di Claudio Ciardo (Ufficio Stampa Pallavolo Azzurra Alessano)
Giovedì, 1 novembre ore 19 – Palasport di Tricase
Turno infrasettimanale nel campionato di A2 Credem Banca con Alessano chiamato a riscattare il passo falso in Toscana di domenica scorsa.
Avversario complicato quello che dovranno affrontare Tomassetti e compagni. Lagonegro ha allestito un roster ambizioso che punta decisamente ad uno dei posti che garantiranno la prossima A2.
L’Aurispa a Livorno ha compiuto un passo indietro rispetto alle precedenti uscite e Lorizio insieme al suo staff, ha insistito tanto sull’aspetto mentale che, dato l’età media molto bassa, non sempre è al massimo.
Decisivo può essere la spinta del pubblico che, come sempre, si schiererà al fianco dei ragazzi garantendo loro pieno sostegno ed incoraggiamento.
A partire dalle 19 la gara sarà trasmessa in diretta streaming su LegaVolley Channel ed in diretta radiofonica sulle frequenze di Mondoradio Tuttifrutti.
di Giacinto Urso
[…] Parlare di Donato Valli non è agevole, considerata la sua riservatezza e le sue eccezionali virtù nascoste. Eppure, la mole delle rimembranze è immensa. Ricavare brevi annotazioni è quasi impossibile. Pur nella mia insufficienza, tenterò di indicare alcuni suoi profili umani, lasciando ad altri la memoria dei suoi meriti accademici. Soprattutto, tornano alla mente i suoi racconti autobiografici.
Donato amava non nascondere nulla e niente delle sue origini disagiate ma sempre dignitose. Menava vanto dei suoi familiari, in particolare della sua Mamma, da me conosciuta e ammirata per il suo candore di persona incolta, strapiena di buon senso e di buone maniere, spesso gradita ospite in casa mia, che recitava, in costanza, a me e alla mia adorata Rosaria, la preghiera di proteggere il suo Donato, che ai suoi occhi restava sempre il ragazzo di paese che nulla chiedeva, che si immedesimava nella sua povertà familiare, che, per risparmiare, studiava a tarda sera, godendo della fioca luce di un lampione, sistemato nel vicino cimitero, addossato alla sua casa di Tricase nella piazza denominata dei Cappuccini.
Altro brano della sua vita giovanile era la narrazione del suo speciale rapporto con il poeta-barone, Girolamo Comi, che idolatrava il liceale Donato, fornito di alti punteggi all’esame di maturità. Lo voleva, di frequente, nella sua dimora in Lucugnano “dove anche le ombre ti sono amiche”. Tema costante la cultura e le culture, che, in casa Comi, venivano declinate d un cenacolo di Eletti del sapere italico.
Rammento che io e Donato, con il determinante ausilio dell’Ente Provincia, riuscimmo a garantire al Barone-poeta un sollievo mensile esistenziale, riparando, così, una improvvisa profonda miseria materiale e una vecchiaia tormentata, che strozzavano il suo dolce, spirituale poetare, che estasiava il giovane Donato.
Ancora va rammentato lo speciale rapporto tra Donato e il giurista-parlamentare, Giuseppe Codacci-Pisanelli, entrambi Rettori della nostra Università e nativi di Tricase, ma di diversa estrazione sociale, stemperata in perfetta sintonia nell’essere e nel fare.
Su queste linee convergenti, scorreva una fondamentale caratteristica di Donato Valli, conservata intatta sino alla morte.
Quello di sentirsi appieno figlio dell’estremo Capo di Leuca, sito di “acque ai piedi di un faro”. Sentirsi, profondamente, un roccioso “capuano”, fregio che gelosamente conservò sia da povero fanciullo, sia da giovane, sia da anziano, sia quando indossava l’ermellino rettorale. Profondamente lo struggeva e lo educava il pianto disperato dell’abbandono, imposto, da secoli, al piccolo pezzo di terra di sua nascita, amara e bella. Era rapito dal fascino dei luoghi.
Pulsava nelle sue vene. Parimenti, il mare, dove su un piccolo battello, da dilettante pescatore, attendeva l’alba per ricevere e godere il primo bacio del sole nascente.
