Nostra intervista al Sindaco Chiuri

E’ la Domenica delle elezioni politiche. Il Sindaco Carlo Chiuri mi dà appuntamento davanti ad una Scuola che ospita alcune Sezioni elettorali. Dopo un grazie ai Carabinieri di servizio e dopo essersi accertato che tutto procede regolarmente, tra un saluto e l’altro, conversiamo sull’ACAIT.

E’ su questo, infatti, che gli ho chiesto un’intervista.

Sindaco, il crollo dell’ACAIT: solo colpa delle piogge o anche dell’incuria?

Non posso negare che le piogge siano state la causa ultima e scatenante i due crolli che si sono verificati a distanza di pochi giorni. Ma certamente le piogge hanno trovato una struttura sulla quale gli ultimi lavori di manutenzione sulla copertura risalivano a molti decenni fa, ai tempi precedenti la messa in liquidazione dell’ACAIT.

Qualcuno dice che è stata colpa dei pannelli solari.

Non sono un tecnico ma escluderei che il montaggio dei pannelli possa avere determinato un effetto pregiudizievole, anche perché il crollo non è partito da quella parte della copertura e i pannelli non erano infissi sulla copertura ma su blocchetti di cemento.

Pochi giorni prima del crollo vi era stato un sopralluogo. Di cosa si trattava?

Con il Responsabile dell’Ufficio tecnico feci fare un sopralluogo all’Agenzia del Demanio; si trattava di una sorta di ricognizione per poi definire ipotesi di intervento. Il Demanio, con la sua esperienza ed autorevolezza, avrebbe potuto dare un contributo sull’entità e sulle risorse necessarie per qualsivoglia successivo intervento.

Lei ha parlato di confronto aperto sull’ACAIT. Pensa di proporre un’idea progettuale e per quale destinazione d’uso?

Se nel corso di questi decenni successivi all’acquisto non si è proceduto nella direzione di una ristrutturazione e di una valorizzazione, ciò è dipeso anche da una confronto per nulla sereno che ha fatto perdere importanti occasioni ed opportunità. Questo lo voglio dire. Come pure voglio dire che il confronto che avvierò dovrà caratterizzarsi per senso di serietà delle proposte e per trasparenza nelle intenzioni. Ora che la situazione è di grave emergenza non si può perdere tempo e, per non perdere tempo, tutti, e dico proprio tutti, devono impegnarsi senza speculazioni ma con l’unico obiettivo di dare un contributo alla Città. La nostra idea, già annunciata in campagna elettorale ed anche in un’intervista al Volantino, è quella di destinare uno dei capannoni, quello più retrostante, a sede degli Uffici comunali. L’idea è quella di lasciare a Palazzo Gallone solo la Sala consiliare e l’Ufficio del Sindaco. Il resto, tutto all’ACAIT dove si possono recuperare anche ampi spazi a parcheggio. Per il resto io proporrò di partire dal padiglione crollato per ipotizzare un recupero della storia ma in maniera vissuta; non solo un museo da guardare ma anche da vivere. Per esempio si può pensare ad un mercato dei prodotti a chilometro zero e poi a spazi dove far gustare quei prodotti, così unendo la conoscenza alla valorizzazione e alla fruizione, riuscendo anche a far quadrare i conti e dare occasioni di lavoro.

In questi giorni Lei ha incontrato il vice presidente dell’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale, prof. Monte. Ci può dire qualcosa?

Il prof. Monte è persona di grande capacità ed esperienza che ha già lavorato proficuamente per il recupero di edifici di archeologia industriale del Salento, come, ad esempio, le Distillerie di San Cesario. Ho avuto modo di confrontarmi con lui su una prima ipotesi di lavoro ed ho registrato sintonia con la nostra idea di recuperare la storia dell’ACAIT e quindi innanzitutto riportare e far conoscere alle nuove generazioni il lavoro delle tabacchine e l’importanza non solo economica ma anche sociale di un’esperienza che ha segnato la vita di tante persone e di tante famiglie e soprattutto delle donne di Tricase.

E con la Soprintendenza quali sono i contatti e le prospettive?

