di Alessandro Distante
Musica, poesia e pittura nella splendida Chiesa dei Domenicani hanno degnamente ricordato don Tonino Bello nello spettacolo organizzato da Giovanni Calabrese e svoltosi il 28 ottobre.
Le musiche del concertista originario di Depressa Francesco Maggio hanno ben rappresentato un fondamentale insegnamento del Vescovo prematuramente scomparso: scoprire il bello in tutto ciò che ci circonda.
Per questo l’opera musicale riecheggiava e metteva insieme in una convivialità delle differenze: echi di pizzica, di balli balcanici, di bande, di musiche antiche e moderne.
Una musicalità fresca e moderna nello stile comunicativo di don Tonino, testimone e trasmettitore di antiche ma sempre attuali verità.
Alle musiche, eseguite dall’Orchestra da camera diretta da Giovanni Pellegrini, si sono associati i testi scritti e letti da Davide Rondoni, poeta ed opinionista di Avvenire che ha saputo mettere in versi i fondamentali insegnamenti di don Tonino rappresentato come una figura sempre in movimento dal volto scavato come il tronco di ulivo.
Le incursioni di Enza Pagliara nota cantante de La Notte della Taranta hanno inserito suggestioni della tradizione e dell’antica saggezza popolare.
Sullo sfondo uno splendido pittura di Giuseppe Alessio, un artista che sta portando in tutta Italia le immagini pittoriche del Vescovo di Molfetta.
Le note di Francesco Maggio hanno consentito al pubblico di Tricase di conoscere un artista locale. “Lo incoraggiai io a seguire la sua passione, e dopo ha preso il volo”,afferma don Flavio Ferraro, parroco della Chiesa dove don Tonino svolse il suo ministero a Tricase.
Ora Francesco Maggio vive a Stoccarda e svolge la sua attività ci compositore e promotore musicale in Italia e all’estero. La sua musica è stata programmata in diversi festival e sale, dagli Stati Uniti alla Finlandia, dal Venezuela alla Svezia, dall’Argentina all’Uruguay.
Nel 2009 e 2010 ha tenuto alcune conferenze ad Helsinki e Venezia sulla propria musica e sul suo concerto per tromba e orchestra “Il suono illuminato”, commissionato dalla Fondazione I pomeriggi Musicali di Milano.
Dal 2013 Maggio conduce una ricerca etnomusicologica sul Mugham, la musica tradizionale azerbaijana patrimonio immateriale dell’Unesco.
Nel 2014 viene selezionata la sua opera elettroacustica “Aus dem Meer” dal collettivo Vox Novus di New York venendo così eseguita per la prima volta in forma di danza.
La sua musica elettroacustica ed in particolare i brani “Maz Out! 2.0” per clarinetto basso o contrabbasso ed elettronica e “Sax Out!” per sassofono contralto e suoni su supporto sono stati spesso motivo di conferenza in molte Università sudamericane e all’Acadèmie de musique Prince Ranier III di Monaco.
di Nunzio Dell'Abate
Con una recente determina, il Responsabile del Settore dei Lavori Pubblici ha affidato ad una ditta l’incarico di provvedere, dietro il corrispettivo di € 45.000, alla manutenzione ordinaria (rattoppi e colmature di buche) di determinate vie cittadine.
Se pur non esaustiva senz’altro una buona decisione, visto il precario stato del manto stradale che, oltre ai disagi per gli utenti ed alla cattiva immagine per la Città, origina un notevole contenzioso con pesanti ripercussioni sul bilancio comunale.
Certo un po' azzardata è stata la tempistica dell’intervento, ancora in corso, alle soglie della stagione invernale e nel pieno di precipitazioni e temporali.
Ma ciò che più ha attirato l’attenzione è stato il criterio di scelta delle strade su cui intervenire. Nella determina, difatti, si legge: “l’Amministrazione Comunale ha provveduto a segnare a questo ufficio le seguenti strade” e di seguito l’elenco.
Si è pensato, forse gli Amministratori avranno le competenze tecniche per individuare le strade più disastrate e più insidiose per la circolazione pedonale e veicolare? Avranno redatto una relazione tecnica con i criteri seguiti e le misurazioni del caso? Niente di tutto ciò.
Basta recarsi in Ufficio e chiedere. Ci sono solo dei fogli ove è riportato a mano, ma con bella grafia, un elenco di strade, senza alcun altro dato.
Non ci vuole molta fantasia per comprendere quale sia stato il criterio selettivo usato dagli Amministratori…
Se questi sono i Cambiamenti annunciati nel modo di amministrare la cosa pubblica, vien nostalgia della Prima Repubblica!