Donato era anche rapito, estasiato e conformato alla esplosiva santità di Don Tonino Bello e dei sublimi cantici del monaco, Davide Maria Turoldo, religioso settentrionale, patito e stregato di acuta salentinite.
Perché questi, intimi, semplici ricordi? Per un solo motivo. Quello di contribuire a far conoscere, in parte, e a riflettere, innanzi tutto sulla sua fulgente umanità, emblema permanente che veniva da lontano e che modellò il suo divenire sino a trasformarsi in palestra di dotta scuola e di sommo insegnamento, caratterizzati di crescente carità, cioè di amore infinito, stampato nel suo viso, nel linguaggio, nei comportamenti del vivere civile, nella sua robusta cultura, esercitata con leggerezza e semplicità in ogni luogo e in ogni atto, dialogando sempre e rispettando l’altrui pensiero […].
*Stralci della conversazione tenuta dall’on. Giacinto Urso all’Università del Salento in occasione del 1° anniversario della morte del prof. Donato Valli il 19 ottobre 2018.
di Francesca Longo
In merito alla chiusura della scuola materna di Depressa sarebbe opportuno proporre alcune riflessioni, onde evitare di scadere nel solito qualunquismo che di questi tempi va di moda nella politica, locale e nazionale.
Purtroppo non c’è giorno in cui le scuole non si trovino ad affrontare problematiche sul piano delle risorse e dell’organizzazione, in conseguenza dei tagli che assillano tutto il comparto dell’istruzione.
Se volessimo fare una semplice riflessione, basterebbe dare un’occhiata alla previsione di bilancio 2018-2020, dove sono stati tagliati circa 160 milioni di euro, quanto basta per determinare inevitabili ripercussioni, soprattutto a livello locale.
Vi assicuro che è straziante vedere morire i luoghi che hanno contraddistinto la nostra infanzia,
è come se fosse stato cancellato un pezzo di storia.
Le nascite sono in forte calo e da anni questo paese ha visto un continuo trasferimento dei bambini nei plessi centrali. Questo fenomeno ha giocato un ruolo determinante per la chiusura della materna ed i motivi che hanno spinto i trasferimenti nel capoluogo sono i più disparati,tuttavia non è mia intenzione entrare in merito a queste scelte.
Certamente questa vicenda rappresenta una brutta sconfitta per tutti, ma è anche un po’ colpa nostra, perché siamo sempre attratti da ciò che ci appare migliore, dalla presunta efficienza del plesso centrale.
Io credo che questo sia un concetto opinabile, infatti, molti esperti ritengono superiore l’offerta didattica dei plessi più piccoli. Da circa dieci anni a questa parte, questo fenomeno è cresciuto vertiginosamente, senza però pensare che, prima o poi, avrebbe portato alla scomparsa definitiva degli istituti.
Purtroppo, se dovessimo ragionare nell’ottica dell’ottimizzazione dei costi, sarebbe uno spreco avere un istituto ed un docente per una classe di ci circa dieci alunni. Un logica che non condivido ma che rappresenta il motore dell’organizzazione scolastica.
Negli ultimi dieci anni la definizione degli organici delle scuole risponde ai criteri di contenimento della spesa pubblica previsti dall’art. 64 della Legge 133/2008 e regolamentati dal DPR 81/2009 in vista di un razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane.
Ogni anno a ciascuna istituzione scolastica viene assegnata una dotazione organica, che rappresenta l’insieme dei posti necessari per il corretto avvio dell’anno scolastico.
L’Ufficio Scolastico Regionale stabilisce l’organico di ciascuna provincia, lasciando agli Uffici Scolastici Provinciali il compito di definire la distribuzione dei posti a ciascuna Istituzione scolastica, si tratta del cosiddetto organico di diritto.
Nel primo ciclo, si dovrà procedere ad una equa distribuzione delle iscrizioni tra le sedi della medesima istituzione scolastica situate nello stesso comune, evitando di autorizzare classi con un numero ridotto di iscritti o di procedere allo sdoppiamento di quelle già autorizzate. Generalmente non è possibile
far aumentare il numero delle classi con l’organico di fatto, se non in casi eccezionali che si rivelino indispensabili per assicurare il regolare funzionamento delle istituzioni scolastiche.