Il complesso, essendo di proprietà del Comune ed avendo più di 70 anni è già di fatto vincolato. Ma la Soprintendenza apporrà un vincolo specifico e dedicato all’immobile. Ritengo che l’apposizione del vincolo possa dare uno specifico valore all’intero complesso e quindi favorire anche fonti di finanziamento utili al recupero e valorizzazione della intera struttura.

Con quali risorse si potrà ricostruire e ristrutturare il complesso?

Le risorse non sono facili da trovare ma non dispero; l’importante è avere un progetto forte e valido e poi la strada può essere percorsa. Del resto eravamo già partiti con un progetto da inserire nella Rigenerazione urbana partecipando al bando regionale per un investimento di 1 milione e mezzo che nel disegno finale coinvolge l’intera zona, con la Biblioteca di via Micetti, la Caserma dei Carabinieri e l’accesso da Piazza Santa Lucia. Penso anche ai prossimi Laboratori di fruizione, un bando che dovrà partire coniugando saperi, sapori, cultura e produzione. Potrebbe essere la strada giusta per realizzare quell’idea del mercato di prodotti locali e di loro degustazione.

Pensa di coinvolgere anche i privati per intervenire sull’ACAIT?

Non escludo una tale possibilità, anche perché i privati possono beneficiare di un credito di imposta del 75%. Magari si trovassero privati disposti a sponsorizzare il recupero anche di solo una parte dell’intero complesso.

Sull’acquisto dell’ACAIT vi furono, all’epoca, molte polemiche e divisioni nell’opinione pubblica. Qualcuno ancora ricorda il mutuo da pagare. Lei come giudica quell’acquisto?

L’acquisto fu un bene per la Città, perché l’ACAIT è una parte importante della storia dei tricasini e non solo di essi. L’acquisto ha evitato possibili speculazioni da parte di privati così impedendo che si ripetessero interventi edilizi che già in passato hanno fatto perdere importanti pezzi della storia di Tricase.

Pensa che dopo l’acquisto si sono persi tempo ed occasioni importanti per un intervento utile per l’ACAIT?

Nessuna delle Amministrazioni che si è succeduta nella guida di Tricase ha elaborato e perseguito una idea forte di recupero e valorizzazione dell’ACAIT; al di là del capannone ristrutturato e che da qualche anno viene utilizzato, per il resto è mancata una progettualità forte. E per questo si è perso tempo prezioso.

Quindi ci sono o non ci sono responsabilità politiche?

Non mi pare si possano escludere, ma non è tempo di guardare indietro; è giunto il tempo di guardare avanti e di rimboccarsi le maniche nell’interesse di Tricase, della sua storia e delle tante persone che hanno passato una vita a lavorare in quei capannoni.

L’intervista è finita; lascio il Sindaco e, ad attenderlo, altri cittadini che segnalano altri problemi;

insomma una Domenica bestiale, “ma sorride è sempre così e io sto al servizio di tutti, anche di Domenica”.

di Alessandro Distante

I risultati delle elezioni politiche hanno visto a Tricase, come in tutta Italia, il trionfo del Movimento 5 Stelle. 

Al secondo posto, ma a debita distanza, il Partito Democratico e poi a seguire, poco dopo, Forza Italia, e, ancora più lontani, Lega e Noi con l’Italia, seguiti infine da Liberi ed Uguali.

Al di là dei numeri, alcune generali considerazioni:

1) La competizione elettorale ha messo in crisi il criterio della territorialità. Diversamente non si spiegherebbe la sostanziale omogeneità dei risultati registrati in tutta Italia e in maniera particolare nelle due aree del centro nord e del centro sud. In quest’ultima i numeri del successo dei 5 Stelle sono pressocchè identici, come grosso modo identici sono i risultati degli altri partiti.

Ciò vuol dire che il voto ed il consenso hanno viaggiato a prescindere dal candidato e dal territorio.

Se mancano i luoghi dell’ascolto, del dibattito e della elaborazione di un progetto oltreché di formazione di una classe dirigente, può accadere che il consenso si formi più su sensazioni e suggestioni senza che il candidato abbia un peso determinante e che si crei attraverso canali omogeneizzanti, quali sono soprattutto i social.