Un buon Amministratore, nell’ottica dei principi di trasparenza efficienza e razionalità, dovrebbe determinare le risorse economiche da impiegare e l’indirizzo politico da seguire (rischiosità, maggiore frequentazione, ecc.), lasciando al funzionario comunale l’individuazione concreta delle arterie stradali su cui intervenire, con la relativa scala di priorità.
Un buon Amministratore dovrebbe programmare, in sede di bilancio, il rifacimento integrale di quelle strade che presentano maggiori criticità e sulle quali ormai riparazioni “volanti” si rivelano inutili e dispendiosi palliativi.
Magari utilizzando, e non disperdendo in mille altri rivoli, le ingenti somme ricavate dalla T.A.S.I., dalle sanzioni amministrative per la violazione delle norme del codice della strada, dai proventi da parcheggi custoditi, dalle concessioni edilizie e dalla concessione del suolo pubblico, tutte entrate che dovrebbero avere proprio questa destinazione specifica.
Un buon Amministratore dovrebbe adottare un regolamento comunale per scremare ed ordinare le disposizioni che si sono succedute nel tempo in materia di ripristino delle sedi stradali interessate da interventi per sottoservizi pubblici e/o privati.
E per rendere più rigida la previsione di idonee garanzie da parte di chiunque manometta il suolo pubblico e di adeguate sanzioni in danno degli inadempienti. Ma anche la predisposizione di controlli in corso d’opera e verifiche finali.
Ci sarebbe veramente tanto da fare, se si vuole Cambiare per davvero!
Mercoledì un incontro a Tricase con Ernesto Abaterusso
e l'assessore regionale Giovanni Giannini
Mercoledì 14 novembre alle ore 18.00, presso la Sala del Trono del Comune di Tricase, si terrà un incontro pubblico con il Presidente del Gruppo consiliare LeU/I Progressisti in Regione Puglia Ernesto Abaterusso e l’Assessore Regionale ai Trasporti e Lavori Pubblici Giovanni Giannini per confrontarsi sulle opportunità e sfide di sviluppo del territorio del sud Salento.
L’evento, promosso dal Gruppo Consiliare LeU/I Progressisti della Regione Puglia, vedrà tra gli altri la partecipazione del neo Presidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva e dei Sindaci dei Comuni di Tricase, Tiggiano, Poggiardo, Alessano ed Ugento.
Modererà l’incontro il Consigliere Comunale di Tricase Nunzio Dell’Abate.
Il dibattito spazierà dalle Aree Interne ai Programmi d’Area Integrati, dalle Zes alle infrastrutture, con un particolare riferimento alla metropolitana di superficie del Sud Salento.
di Pino Greco
Finalmente abbiamo capito di che “ pasta ” politica è la nostra Amministrazione Comunale:
di CENTROSINISTRA ?
Il 31 ottobre si è votato per eleggere il Presidente della Provincia.
Alle urne soltanto sindaci e consiglieri comunali.
E' stato eletto Stefano Minerva nuovo presidente della Provincia di Lecce.
Il sindaco di Gallipoli, candidato col centrosinistra ha raccolto circa il 58%.
Battuto il candidato del centrodestra, Marra, sindaco di Squinzano conil 41%.
Dunque, numeri alla mano è stata una disfatta del centrodestra.
La nostra Amministrazione Comunale ha votato a favore del centrosinistra ?
Si sa, il voto è segreto ma le voci che girano a Palazzo Gallone e in Città sono le seguenti:
tre consiglieri comunali sono rimasti fedeli al centrodestra;
il resto, sindaco incluso, hanno dato una mano al giovane presidente Minerva.
Dunque, facendo due conti, la maggioranza si è schierata con il centrosinistra ?
Non è certo…Ma queste notizie fanno pensare tante cose…
di Antonio Turco
Il tema dei ragazzi che vanno via è un tema sociale ma per tanti aspetti è anche un tema personale che tocca le famiglie.
In entrambi i casi è un fenomeno che mette in crisi il nostro sistema: la nostra società si priva di un apporto intellettuale e le nostre famiglie si dimezzano.
Perché vanno via ? Non è difficile in fondo capire il fenomeno, i nostri figli conoscono molto meglio di noi il mondo da cui sono attirati, lo sanno decifrare meglio, e in genere ne conoscono meglio il funzionamento e vanno via come un qualsiasi animale lascia un habitat dove non esistono più spazi di vita.
A questo punto sorge naturale la domanda: in che razza di mondo, noi, qui, viviamo?