Sperando nella riorganizzazione delle classi e nell’assegnazione di quell’unità di insegnamento che ci era stata sottratta, abbiamo incontrato i genitori e lottato fino all’ultimo giorno, presentando il problema alle istituzioni provinciali e regionali e facendo leva sulla componente sociale che sarebbe venuta a mancare nella nostra comunità.
Ora, non lasciamoci travolgere dalle sterili critiche di chi è contro questa Amministrazione. Purtroppo, e lo dico con amarezza, sarà questo il destino di tutte le piccole realtà, in questo mondo, ormai cinico, in cui prevale, sempre più,la logica globale ed economico-razionale.
Nella tristezza complessiva, l’auspicio è che quest’edificio diventi un luogo di aggregazione sociale, a disposizione degli stessi bambini.
Bruno Conte. L'eccellente giornalista e conduttore televisivo che da “ Bordocampo”, su Telenorba, racconta “un calcio ai fini pratici ”
“Il Tricase dei miei ricordi è quello del 1996, l'anno della storica promozione in C2...
Lo seguivo poco allora perchè Telenorba, l'emittente per cui lavoravo e lavoro, si occupava solo delle squadre del calcio professionistico. Ma quella stagione rimane indimenticabile per tutti gli sportivi veri salentini.
Ricordo il patron Adelchi che, insieme a mister Boccolini, allestì una formazione fortissima con gente come Mortari, Colonna, Cirillo, Della Torre, Mazzotta e il confermato Mitri... Boccolini era uno specialista in promozioni e fu capace di portare il Tricase allo spareggio contro un altro squadrone, il Nardò.... quando a Taranto Contaldo segnò lo storico gol vincente nei supplementari l'eco forte dell'entusiasmo si sentì anche a Casarano...
Da lì in poi spesso seguivo il Tricase nei suoi campionati di serie C con Telenorba. Salvezza leonine e play off sfiorati... e ricordo bene il caro Mario Russo in panchina, lui che poi diventerà, dopo anni, opinionista fisso nella mia trasmissione in TV. E ricordo la gentilezza di Andrea Sodero il presidente che sorrideva sempre...Anni epici, mitici per questa città che era nota soprattutto per la sua storia politica e che divenne quindi, anche una città calcistica.
Ora, dopo fallimenti e rinascite, il Tricase milita nel campionato di Promozione ed è allenato da un salentino verace come Preite, ex attaccante del Casarano.
Dopo 7 giornate la classifica non è luminosa, ma conosco ed ho fiducia in Preite che è sanguigno ed entusiasta, ed ama il calcio come pochi.So che ce la farà il Tricase a fare un buon campionato se squadra e tifosi saranno compatti.
Auguro la salvezza come obiettivo minimo, ma penso a qualcosa di più...
Attendo in futuro di rivedere il Tricase in un campionato più consono al suo illustre passato....”
di Carlo Errico, magistrato
Si viene puniti con il carcere (per i fatti più gravi) quando si assumono comportamenti che contrastano con l’ordinamento giuridico. L’organizzazione sociale non tollera che si venga meno a regole di fondamentale convivenza e le ritiene tanto importanti da iscriverle in norme penali (nel rispetto della Costituzione) che, se violate, hanno come conseguenza la sanzione, appunto, penale. E così, se uccido, vado in carcere.
La coscienza sociale, tuttavia, non considera riprovevole violare quelle stesse norme penali in particolari situazioni. La difesa legittima è una di quelle situazioni: esse si chiamano tecnicamente scriminanti o cause di giustificazione.
La civilità giuridica ha considerato essenziale riservare allo Stato il monopolio della forza per la difesa dei beni giuridici dei cittadini. Ci sono, però, casi in cui è tollerato, anzi, è considerato giusto e conforme all’ordinamento giuridico consentire al privato cittadino di difendersi da solo, trovandosi nelle condizioni di poterlo fare.
La legittima difesa è, dunque, il poter legalmente reagire per difendersi commettendo un qualcosa che normalmente sarebbe un reato. In realtà non solo per difendere sé stessi, ma anche altri.