2) La mancanza dei luoghi del dibattito, della elaborazione e della formazione pone, in prospettiva, un altro problema: sarà in grado l’eletto, da solo, di rappresentare al meglio il suo Collegio e potrà essere protagonista di un progetto di sviluppo del territorio che nasca dal basso e, siccome partecipato, sia significativo e di vero cambiamento?

Tutti hanno sottolineato l’assenza, in campagna elettorale, di una proposta sul Mezzogiorno e, per noi, di una proposta per il Salento che non andasse oltre i soliti luoghi comuni.

3) Il risultato elettorale viene in questi giorni spiegato per il disagio o il rancore dei cittadini, i quali hanno espresso, con il voto, la loro protesta.

Candidati calati dall’alto che si pongono come potenti taumaturghi; candidati da decenni sulla breccia e che hanno percorso l’intero cursus honorum ed anche di più ma sempre pronti a ricandidarsi; candidati affamati di potere e che, pur di raggiungerlo, sono disposti a cambiare, non importa se alla vigilia, casacca ed ideali (ammesso che li abbiano mai avuti).

Gli elettori hanno punito questi giochi e giochetti. Ma ciò non supera il problema della insufficienza di un voto se fosse solo di protesta.

Il voto antisistema non può essere sufficiente se non si trasforma in un voto per un progetto di sviluppo del territorio.
Questo ad oggi risulta più difficile da immaginare se capita di vedere eletti ancora illustri sconosciuti oppure se gli eletti sono chiamati a rappresentare un collegio talmente ampio da non avere una sua identità.

4) Tricase ha seguito l’onda nazionale senza neppure dare un segnale di attenzione, se non molto flebile, al candidato locale, invero soffocato, oltreché da una candidatura apparsa innaturale, anche da un Capolista incapace di essere uno del popolo ed unicamente nostalgico di un lontano passato e di un gozzo che –bisognerà pure avere il coraggio di dirglielo- non era del “potente assessore regionale Cesare” ma di Paolo che, seppure non potente, era quello che glielo aveva prestato altrettanto generosamente.

La verità alla fine deve pure vincere!

 

 

 

di Antonio De Donno

Adesso sarà il tempo della ricostruzione. Aver abbandonato gli elettori a se stessi, aver chiuso le sedi dei partiti annullando i luoghi di confronto e condivisione, aver governato in tempi di crisi con un autoreferenzialità fuori luogo e fuori tempo ha alimentato la protesta.
Protesta che abbiamo trovato in ogni casa e che ha schiacciato la nostra buona volontà di ricostruire la politica dall"interno.
 
Ma se ci abbiamo messo la faccia è perché ci crediamo e sarà nostro compito riannodare i fili della condivisione di un impegno politico, che in questa campagna elettorale ci ha costretti a grandi fatiche solo per aprire un dialogo politico con i cittadini, sfiduciati, arrabbiati e soprattutto non disposti a veicolare ad altri un messaggio politico.
La maggior parte dei cittadini da noi contattati ha scelto di preservare i propri rapporti con gli altri non "inquinandoli" con la richiesta di un consenso ad una politica non ritenuta meritevole, e di conseguenza il risultato è stato quello ottenuto.
Ma va rispettato il voto degli elettori e il ruolo della politica e della società civile organizzata dovrà necessariamente essere quello di tessitori di responsabilità condivise, dobbiamo aprire i luoghi del confronto e lavorare incessantemente verso il bene comune.
Da parte mia dire grazie  a tutte e tutti coloro che ci hanno sostenuto ed incoraggiato in questa campagna elettorale è dire poco. 
La passione e l'impegno fanno parte della mia e nostra vita quotidiana, andremo avanti  pronti a nuove sfide, la nuova sede in Via Moneta sarà il nostro laboratorio politico in cui condividere progetti concreti ed ascoltare i cittadini insieme al nostro consigliere regionale Abaterusso
 
