1,77%
SANTORO MICHELE 33
MARCHETTI LAURA 6
SABENE BENEDETTA 5
MICUNCO VITO 4
LA VALLE RANIERO LUIGI 3
GATTI MORA TIARE 3
SCARPULLA ROSARIA DETTA SARA 3
CAPACCIO RITA 2
CIRUZZI DOMENICO 2
PEDICINI PIERNICOLA 2
ARLACCHI GIUSEPPE DETTO PINO 1
BOMPIANI GINEVRA ROBERTA 1
DELLA VENTURA PAOLO MARIA 1
SHIHADEH NOOR 1
LIBERTA' 26 0,49%
DE LUCA CATENO 8
DI MATTEO NICOLA 3
CASTELLI LAURA 2
AMODEO FRANCESCO 2
GIANNONE VERONICA 1
RIZZI ENRICO 1
ALTERNATIVA POPOLARE 18 0,34%
BANDECCHI STEFANO 4
PARTITO ANIMALISTA - ITALEXIT PER L'ITALIA 18 0,34%
CERIELLO CRISTIANO 1
CRISTOFARO DAMIANO 1
SAMMARCO MARGHERITA 1
UFFICI TECNICI ALL’ACAIT
Prende corpo la Città amministrativa in zona ACAIT.
La Giunta Municipale ha approvato una deliberazione (n. 127 del 29 maggio) con la quale, preso atto del completamento dei lavori e della fornitura degli arredi, ha dato il via libera al trasferimento nell’ex complesso ACAIT degli Uffici dei Settori Tecnici attualmente ubicati nell’ex Convento dei Domenicani.
Il trasferimento attua una volontà espressa dal Consiglio comunale nel febbraio del 2021; in quell’occasione l’Amministrazione approvava le Linee programmatiche di mandato nelle quali, tra gli altri obiettivi, vi era quello di valorizzare gli immobili comunali nel centro storico destinandoli a contenitori culturali e, contestualmente, dare vita alla Città amministrativa in Zona ACAIT.
I lavori per rendere utilizzabile un capannone del complesso ex ACAIT hanno avuto un costo di € 345.370, a carico di fondi ministeriali, mentre gli arredi sono stati acquistati per € 52.000 oltre a circa 19.000 euro per attrezzature archivistiche.
VERDE IN ZONA DRAGHI
La Giunta (del. n. 124 del 29 maggio) ha approvato un progetto per la messa a dimora di essenze arboree ed arbustive in Zona Draghi.
Il tutto allo scopo di rafforzare la rete ecologica urbana e migliorare il microclima della zona abitata circostante.
“Il sistema delle aree verdi cittadine riveste (un ruolo importante) per la qualità della vita urbana, a cui contribuisce con funzioni climatico-ecologiche, urbanistiche, paesaggistiche e sociali, costituendo pertanto una componente essenziale per la salute pubblica come elemento migliorativo del microclima”, così si legge nella delibera della Giunta.
Il Comune aveva partecipato ad un progetto regionale denominato “lavori di adeguamento e ammodernamento delle opere di urbanizzazione primarie e di completamento di quelle secondarie”.
Importo previsto dei lavori € 3.660,00
di Antonio TURCO
Siamo entrati felicemente nella buona stagione, piazze e parchi pieni di genitori che portano i figli a giocare e di brave persone che non rinunciano a una passeggiata serale per una chiacchierata con gli amici. In una di queste mi è capitato di sentire un paragone scaturito dalla ammissione di un ragazzo un po’ “bonaccione” che motivava la ragione per cui aveva votato per una parte politica, chi gli aveva fatto questa domanda inorridì alla risposta e allora un'altra persona che faceva parte del gruppo chiese agli altri e a sé stesso: chi è più intelligente tra un “bonaccione” che va a votare e altri “saggi” che non ci vanno? La risposta è stata unanime ed è facile capire quale sia stata.
Avevo in mente di scrivere questo pezzo prima del voto ma sarebbe apparso sicuramente più banale di quanto non lo sia questo.
Avrei scritto che non appartiene solo a coloro che rinunciano al voto questa delusione sullo stato in cui versa la politica, non solo italiana e non solo europea. Ma l’instabilità globale va trasformandosi in guerra e non credo sia necessario far capire che questa tendenza va corretta nel più breve tempo possibile.