Fondamentale è l’interesse di chi viene ingiustamente aggredito: requisiti essenziali sono, dunque, l’ingiustizia dell’aggressione e l’attualità del pericolo, oltre al fatto che la reazione deve essere necessaria (non posso colpire se sono in grado efficacemente di fuggire) e proporzionata all’offesa.
Posso difendere un diritto di natura personale (diritto alla vita; diritto alla salute; diritto alla libertà di movimento) o patrimoniale (diritto di proprietà).
Ecco, su tale quadro si colloca il dibattito sulla riforma della legittima difesa.
Il problema è serio. Vi sono casi evidenti: posso reagire uccidendo chi sta cercando di uccidermi nel momento in cui lo sta facendo e potrebbe riuscirci. Vi sono casi più complicati: se un estraneo sta entrando in casa mia e lo scopro mentre scavalca la finestra non posso sapere in anticipo se è sua intenzione rubare un posacenere o usare violenza fisica nei confronti miei o di un mio convivente.
Nei meandri più stretti dei casi dubbi vorrebbe inserirsi la riforma oggetto del disegno di legge sulla legittima difesa che il Senato ha approvato in questi giorni passando la palla alla Camera dei Deputati per la definitiva approvazione (che le previsioni più ottimistiche collocano entro l’anno).
E’ proprio sui limiti della difesa in casa propria (o luoghi assimilati) che si colloca un’importante modifica: la riforma vorrebbe presumere sempre sussistente la legittima difesa in favore di chi affronta un estraneo.
Ma procediamo con ordine. Su come era ed è strutturata la norma vigente del codice penale fin dal 1930, e cioè in aggiunta al primo comma:
Art. 52, comma 1, codice penale Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa.
il parlamento è già intervenuto nel 2006 aggiungendo allo stesso articolo i commi 2 e 3 che prevedono una presunzione di proporzione se taluno adopera un’arma legalmente detenuta in casa propria (o nel proprio ufficio, o impresa, o esercizio commerciale) al fine di difendere la propria o altrui incolumità, ovvero i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione.
Inoltre, vi è l’art. 55 c.p. che prevede la punibilità per colpa (dunque, con pene più leggere) di chi eccede i limiti della difesa legittima, appunto, per colpa, cioè non per deliberata scelta, ma per negligenza, imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline.
Quindi, già per il sistema attualmente vigente nei casi di difesa legittima in casa (o nel proprio ufficio, o impresa, o esercizio commerciale) è sottratta al giudice la valutazione della proporzionalità tra difesa e offesa, in quanto tale proporzione viene presunta dalla norma.
La Corte di Cassazione (il giudice di più alto grado che con le sue sentenze costituisce fonte di interpretazione, pur non obbligatoria, per tutti i giudici dei gradi inferiori) ha da subito fornito una chiave di lettura molto attenta ad evitare i possibili eccessi del sistema, affermando a chiare note che la difesa legittima in casa propria non consente un'indiscriminata reazione nei confronti del soggetto che si introduca fraudolentemente nella propria dimora, ma presuppone un attacco, nell'ambiente domestico, alla propria o altrui incolumità, o quanto meno un pericolo di aggressione (lo ha detto in un caso in cui è stata esclusa la legittima difesa in relazione all'omicidio di una persona che si era introdotta con inganno nel condominio dell'imputato per ottenere il pagamento di un debito).
Con la riforma in discussione verrebbero modificati i suddetti due articoli 52 e 55 c.p., in modo tale che sia riconosciuta sempre la sussistenza della proporzionalità tra offesa e difesa se taluno adopera un’arma legittimamente detenuta in casa propria (o luoghi assimilati) al fine di difendere la propria o altrui incolumità, ovvero i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione. Inoltre, verrebbe aggiunto all’art. 52 c.p. un quarto comma così strutturato: "Nei casi di cui al secondo e al terzo comma agisce sempre in stato di legittima difesa colui che compie un atto per respingere l'intrusione posta in essere con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica, da parte di una o più persone".
In altri termini, il quarto comma allargherebbe la scriminante, prevedendo:
- sempre la presunzione di proporzione. Dunque, verrebbe annullato ogni spazio pur residuo di valutazione del giudice riguardo al singolo caso;
- che essa operi per il solo fatto che si reagisca per respingere l’intrusione (sia pure posta in essere con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica).