Con  l'amicizia, la stima e l'affetto di sempre
 
 
Grazie a tutti di cuore
 
Antonio

La Redazione

L’8 marzo è la giornata della Donna

Si è fatto un gran parlare in questi ultimi tempi di donne e soprattutto di violenza ai loro danni

Sono temi che non possono essere dimenticati l’8 marzo che,come molte ricordano,non è una festa ma una giornata…

Tanti auguri a tutte le Donne

di Antonio Lia

Caro Direttore,

ho letto su vari giornali che tutti cercano di discolparsi della responsabilità per questo triste avvenimento che si è abbattuto su Tricase perché non si tratta solo del crollo di un edificio ma dell’ACAIT, della storia esaltante e dolorosa perchè ha causato la morte di 5 persone che combattevano per non perdere il lavoro, di un monumento alla crescita, al progresso che vedeva coinvolto tutto il Capo di Leuca, da un luogo che da più di 100 anni era simbolo della capacità di stare insieme, di consorziarsi, di fare rete come si usa dire oggi. Voglio ricordare che l’ACAIT non sta a cuore solo ai cittadini di Tricase ma a tutto il Capo di Leuca. In quell’ opificio hanno trovato lavoro cittadine e cittadini di tutti i paesi del Territorio che, grazie all’ACAIT, hanno potuto soddisfare le loro esigenze familiari. L’ACAIT sta a cuore anche a noi di Specchia che sentiamo il dolore, per quanto è accaduto, allo stesso modo delle Cittadine e Cittadini di Tricase, perché Specchia negli anni ’50 era ACAIT, a Specchia il Consorzio aveva fatto costruire il Magazzino “Palummaru”. Di Specchia è stato il primo Presidente dell’ACAIT, il Conte Domenico Bartolomeo Risolo.

La verità, niente di più sovversivo. Diciamola: senza puntare il dito contro nessuno.

Quando al Comune di Tricase venne eletto il dottor Antonio Musarò si aprì finalmente un dialogo con il GAL. Ero Presidente di quella struttura che doveva, al momento della sua Istituzione, essere localizzata a Leuca; siccome ho guardato sempre a Tricase come Città a capo di un’area vasta, quella del Capo di Leuca,  con il Consiglio di Amministrazione decidemmo che la sede del GAL doveva essere a Tricase. La prima sede del GAL furono proprio gli Uffici dell’ACAIT, poi fittammo alcune abitazioni e poi con l’aiuto di Emanuele Chiuri fummo ospitati al piano terra di Palazzo Gallone dove il GAL ha ancora la sua sede.

Il Sindaco Musarò credeva nel GAL e a quello che avremmo potuto fare insieme.

Il Sindaco di Specchia, per essere stato tra i primi ad aderire alla FilmCommission, aveva un posto in Assemblea. La FilmCommission, tra le tante vulcaniche iniziative, doveva localizzare 2 Cineporto, uno a Bari e l’altro era previsto a Lecce; in Assemblea riuscì a far comprendere la necessità di guardare alle periferie spiegando che dopo Lecce ci sono altri cento Comuni e che Leuca  dista da Lecce ben 80 Km che sarebbe stato opportuno avvicinarsi verso i Comuni del Capo di Leuca e istituire il 2° Cineporto a Tricase. Chiesi, per questo, un sopralluogo e il Direttore Generale Maselli si disse disponibile; parlai della mia proposta al Sindaco di Tricase e gli suggerii che per il Cineporto potevano essere messi a disposizione alcuni locali dell’ACAIT; il Sindaco si disse disponibile. Fissai un appuntamento con Maselli a Tricase presso il Municipio dove il Sindaco ci aspettava; insieme andammo all’ACAIT, visitammo tutto il complesso e Maselli si dimostrò entusiasta del recupero di parte dell’opificio. Mentre ci avviavamo all’uscita, entrammo nella nursery e a Maselli spiegammo che quello era l’asilo nido aziendale; l’ACAIT aveva creato una struttura prima che una legge nazionale o regionale lo prevedesse. Maselli restò attratto e rapito nello scoprire che, nell’estremo sud del Mezzogiorno d’Italia, un’Azienda fosse così all’avanguardia nei servizi all’infanzia e chiese al Sindaco se poteva prendere una sediolina dei bambini per portarla a Bari in modo che in Assemblea avrebbe potuto dire la sua impressione positiva del sopralluogo, mostrare e raccontare quel che aveva saputo sul Consorzio. Il giorno successivo un articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno parlava di furto all’ACAIT: “hanno rubato una sediolina della vecchia nursery”. Il dottor Maselli mi telefonò incazzatissimo dicendomi che per i Cineporto tutto restava come prima con le sedi di Bari e Lecce: “mi avete fatto passare per un ladro, scordatevi il Cineporto”.