Avrei scritto che il voto non è un giudizio verso terzi, ma verso sé stessi, è un conto aperto che potrà dare esiti positivi o il contrario. E in questo periodo, sbagliare o sottovalutare possono pesare non poco su coscienze poco attente. E invece, votando, si dà un valore al voto che contro questo caos politico vale doppiamente per motivi che è facile capire; come facile è capire che vale doppiamente, ma nel senso opposto, non votare. Se non ora, quando?
Avrei scritto che, qualcuno non vota per non vedersi involontario complice della cattiva politica. Ma c’è anche un risvolto che porta al coraggio di votare per essere parte di una politica migliore. Quanto più è alto il numero dei votanti tanto meglio si esprime la volontà dell’elettorato.
Avrei scritto che, senza falsa modestia, a Tricase il voto ha sempre avuto il suo valore. Il nostro paese sa per tradizione centenaria orientarsi nei gangli sempre tortuosi della politica. A partire da Giuseppe Pisanelli, Ministro di Grazia e Giustizia del primo Regno d’Italia e dei suoi discendenti, per finire ad altri eccellenti nomi, esponenti di altri partiti che hanno rappresentato la nostra storia politica. L’ostruzionismo verso il fascismo che costò la vita a Roberto Caputo e altri martiri si protrasse per tutta la durata del ventennio e fu un atto di coraggio proveniente dalla maturità del nostro popolo intorno ai veri principi su cui poggia una democrazia.
Avrei scritto del giorno che andai per la prima volta a votare. Se ricordo bene era il 1976 e si votava per le politiche, in quell’anno votavano i diciottenni e ne vedevo intorno a me tanti. Erano felici per quel passaggio di maturità e si leggeva nella loro compostezza l’importanza che davano a quel momento. Non scordiamo quel giorno, cerchiamo di ricordare quella buona stagione, si è sempre in tempo per recuperare i nostri principi e i nostri ideali.
di Alessandro Distante
A vincere, alla fine, è stato il Partito dell’astensione.
I dati di Tricase (vedi pag. 3) registrano un’affluenza alle urne pari al 35,59%; detto in altre parole, poco più di tre elettori su dieci si sono recati alle urne.
Quali le cause? La disaffezione alla politica fa trasparire una disaffezione alla cosa pubblica. Questo distacco viene vinto soltanto in occasione delle elezioni amministrative dove gli interessi in gioco sono più diretti.
Già, più diretti, che può voler dire lontani dagli interessi pubblici e più attenti al tornaconto: voto quel candidato perché è mio parente oppure mio amico o, peggio, perché mi ha promesso –bene che vada- che mi asfalterà un pezzo di strada, ovviamente davanti casa mia.
Quanto più ci si allontana da questo rapporto diretto e da questo legame tra interesse personale ed interesse pubblico, tanto più aumenta il partito degli astensionisti.
Andare a votare perché? Cosa me ne viene?
Fin qui le colpe dell’elettore che, in quanto parte di una comunità, sia essa cittadina, regionale, nazionale oppure europea, dovrebbe sentire quello che, una volta, si chiamava il dovere del voto.
Ma le colpe non sono, ovviamente, soltanto del cittadino-elettore.
La campagna elettorale per le Europee, a Tricase, ha registrato un vuoto pressocchè assoluto. Ho partecipato ad un comizio tenuto in Piazza Pisanelli da un mio amico di Bari. Ero solo in Piazza, oltre a chi accompagnava il candidato. Un altro comizio, tenuto di pomeriggio da Vittorio Sgarbi, è stato seguito da pochissime persone e ci si è soffermati più a raccogliere commenti (invero pochi) del c.d. Maestro su alcune opere d’arte tricasine, piuttosto che su questioni politiche.
Per il resto vuoto assoluto. E’ vero che non si votava per le comunali, né per le regionali e neppure per il Parlamento italiano, ma coloro che sono stati eletti e ricoprono quelle cariche perché non hanno sentito il dovere di animare il dibattito preelettorale?