Al punto da spingere i nostri figli ad andare via a prescindere? E' una domanda lunga, e chi resta qui non può pensare di ignorarla. Certo, è ormai evidente il crescente contrasto tra un mondo sempre più specializzato, programmato e organizzato, con maggiori sbocchi professionali e la nostra società tutto sommato ancora arcaica.
Anche se non bisogna dimenticare che, almeno qui da noi nel Basso Salento, si sono succedute due crisi terribili, che hanno lasciato una scia di dolore e di sangue, e vissute nel silenzio, con la grande dignità cui ci hanno abituati e nella quale ci siamo formati.
Ed è forse questo il principio ispiratore utile per cercare di risollevare la testa, e non lasciar scivolare questa terra verso un destino che non merita. Ognuno di noi, ne sono sicuro, ricostruirebbe la propria casa qui, e se dovesse decidere dove vivere continuerebbe a vivere qui, ma non è possibile ignorare che ci troviamo in una fase di sorda rassegnazione, di immobilismo, di speranze perdute.
I figli che vanno via non risolvono i problemi di questa terra.
A Tricase si gioca d'azzardo spendendo più di 20 milioni di euro l'anno, a Tricase non si spende più per investire, per progredire e creare lavoro, la qualità umana va regredendo, l'intelligenza e la lungimiranza sono in estinzione, manca un modello di sviluppo economico e tutte le nostre attività economiche sono a rischio, abbiamo un turismo largamente male e sottoutilizzato, il nostro patrimonio paesaggistico è considerato solo per i suoi aspetti naturalistici ma non per la parte sociale ed economica, in sintesi, abbiamo dentro una malattia non dissimile dalla xylella degli ulivi.
Né vale la pena mettere in mezzo la politica, la sua insufficienza di questi ultimi anni è l'effetto dei nostri problemi e non la causa, è un problema che emana da un impegno civile insufficiente, e dalla scarsa qualità del voto.
Se è questo il mondo nel quale si muovono i nostri figli, questo mondo va migliorato, anche per un fatto di decoro generale, migliorandolo anche con il contributo dei nostri figli.
Che si ritorni quindi a discutere ed a pensare positivamente. Si può concepire tutto, tranne una resa morale e intellettuale.
Che questa resti la terra dei genitori e dei figli e non venga abbandonata a sé stessa.
Tricase, 10 novembre 2018
Continua a sgretolarsi. La Torre del Sasso nell’indifferenza totale, cade pietra dopo pietra.
E’ di questi giorni che ci sono stati altri crolli
A lanciare l’allarme sono i cittadini:”non c’è più tempo, la vecchia Torre continua la sua frantumazione. Continua a cadere. Della questione, qualche mese fa è stato interessato il sindaco Chiuri che, dopo avere avuto un primo contatto informale con i dirigenti del Demanio, proprietario della Torre, ha assicurato un intervento:
“Cercheremo di attivare subito le migliori strategie valutando se il Demanio ha risorse per mettere in sicurezza e recuperare quanto possibile. Altrimenti, il Comune di Tricase è pronto a chiedere l’assegnazione del bene e a impegnarsi per trovare i fondi per un restauro e risanamento conservativo. Anche perché la torre è inserita all’interno degli itinerari del Parco regionale, altro ente che di certo ce l’ha a cuore e che provvederemo a coinvolgere ”.
Ad oggi, siamo quasi a fine anno, la Torre resta gravemente ferita.
Aspettiamo che crolli come l’Acait ?
di Cesare Lia
Sabato 10 novembre, alla presenza di Mons. Vito Angiuli, sarà riaperta al culto, ristrutturata, la Cripta della Madonna del Gonfalone di S. Eufemia.
Un sito rimasto per secoli abbandonato, da quando i monaci basiliani abbandonarono questa terra, e divenuto, per anni, discarica e deturpazione. Solo i cittadini di S.Eufemia hanno conservato nel tempo la venerazione e la frequenza. Anticamente, però, era una meta di culto e, nella ricorrenza della festività della Madonna, di una consistente fiera e mercato.
Nel tempo, considerato che S, Eufemia era una parrocchia appartenente all’Archidiocesi di Otranto ed anzi era Baronato di quell’ Arcivescovo, era stato notevolmente ridotto il culto tanto da trascurarne anche la manutenzione. Nei secoli passati, considerata la scarsa presenza dei cittadini, qualche prelato aveva provveduto, tanto per tenere pulito l’ambiente, di pitturare a calce le pareti interne della Cripta, coprendo gli affreschi esistenti ma lasciando incustodito il sito tanto da essere spogliato di quei pochi oggetti che si potevano asportare, tra cui un’acquasantiera e un affresco importante raffigurante la Vergine Maria.