Il Ministero dell’Industria, dopo la chiusura del Ministero della Cassa per il Mezzogiorno, divenne depositario delle risorse economiche, circa 100 Miliardi; con quei denari potevano essere recuperati edifici ormai dismessi. Ancora una volta pensai all’ACAIT; parlai con il Sindaco di Tricase della mia idea e trovai il dottor Musarò ancora una volta disponibile. D’accordo con il Sindaco invitai a Tricase l’Assessore Regionale all’Agricoltura Enzo Russo con il quale ci recammo al Consorzio, lo visitammo tutto. Russo restò colpito dall’edificio e si disse disponibile ad avanzare una proposta: i soldi ci sono, disse; possiamo benissimo accedere ai fondi ex Cassa per il Mezzogiorno perché le Regioni possono presentare proposte e questa mi sembra un’idea eccellente. L’Assessore Russo dopo poco tempo fu sostituito all’Assessorato con altro Consigliere Regionale con il quale non riuscimmo mai a parlare e procedere sull’idea di recupero dell’ACAIT.

Con l’Architetto Prof. Paolo Caputo docente al Politecnico di Milano, vecchia famiglia tricasina trapiantata a Napoli, ci siamo recati decine di volte a vedere dall’esterno il complesso ACAIT; abbiamo un poco anche fantasticato su quello che poteva essere realizzato; decidemmo di parlare con il Sindaco Musarò e il Professore Caputo gli spiegò alcune sue idee; Musarò si disse disponibile, poi si sciolse il Consiglio Comunale ed il Prefetto nominò il dott. Aprea Commissario. I rapporti con il GAL e  l’Architetto Caputo continuarono; presentammo, dopo averlo depositato al Comune (lavoro offerto al Comune di Tricase gratuitamente da Caputo), nella Sala del Trono il progetto per la riqualificazione del Complesso ACAIT: fummo quasi derisi e beffeggiati da alcune persone che avevano rivestito cariche pubbliche e da altri che le hanno rivestite dopo, tanto che il professore Caputo, amareggiato che la sua Tricase si era comportata in quel modo di fronte ad una offerta gratuita di un progetto che avrebbe potuto salvare e mettere in sicurezza e funzione l’ACAIT, andò via e non ha voluto in seguito più parlare di quell’argomento.

Il GAL nel 2011 aveva nel suo portafoglio più di 2 milioni di Euro da spendere nei Comuni che facevano parte della Società, incontrai i Sindaci per spiegare che, dividendo tra tutti i Comuni quella somma, non avremmo raggiunto nessun obiettivo per il territorio; se invece avessimo speso quella somma per un progetto che vedeva tutti i Comuni convolti e protagonisti avremmo realizzato un progetto che avrebbe dato risposte a tutto il territorio; i Sindaci si dissero d’accordo. L’idea, condivisa dal Commissario, era quella di ristrutturare buona parte dell’ACAIT, quella crollata era inclusa, fare nell’ACAIT la sede del GAL, creare un ambiente per un grande cervello elettronico da collegare con i Comuni aderenti al GAL, realizzare una galleria per promuovere i prodotti dell’Agricoltura e dell’Artigianato con una esposizione che durava tutto l’anno. Era previsto il recupero del frantoio oleario e il suo funzionamento con molitura ma che avrebbe potuto ospitare i turisti in degustazioni e farne un punto di commercio del prezioso alimento.

Andò via il Commissario e si tennero le nuove elezioni amministrative; fu eletto il nuovo Sindaco, si interruppe il dialogo che il Sindaco Musarò aveva avviato e si interruppero i rapporti con l’Assessore Regionale all’Agricoltura.