Riformato pure l’art. 55 c.p., in quanto si esclude la punibilità di chi si sia difeso eccedendo colposamente “in condizioni di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto”.
Dunque, secondo il nuovo impianto (ma è una mia opinione) il caso sopra deciso dalla Cassazione avrebbe avuto esito diverso.
Vi sono ragioni di chi sostiene la bontà della riforma e quelle di chi la critica o perché troppo timida (ad esempio Carlo Nordio, ex magistrato, secondo il quale “Matteo Salvini doveva osare di più”), o perché troppo permissiva (l’Associazione Nazionale Magistrati ha da subito paventato il rischio di legittimare reati gravissimi, fino all'omicidio, se si prescinde dal principio della proporzionalità fra offesa e difesa e dalla valutazione, caso per caso, del giudice: “se un soggetto minaccia di schiaffeggiarmi o di sottrarmi un bene, io non posso reagire sparandogli; se, da fuori casa, vedo un tizio che si arrampica sul mio balcone, non posso essere autorizzato a sparargli", ha sottolineato Francesco Minisci, presidente dell’associazione).
Da parte sua Salvini ha detto che intende tirare dritto.
Anche il Consiglio Superiore della Magistratura, organo di autogoverno dei giudici, ha preso posizione in senso fortemente critico verso la presunzione di proporzionalità imposta dalla norma, tale da non lasciare al singolo giudice il necessario spazio di valutazione da caso a caso.
E’ un dibattito intenso in un contesto in cui c’è chi intravede il giusto spazio al cittadino che è costretto a sostituirsi allo Stato che sempre più si mostra incapace di garantire sicurezza in casa e chi, al contrario, teme la svolta di un giustizialismo fai da te.
E’ corretto che ciascuno si faccia un’idea propria, guardando con un po’ di consapevolezza in più a come andrà a finire.
Tricase,20 ottobre 2018
Sala del Trono. Premio giornalistico ad Antonio Polito
Antonio Polito ha dichiarato:
Grazie Tricase grazie Volantino
“E’ stato un onore per me ricevere il Premio "Il Volantino" perché si riferisce ad un esercizio della libertà, della capacità di organizzarsi delle comunità locali attraverso un giornale.
I giornali sono stati all’origine della democrazia; oggi restano un fattore fondamentale per tenere insieme le comunità, per farle esprimere.
Poi Il Volantino, in particolare, è un giornale così strano, autonomo, autogestito, in qualche modo scritto dai lettori, perché non ha una vera Redazione.
Per me è stata una bella sorpresa scoprire che esiste da venti anni ed il Premio è già alla nona edizione.
In una comunità così viva, in una serata così interessante, inoltre essere intervistato dal Direttore del Quotidiano di Lecce, devo dire, per un giornalista, è il massimo che si possa sperare a questo punto di una carriera giornalistica.
Dunque, grazie a Tricase, grazie al Premio Il Volantino”
Il Parco Culturale Ecclesiale “ Terre del Capo di Leuca ‐ De Finibus Terrae”, Fondazione di Partecipazione della Diocesi di Ugento - S. Maria di Leuca, comunica che Domenica 28 Ottobre a Tricase (Le) alle ore 19.00 nella Chiesa di San Domenico, in Piazza Pisanelli, sarà eseguita per la volta in assoluto:
“Ai tremendamente vivi – cantata per don Tonino Bello”.
L’opera, commissionata dall’Associazione di Alta Cultura Musicale “W. A. Mozart” di Tricase, guidata dal Maestro Giovanni Calabrese, che è anche Direttore Artistico, nasce dal lavoro congiunto di Davide Rondoni autore del testo, opinionista di Avvenire, dal 2006 conduce
“Antivirus” su TV 2000; e di Francesco Maggio autore della musica è un noto e apprezzato musicista, ha studiato musica elettronica, vive e lavora a Stoccarda. In essa si assapora tutto l’amore che don Tonino aveva per l’umano e il divino per il trascendente e il quotidiano.