Eppure è pacifico che la politica nazionale è condizionata fortemente dalle politiche europee; ed è altrettanto vero che i numerosi finanziamenti che giungono, attraverso la Regione, ai Comuni sono di derivazione comunitaria. E’ quindi evidente che non è indifferente se nel Parlamento europeo siedono alcuni piuttosto che altri parlamentari.
Eppure il silenzio assoluto.
Alla radice di questa disaffezione e di questo astensionismo non può non mettersi anche il famoso dire, divenuto ormai linguaggio dei politici, secondo cui gli elettori decidono e chi è eletto deve rendere conto del suo operato al termine del mandato. “Siamo stati eletti, fateci governare e, alla fine, ci giudicherete”.
Ma che significa “alla fine”? Questa rivendicazione e questa pretesa si è tradotta nel disinteresse durante tutto l’intervallo che va da una elezione all’altra. E’ un messaggio diseducativo perché allontana dalla quotidiana ed appassionata attenzione e partecipazione alla “cosa pubblica”.
E’ risaputo che se non c’è un allenamento alla democrazia, non si può esprimere un voto cosciente e, soprattutto, il non esercizio del diritto di partecipazione costante porta poi a non esercitare neppure il livello minimo di partecipazione, e cioè il voto.
Se a tutto questo si aggiungono la fine dei partiti, il venir meno dei luoghi del confronto e, non ultimo, l’immagine di politici che sono in politica non per curare gli interessi degli elettori ma principalmente i propri interessi o quelli dei loro amici, allora ci si spiega ancora di più il perché della crescita del partito delle astensioni.
E tutto questo che significa? Quale democrazia è mai questa dove una minoranza decide per la maggioranza? Certo è colpa della maggioranza silenziosa, ma questo può consolarci?
di don Pierluigi Nicolardi
Parroco di S. Antonio da Padova - Tricase
La comunità di Tricase si prepara a celebrare la festa dei santi verso i quali è forte la devozione popolare, S. Antonio, il 13 giugno, venerato come protettore in quattro comunità parrocchiali della Città (la parrocchia di Antonio a Tricase, Tutino, Depressa e Lucugnano), e san Vito, patrono di Tricase, il prossimo 15 giugno.
La festa dei santi è sempre occasione importante per ritrovarsi e per tessere relazioni; come comunità parrocchiali, non possiamo esimerci dal percorrere sentieri di comunione e di unità: è nell’identità della comunità ecclesiale. E questa identità deve farci lavorare come artigiani, anche di fronte a tanti segnali di disgregazione che spesso giungono dalla società civile. La liturgia eucaristia ci fa pregare così: «in un mondo lacerato da discordie la tua Chiesa risplenda segno profetico di unità e di pace».
Come segno concreto di comunione e sinodalità, noi, parroci della matrice e di S. Antonio, abbiamo scelto già da qualche anno di vivere insieme alcuni importanti appuntamenti celebrativi: il Venerdì Santo e la benedizione delle Palme.
Non solo; come già avvenuto negli anni passati, alcuni confratelli parroci saranno presenti alle celebrazioni della solennità di S. Antonio, che celebriamo nella nostra parrocchia, e di S. Vito. Ho ritenuto importante che, a partire da quest’anno, nel giorno della festa del Patrono, non venisse celebrata la s. Messa nella comunità parrocchiale di S. Antonio, al fine di consentire a tutti una più ampia partecipazione alla festa di S. Vito.
Piccoli segni, ma che aiutano a edificare comunità più fraterne e coese.
di Pino GRECO
Da piu’ di 5 anni e’ “scomparsa” via Sandro Pertini
Tricase- Il postino: “ Scusi dovrei consegnare la posta in via Sandro Pertini, non trovo nessun segnale che indica la strada”. Dovrebbe chiedere della scuola materna -nelle vicinanze della “ nuova chiesa di Sant’Antonio”, la risposta di alcuni cittadini del popoloso rione “ Lavari”.
Siamo in pieno centro commerciale a Tricase, esiste da piu’ di 5 anni una strada senza indicazione stradale.
Parliamo di via Sandro Pertini, una strada molto trafficata - sede anche di una scuola materna - che taglia in due una parte del rione “Lavari”.
Solitamente all’inizio e alla fine di una strada ci dovrebbero essere i segnali che indicano la strada che si sta percorrendo .