Fu il Maestro Vincenzo Ciardo che, negli anni 1950, si impegnò, usando una tecnica particolare, a riportare alla luce alcuni affreschi che a noi erano sconosciuti. Il suo impegno artistico, la sua lontananza dalla nostra terra e, poi, la sua morte, non hanno consentito di terminare l’opera e di godere la bellezza. La storia e l’importanza della struttura.
Negli anni 1970, avendo spostato la mia resistenza da Specchia a Tricase, approfittando del mio stato di Ispettore onorario della Sovrintendenza ai Monumenti, ripresi il discorso del recupero della Cripta, spinto anche dalle ruberie precedentemente verificatesi. Proposi alla Sovrintendenza di Taranto un intervento in merito ma, com’era in quei tempi, ebbi un netto rifiuto perché si riteneva inutile recuperare monumenti secondari quando l’Italia era piena di castelli ed insediamenti ritenuti più importanti.
Allora, unitamente al Prof. Vincenzo Cazzato e con l’intervento di molti cittadini volenterosi di S. Eufemia, che misero del loro in lavori ed opere, riuscimmo a ripristinare la fiera ed il mercato del 22 agosto, rimettendo in condizioni igieniche e strutturali la Cripta ed il suo contenuto.
Le operazioni più importanti che realizzammo furono quelle dello svuotamento del locale adiacente la cripta, l’apertura e sistemazione dei lucernai, il posizionamento dei cancelli in ferro per evitare altri furti e la permuta, tra il Comune di Tricase e il Sig. Ingletto, di un terreno sovrastante la cripta con altro fronteggiante la strada provinciale Tricase-SS. 275, relitto della stessa, per proteggere il tetto della Cripta sottostante.
Alvaro Cavalieri, poi, regalò la campana della quale la Cripta nel tempo era stata spogliata!
Il resto e la piena efficienza del monumento è dovuta a don Michele ed a Mons. Vito Angiuli artefici dell’importante recupero odierno. A loro il grazie di aver restituito ai cittadini la reliquia di un passato importante ed intorno al quale saranno accaduti avvenimenti a noi sconosciuti come, forse, era sconosciuto quello che oggi vi propongo !
Il tenace opposto, alto 198 cm, classe 91 arriva dal Marcianise squadra di serie B dove giocava nello stesso girone del Tricase. Di Florio è uno degli atleti più rappresentativi della serie B, non è stato facile sottrarlo alla squadra campana, solo la bravura della società e la volontà dell’atleta hanno potuto definire l’arrivo a Tricase dell’opposto campano.
Di tutto rispetto il curriculum dell’atleta salernitano che ha giocato anche a Macerata ( B1), Ottaviano ( B2) e Aversa ( A2).
Neppure il tempo di “ riflettere” e sabato, ore 16.30 si torna a giocare.
La Fulgor sarà impegnata a Ischia.
L’ultimo arrivo Di Florio raggiungerà i nuovi compagni sull’isola del Golfo di Napoli, dove si metterà a disposizione di mister Marano.
Intanto in Città cresce sempre più la febbre da pallavolo
Due Lune Teatro Tenda
sabato 10 novembre 2018 ore 21.30
ALICE IN SUPERFICIE
(Studio dimensionale e degli effetti di superficie del linguaggio)
Alice in superficie è un gioco del senso e del non senso, un caos-cosmos, dimensioni che si spiegano e si ritraggono in effetti non causali del tempo, parole insolite, codici e decodificazioni, un contenuto ed un contenitore psicoanalitico profondo.
informazioni
Produzione: Due Lune Teatro Tenda
Compagnia: Due Lune Teatro
Genere: teatro sperimentale e di ricerca
Regia: Giovanni Probo
Con: Lara Coclite, Marcello Sanapo
Fascia d’età consigliata: dai 14 anni
Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti; donazione gradita
Due Lune Teatro Tenda via Antonio Micetti, 2 73039 – Tricase (Le)
tel. +39 328 1569326
Portale web: www.teatrotendaduelune.org
Mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Fb: due lune teatro tenda
di Giuseppe R. Panico
Correva l’anno 1918 e alle idi di novembre (4 nov.), un secolo fa, finiva con la nostra vittoria la Prima Guerra Mondiale.
Fu la guerra dei nostri nonni che, allora giovani, morirono a centinaia di migliaia assaltando le trincee nemiche, per malattie, per gelo ed anche per fame.
I sopravvissuti, i reduci, i feriti tornarono a casa con le loro sofferenze ed i loro ricordi, con un’Europa profondamente cambiata, un’Italia geograficamente più estesa ed una nuova identità nazionale.