La musica e la letteratura sapientemente ricamate da Rondoni e Maggio lasciano trasparire e comprendere in un meraviglioso dialogo tra le arti l’importanza e l’attualità del grande patrimonio che rappresentano gli insegnamenti e il pensiero e la testimonianza di uno dei più illustri figli di Puglia.Don Tonino Bello ha lasciato un ricordo indelebile nel cuore di quanti l’hanno incontrato e conosciuto. Le opere, le omelie, le poesie, la vita di don Tonino sintetizzano la storia di un popolo (salentino e pugliese) che seppur nelle difficoltà ha saputo lavorare e crescere, vivere e sopravvivere, accogliere ed integrare chi, in stato di bisogno, qui è approdato.
“Ai tremendamente vivi – cantata per don Tonino Bello” sarà eseguita da una piccola orchestra da camera, diretta da Giovanni Pellegrini, da Pierluigi Camicia al pianoforte concertante, da Enza Pagliara, nota cantante de “La Notte della Taranta”, voce di pizzica, e da Davide Rondoni come voce recitante e Giuseppe De Marco, Co-Direttore Artistico.I partner dell’iniziativa culturale sono la Diocesi Ugento - S.Maria di Leuca, Il Parco Culturale Ecclesiale “ Terre del Capo di Leuca ‐ De Finibus Terrae”, l’Ufficio Nazionale per la pastorale del turismo, tempo libero e sport CEI Conferenza Episcopale Italiana, l’Associazione Concertistica AUDITORIUM, l’Ente Formativo ASCLA, il Centro Artistico Internazionale del Mediterraneo e la Città di Tricase.
L’opera, che sarà eseguita in luogo sacro che vide al suo esterno, il 30 ottobre 1982, il Servo di Dio ricevere l'ordinazione episcopale, è un prodotto di elevata qualità, in continuità con la tradizione artistica dei grandi compositori pugliesi (Leo, Paisiello, Rota) e allo stesso tempo è in linea con i gusti del pubblico cui è rivolto (ragazzi, famiglie, mondo della cultura) senza tralasciare le attuali innovative tendenze culturali in termini musicali.
Oggi don Tonino Bello è un uomo della storia che per la sua limpidezza di pensiero e il suo amore per la verità, per gli uomini e in particolare per i poveri è ancora amato da numerosissimi fedeli e non; il suo pensiero e la sua testimonianza sono ancora profeticamente attuali. Attraverso l’arte si intende diffonderne il carisma, perché in una società globalizzata nell’economia, nelle relazioni e nella società, tanti possano conoscere, comprendere e a loro volta valorizzare il pensiero e la figura di un uomo, figlio di Puglia, apprezzato in tante parti del mondo.
Il Maestro Giovanni Calabrese dichiara: “Abbiamo voluto commissionare quest’opera a due grandi artisti del nostro tempo perché crediamo che in questa fase storica, in cui con maggiore impegno le genti di Puglia, e non solo, sono chiamate ad accogliere ed integrare quanti in difficoltà sbarcano sulle nostre coste, sia necessario indicare l’esempio di don Tonino Bello, perché la gente spalanchi il cuore e perpetui una tradizione e un modo di essere accogliente per si attuare quella che egli amava definire “la convivialità delle differenze”.
Abbiamo posto alcune domande al dott. Dario Martina, presidente del Consiglio Comunale straordinario sulla 275 svoltosi il 12 ottobre
Come giudichi i lavori e l’esito del consiglio comunale?
Soddisfatto per la risposta e la partecipazione della comunità, ad un tema purtroppo atavico, e ancora per il clima, nonostante il confronto sempre accesso, di rispetto e osservanza tra le parti. Si è potuto a mio avviso dare una oggettiva informazione, e una conoscenza dettagliata e aggiornata dell’opera in esame, all’intera cittadinanza grazie alla relazione tecnica, particolarmente minuziosa ed esaustiva, dell’ing. Paglialunga. Credo, ancora, che lo stesso Consiglio Comunale, con tutti i suoi membri, si sia, nel corso della serata, arricchito del contributo fornito dalle Associazioni, dai Comitati e dall’apporto dei cittadini.
Alla luce del dopo ritieni che sarebbe stato più opportuno ascoltare prima i cittadini e dopo i rappresentanti politici?