Nel rione di Sant’Antonio, in via Sandro Pertini non si trova nulla di tutto questo da piu’ di 1800 giorni. Chi ci capita per caso resta un po’ disorientato.
Chissà cosa penserebbe oggi Sandro Pertini…
di Alessandro Distante
Questa volta si voterà di sabato pomeriggio e di domenica; è una conquista democratica pure questa, perché il calendario della politica prende atto del calendario dei nostri tempi. Ormai il sabato è più che festivo ed anzi - per dirla con il Poeta- questo di sette è il più gradito giorno.
Il leopardiano “sabato del villaggio” trova dignità politica e chissà se questa novità e questa riconosciuta bellezza della vigilia del dì di festa servirà ad aumentare la partecipazione al voto.
La campagna elettorale, anche a Tricase, non ha visto particolare fermento. Pochissimi gli incontri pubblici in Piazza (i tradizionali comizi) ed ancor più assenti i momenti di confronto sui temi europei.
Eppure mai come in questo momento l’appuntamento elettorale potrebbe dare una indicazione forte e irrobustire una Istituzione nata dopo due gravi conflitti mondiali e che è stata la risposta, sino ad ora vincente, pacifica e non violenta alla forza delle armi come modalità di soluzione dei conflitti.
Una Europa forte, legittimata dal voto, che contagi della sua idea primigenia il … resto del mondo. La convinzione che lo stare insieme serva non per difendersi ma per eliminare alla radice le ragioni del confliggere; l’idea che, sedersi in un Parlamento, sia l’unica strada per risolvere beghe nazionalistiche, che il conoscersi, il parlarsi, il discutere sia la vera alternativa all’uso della forza e delle armi.
Un’Europa che non si appiattisca sulle ben diverse logiche della NATO, un’alleanza militare difensiva dove la difesa, quando scoppia un conflitto armato, ha difficoltà a definirsi e limitarsi.
L’Europa è poi la principale “cassaforte” di ogni finanziamento e quindi di ogni politica di sviluppo. Andiamo a votare dopo il Covid, causa di un’epidemia che ci ha fatti sentire “tutti sulla stessa barca” e che poi ha generato il PNRR, strumento di finanziamento per il futuro delle prossime generazioni e per lo sviluppo di alcune aree depresse come il nostro Sud.
Come è possibile che si vada al voto senza riflettere e senza discutere sulle logiche di sviluppo, sugli strumenti di finanziamento, quando l’Europa è l’ossigeno per immaginare investimenti e delineare scenari di crescita?
La questione ecologica trova in Bruxelles il principale luogo di dibattito e di scelte; e si tratta di provvedimenti che condizioneranno il nostro futuro e le nostre vite quotidiane: basti pensare all’auto ed ai mezzi di trasporto, alla casa e alla classe energetica, alle coltivazioni nei campi alle tecniche di allevamento, il cibo e i rifiuti.
Di tutto questo avremmo voluto sentir parlare e magari avremmo voluto discutere in questa campagna elettorale.
Un’occasione persa dunque? Non è detto, se si andrà numerosi alle urne e se, oltre a crociare un simbolo ed esprimere una o, meglio, tre preferenze, si rifletterà e si farà riflettere sul nostro futuro; sarà il segnale, se non la prova, che il voto è la vera arma per decidere della nostra vita e per evitare –sempre per dirla con il Poeta e parafrasandolo- che diman tristezza (e noia) rechino l’ore.
4 luglio 2024 – Ore 20,30
Piazza don Tonino Bello - Tricase
PREMIATO PIERGIORGIO GIACOVAZZO
CHI E’ IL PREMIATO
Nato a Roma il 3 gennaio 1970, è entrato in RAI nel 1997 e nella Redazione del TG2 ha ricoperto il ruolo di telegiornalista nelle edizioni più centrali.
Di particolare importanza i suoi recenti servizi dall’Ucraina; dopo lo scoppio della guerra con la Russia, Giacovazzo è rimasto l’ultimo giornalista RAI sul fronte di guerra, benchè la RAI gli consigliasse di fare ritorno a Roma per evitare rischi.