La Seconda Guerra Mondiale, appena un ventennio dopo, portò invece ad una Italia ridimensionata, politicamente e militarmente distrutta e a città e popolazioni bombardate ed affamate.
La storia non è altro che un alternarsi di guerra e pace, di distruzioni e ricostruzioni, di vittorie e sconfitte, di eroismi e viltà. Lo dimentichiamo spesso o ci illudiamo che la pace che stiamo ora vivendo da oltre 70 anni, sia definitiva. Non pensiamo che questa è dovuta anche, o soprattutto, a quella Unione Europea, oggi da tanti osteggiata.
Non abbiamo più le numerose Forze Armate di un tempo, né una cultura militarmente aggressiva, ma una costituzione che ripudia la guerra, un Ministero della Difesa (e non più della Guerra) e spese militari ridotte all’ 1% del PIL, fra ì più bassi del mondo e la metà di quello previsto dagli accordi NATO.
Sospesa la leva (2005), i pochi cittadini in divisa sono ora dei professionisti ben visti ed apprezzati nelle tante missioni all’estero e nei nostri disastri naturali.
A loro ed al loro impegno e professionalità è affidata quella Difesa Nazionale che altri, privi di senso della storia e della realtà, vorrebbero anche abolire; forse convinti che sulle impervie strade della politica internazionale, gli incidenti o le guerre succedono solo agli altri.
Come ogni anno, il 4 novembre si celebra la giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate che tale unità rappresentano, come anche la giornata delle Associazioni d’Arma.
Il centenario della vittoria è una occasione per riaprire, anche nelle scuole, qualche libro di storia e prendere coscienza che il pianeta Terra, ed in particolare l’Europa, è stato da sempre un sanguinoso campo di battaglia.
“Torneranno i prati”, diceva Ermanno Olmi con il suo bel film sulla Prima G.M, quasi un invito a politica e cultura perché coltivino la pace. “Si vis pacem para bellum” ci dicono inoltre, con buon senso, gli antichi romani.
Un buon senso che non può prescindere dalla disponibilità di moderni mezzi militari e spiccate professionalità, come anche da quei valori etici e morali che alimentano il senso del dovere. Fino all’estremo sacrificio e poi la memoria dei caduti quale efficace medicina contro la sempre latente malattia della guerra.
Con la lunga pace, non abbiamo più la vivente memoria dei nonni, né le lacrime delle nonne nel ricordare fame e sacrifici domestici. Non abbiamo nemmeno abbastanza giovani padri o madri che formatosi, un tempo, anche attraverso il servizio di leva (adottato già nel 1861 anche per la formazione di una identità italiana attraverso l’unificazione linguistica, culturale e sociale), siano inclini ad infondere, nei loro ragazzi, (ma anche nella loro politica) un po’ di quei valori, convalidati da millenni di storia.
E quando quei valori svaniscono, o vengono sviliti, il paese ridiventa una mera espressione geografica, i militari dei mercenari dalla facile resa, i politici in predatori di voti e pubbliche risorse ed i cittadini in semplici sudditi che valgono appena un voto di scambio.
Le Associazioni d’Arma, diffuse in tutte le nazioni e istituite e regolamentate in Italia da apposite leggi, hanno il difficile compito di dare continuità a tale memoria e valori grazie al supporto delle amministrazioni locali che assegnano loro idonei locali.
Avviene anche in tutta la nostra provincia ove ben 19 comuni, Tricase compresa, sono pure sedi di gruppi ANMI (Associazione Nazionale Marinai d’Italia).
Con la grande differenza che Tricase ha sfrattato dalle loro sedi le sue preesistenti Associazioni d’Arma e in questi giorni ha assegnato i locali dell’ANMI, liberati a suo tempo per completare i lavori e dove l’ANMI ha chiesto da sempre di rientrare o di averne altri, ad una nuova ben diversa associazione.
Tanti giovani e vecchi marinai, militari in servizio ed in pensione, cittadini/e che condividono i loro principi, non possono che prendere atto di questo nuovo “valore” paesano.
Diceva il Presidente Kennedy in un suo discorso a favore di militari ed ex militari USA, riprendendo quanto rinvenuto su una vecchia garitta a Gibilterra: “Tutti adorano Dio e il soldato in tempo di guerra, ma quando la guerra è finita, Dio viene dimenticato ed il vecchio soldato disprezzato”.
Al monumento ai caduti, viene da avvicinarsi a quel soldato morente e ai tanti nomi dei nostri concittadini. Per porre una mano su quel bronzeo petto e tamponare la nuova grave ferita.
Forse insanabile, quasi mortale, inflitta ora alla sua memoria, non dal nemico in terre lontane, ma in patria dalle sue istituzioni.