Impegni istituzionali degli ospiti politici richiedevano un loro intervento entro una determinata fascia oraria. La relazione tecnica, con le sue dettagliate valutazioni metodologiche, ha necessariamente assorbito un tempo considerevole, ragion per cui tutti gli interventi sono slittati e di conseguenza, per quanto detto sopra, non si è potuto dare parola prima ai cittadini. La ratio seguita, condivisibile o meno, è stata quella di consentire agli attori protagonisti, ossia ai Consiglieri Comunali, la piena possibilità dell’ascolto, nel limite del possibile, di tutte le diverse visioni socio-politiche, in un Consiglio aperto che non era chiamato a deliberare.
Ritieni si possa procedere con un referendum cittadino?
È una risorsa prevista dal nostro Regolamento e disciplinata dallo Statuto nella quale è richiesta una capillare informazione che prepari il cittadino ad esprimersi su interventi ed argomenti relativi all’amministrazione di comunità. E’ pur vero, però, che la Politica deve fare sintesi e, dopo un periodo di ascolto e riflessione, i rappresentanti comunali, per effetto e con l’onere attribuito loro dal risultato elettorale, in una visione di futuro e sviluppo sostenibile della città, devono caricarsi di responsabilità decisionale.
Il Consiglio Comunale di Tricase in passato si è già espresso sulla 275. Tornerà a farlo?
Ogni qualvolta nuove esigenze/risvolti lo richiederanno nell’interesse del territorio, abbandonando ogni visione miope, il Consiglio Comunale potrà sempre esprimersi per il rispetto che esso deve alla sua comunità. La convocazione di questo compete ed è effettuata dal Presidente del Consiglio, il quale è comunque tenuto a riunire l’Assise qualora richiesto da un quinto dei Consiglieri o dal Sindaco.
Dal 23 al 26 ottobre 42 rappresentanti sloveni in visita – studio presso il GAL Capo di Leuca
Il GAL “Capo di Leuca”, unica Agenzia di Sviluppo Locale italiana, scelta come caso studio dalla Rete di Sviluppo Rurale e dal Ministero dell’Agricoltura della Slovenia. 42 rappresentanti di istituzioni slovene, dal 23 al 26 ottobre, saranno ospiti in una visita – studio alla scoperta delle “best practices” realizzate dal GAL nei settori dell’artigianato locale, del turismo rurale, del paesaggio, dell’ambiente e della cultura.
La Rete di Sviluppo Rurale Sloveno oltre a coordinare le attività svolte dai GAL, realizza interventi di cooperazione, informazione, formazione e promozione sullo sviluppo locale di tipo partecipativo e sullo sviluppo rurale sia a livello locale che a livello internazionale.
I 42 ospiti sloveni rappresentano Amministrazioni comunali, GAL, Centri e Agenzie di Sviluppo Regionali; lo scorso anno, la visita – studio è stata effettuata in Portogallo mentre quest’anno a livello europeo è stata scelta l’Italia e, nello specifico, il GAL Capo di Leuca.
Durante la loro permanenza i rappresentanti sloveni incontreranno il Rag. Rinaldo Rizzo, Presidente del GAL Capo di Leuca, il Dott. Giosuè Olla Atzeni, Direttore del GAL Capo di Leuca, i Consiglieri di Amministrazione e lo staff operativo del Gruppo di Azione Locale, i Sindaci del territorio per conoscere la strategia che sarà attuata con il PSR Puglia 2014 -2020, ma, soprattutto, per studiare il modello di sviluppo e i risultati ottenuti nei ventisei anni di attività, dal 1992 ad oggi.
Sarà questa anche l’occasione per incontrare i dirigenti regionali del Dipartimento Agricoltura e Sviluppo Rurale e del CREA - Rete Rurale Italiana che illustreranno in dettaglio le procedure e la normativa per l’attuazione LEADER 2014-2020 in Italia e in Puglia.
“Questo evento rappresenta un importante riconoscimento all’operato non solo del GAL del Capo di Leuca ma anche di tutti i GAL pugliesi – dichiara Giosuè Olla Atzeni, Direttore del GAL - che continuano ad essere punto di riferimento a livello europeo per la qualità del lavoro svolto e per gli importanti risultati raggiunti nell’ambito dello sviluppo locale. La visita consentirà di allacciare nuovi rapporti di collaborazione e sarà un’importante occasione di crescita basata sul confronto, sullo scambio e sul trasferimento di esperienze e di conoscenze”.
di Alessandro Distante
Non è stata una bella pagina di confronto e di ricerca democratica del bene comune.