La sua scelta, indubbiamente coraggiosa, è stata premiata dallo studio curato dal sito specializzato in comunicazione Spot and Web: Giacovazzo è risultato il telegiornalista più amato dagli italiani come indicato dal 18% delle preferenze ottenute su un campione di 560 italiani tra i 18 e i 65 anni.
Giacovazzo è redattore e spesso conduttore della rubrica settimanale “TG2 Motori” ma è un appassionato anche di biciclette e soprattutto di mountain bike.
E’ stato anche capo dell’Ufficio Stampa del campione die motociclismo Max Biagi.
Poco dopo l’invito da noi rivoltogli a venire a Tricase per ritirare il Premio è stato protagonista, mentre conduceva l’edizione del TG2, di un famoso “fuori onda” sulla figlia di Fiorello; un “incidente” che ha accresciuto la sua popolarità ed ha consentito al Nostro di esprimere “pubblicamente” quanto moltissimi spettatori pensavano.
di Carmine ZOCCO
Ogni scelta toponomastica rappresenta sempre un consapevole e delicato atto di politica della memoria scolpita nel marmo delle strade e nella storia di una città.
Queste scelte accompagnano i nostri percorsi quotidiani. Che siano i luoghi dei nostri giochi da bambini o degli incontri che scandiscono le tappe della vita, le denominazioni delle strade o piazze si imprimono nella nostra memoria. A volte si legano inscindibilmente a prodotti letterari(I ragazzi della via Pal, Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana), musicali (Il ragazzo della via Gluck), generazioni di scienziati (i ragazzi di via Panisperna) o eventi drammatici che hanno segnato la storia recente(Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Via Fani).
Alla domanda su quali opere, gesti o meriti abbiano espresso le personalità che popolano le targhe stradali delle nostre città, le risposte possono essere molteplici ma accomunate da un stesso criterio di valutazione: nel corso della loro esistenza si sono distinti per valori e virtù che sono da tramandare alle generazioni future. L'attribuzione del loro nome a un luogo pubblico è un riconoscimento al contributo che hanno dato all’evoluzione dell’umanità, nella dimensione economica, politica e culturale.
Occorre tener presente che questa operazione è talvolta ispirata dal clima politico-culturale del tempo in cui avviene. I modelli proposti saranno quelli che il potere e la cultura dominante vorranno far vivere e tramandare nell'immaginario collettivo.
Se questo è il criterio condiviso, come attivare la nostra sensibilità di contemporanei per ovviare all'assenza di intitolazione a persone che hanno segnato la storia recente per il valore delle loro azioni?
E come, invece, ovviare alla contraddizione lampante della persistenza nelle targhe delle ns strade di personaggi che non sono portatori delle virtù citate, che sono stati fautori di azioni e pensieri deprecabili o addirittura di crimini contro l’umanità?
È esemplare a tal proposito l'assenza di una strada/Piazza dedicata a G. Matteotti, di cui quest'anno ricorre il centenario del suo brutale assassinio per mano fascista, nonostante il Consiglio Comunale abbia già deliberato all’unanimità il 30 maggio 2023 per colmare questa mancanza.
Al contempo, è presente in Depressa una strada intitolata a Rodolfo Graziani. È stato un generale fascista e governatore nelle colonie africane di Etiopia e Libia, dove si è macchiato di crimini di guerra per l'uso del gas nervino e di rastrellamenti e uccisioni di civili inermi. Dal
1943 al 1945, a capo delle forze armate della Repubblica Sociale Italiana, è stato solerte per colmare questa mancanza collaboratore dell'esercito nazista nella lotta contro i partigiani, nelle deportazioni verso i campi di sterminio e nelle rappresaglie contro i civili italiani. I suoi misfatti sono stati riconosciuti dal Tribunale dell’ONU contri i crimini di guerra.
Che sia stata frutto di superficialità, ignoranza o, peggio, fatta a ragion veduta poco importa. Non è ammissibile, invece, che persista in una città che ha conferito la cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre.
E’ necessario, perciò, il duplice atto di ripristino dell'intitolazione a Matteotti e della rimozione di quella a Graziani.
L'opportunità è nel futuro immediato: il 10 giugno, data del delitto Matteotti.
Farlo non è solo un doveroso risarcimento civile, ma può aiutare anche a orientarsi tra le strade e i vicoli ciechi del nostro presente.