L’idea di ascoltare tutti gli attori in campo e prestare attenzione a tutti gli interessi era positiva ed apprezzabile; buona la decisione di convocare un Consiglio Comunale Straordinario aperto ai cittadini, alle associazioni ed ai rappresentanti politici ed istituzionali.
Tuttavia molte cose non sono andate per il verso giusto. Innanzitutto la lunga e talvolta poco tecnica relazione illustrativa da parte del Tecnico ANAS, in alcuni tratti apparso più impegnato a rispondere ad antiche accuse che ad illustrare le problematiche delle varie soluzioni possibili;
poi interventi di rappresentanti politici più attenti ai rapporti verticali con il Governo (del quale si sono dichiarati addirittura portavoce) che a quelli orizzontali e cioè della appartenenza al livello di rappresentanza comunale o regionale; quindi scambi non proprio edificanti per una assise istituzionale; ma, al fondo, una articolazione degli interventi che ha “favorito” i rappresentanti delle Istituzioni più che dare spazio alle istanze della cittadinanza, sia essa organizzata o meno.
Certo gli impegni (sempre numerosi) dei rappresentanti delle Istituzioni ha imposto di dare la precedenza a chi veniva da fuori come ha spiegato il Presidente Martina, ma se l’idea era quella dell’ascolto dei cittadini, oltrechè ovviamente dei rappresentanti delle Istituzioni, lo scopo non mi sembra raggiunto.
Manca ad oggi un momento di sintesi. Dopo un incontro alle Scuderie prima dell’Estate, non ha fatto seguito alcun momento di sintesi e di proposta, fino a ripetere sostanzialmente lo stesso incontro a metà ottobre.
L’immagine di Tricase che ne è venuta fuori non è esaltante; la Città, nelle sue espressioni politico-istituzionali, è apparsa attendista ed inutilmente spettatrice. Se la politica è il momento della sintesi per il perseguimento dell’interesse comune, è l’Amministrazione che è chiamata a questa sintesi assumendosi la responsabilità delle scelte.
Diversamente si aggrava il rischio, già emerso nel corso del Consiglio Comunale e poi acuitosi nei giorni seguenti, di un isolamento di Tricase rispetto a tutto il Capo di Leuca.
Difendere alcuni ettari di terra è importante, ma difendere e proporre un’idea di ricerca del bene comune esteso ad un vasto territorio che includa Tricase ma che abbia al centro l’intero Capo di Leuca è altrettanto importante.
di Antonio Caprarica
Non c’è nulla di più ingannevole dell’aria mite della parola “volantino”.
Al contrario, il volantino è uno squillo di tromba, un segnale d’allarme , può arrivare a diventare come nell’ormai remoto Sessantotto- un richiamo di guerra.
Il volantino, figlio prediletto dei ciclostili sessantottini, è in realtà l’erede in linea diretta del pamphlet , o libello, equivalente settecentesco degli odierni social, ma al contrario di questi corrivi con l’assolutismo del futuro- nemico giurato della tirannide e dei privilegi dell’ ancien règime.
Insomma, il volantino come il suo antenato è a caccia di magagne, prepotenze e malefatte , le denuncia e le mette in scacco, ma non per puro spirito giustizialista.
Al contrario, l’obiettivo è offrire alla società gli strumenti informativi indispensabili al discorso pubblico, sempre così carente in Italia. E nel Mezzogiorno più che mai.
Perciò, ogni volantino e quello di Tricase in modo speciale è un grido di libertà : di stampa, di informazione, di opinione, e sappiamo tutti benissimo che questi diritti non sono mai acquisiti per sempre. Alessandro Distante e il gruppo di persone radunate attorno al Volantino ( con la maiuscola…) sono dunque da considerare sentinelle delle nostre libertà, e in verità il Premio di cui mi onoro di essere stato il primo recipiente- è piuttosto a loro che andrebbe consegnato.
Penso che idealmente sia proprio quello che fanno tutti coloro che lo ricevono.