L’ACAIT ora è proprio incazzata per tanta trascuratezza, per tanto abbandono; così ha deciso pian piano di autodistruggersi. Ha già cominciato. Vogliamo fermarla mettendo in modo tutte le nostre forze e le nostre idee? Senza però demagogie ma con spirito di servizio per ridare vita a questo complesso pregnante di storia dell’intero territorio? Lo dobbiamo, sono sicuro che con molti saremo pronti a ricominciare.

Undici milioni e mezzo saranno gli investimenti sulle opere pubbliche previste dal Comune di Tricase per l’anno in corso.

E’ questo uno dei punti del Programma annuale approvato dalla Giunta Comunale il 15 febbraio.

Alla spesa si farà fronte con fondi comunali per 56 mila euro, con mutui della Cassa Depositi e Prestiti per circa 470 mila euro; circa 10 milioni deriveranno da entrate aventi destinazione vincolata per legge (Fondi comunitari, Contributi regionali e provinciali) ed euro 420.000 con fondi interreg Italia-Grecia assegnati allo IAMB per l’esecuzione dell’intervento “Ampliamento del centro esistente di formazione e divulgazione avamposto mare”.

PALAZZO GALLONE

Alcuni interventi riguarderanno Palazzo Gallone: sono previsti lavori di restauro e consolidamento dei paramenti murari delle facciate esterne e la valorizzazione della Sala del Trono e dell’ala sud est e sud ovest del primo piano. L’intervento di urgenza si è reso necessario stante le copiose infiltrazioni dovute alle recenti piogge all’interno della struttura muraria della facciata prospiciente piazza don Tonino Bello e Vico Vincenti. L’intervento riguarda il ripristino del sistema di scolo delle acque meteoriche, l’eliminazione delle essenze vegetali infestanti, il consolidamento statico di elementi lapidei distaccati e la risarcitura dei giunti.

PISCINA DI MARINA SERRA

Con un finanziamento di un milione e mezzo, rinvenienti da Fondi comunitari, nel quarto trimestre dell’anno saranno avviati i lavori per la messa in sicurezza e mitigazione del rischio geomorfologico del sito denominato Piscina in Marina Serra. In particolare i lavori interesseranno la ricostruzione delle parti interessate da fenomeni di dissoluzione ed erosione e dove sono presenti gli anfratti si interverrà riempiendo le fratture con resine; il tutto rinforzato con reti metalliche in acciaio inox colorate.

BIBLIOTECA DI VIA MICETTI

Altri lavori per circa un milione di euro, ancora una volta con Fondi comunitari, interesseranno la Biblioteca di via Micetti. Oggetto dell’intervento saranno il recupero del piano seminterrato ed altri lavori per rendere fruibile l’intero immobile anche con la realizzazione di un impianto ascensore che possa servire ogni piano; il tutto per realizzare nuove esperienze: scambio di libri, esperienze ludiche applicate alla lettura, storie narrate, sceneggiatura disegnata, abbattimento delle barriere percettive culturali, religiose e di genere.

CAMPO PALLAVOLO E BASKET

Con fondi comunali, nazionali e comunitari si dovranno trovare 200.000 euro per lavori di sistemazione aree esterne e adeguamento alle norme di sicurezza del campo coperto di pallavolo e basket.

EDIFICI SCOLASTICI

E poi interventi sugli edifici scolastici da quello di via Apulia, ai solai della scuola elementare di via Roberto Caputo, alla scuola primaria e dell’infanzia di Lucugnano.

PARCO CITTADINO

Ed infine lavori di sistemazione del Parco cittadino  in zona Lama (2° lotto) e di completamento per la messa in esercizio della rete irrigua per il riutilizzo delle acque reflue depurate, affinate e sterilizzate.

STRADE E PIAZZE

Dopo l’Estate anche lavori sulle strade comunali con la sistemazione di tre Piazze cittadine: Piazza Castello dei Trane nel rione di Tutino mediante la realizzazione della nuova pavimentazione in pietra calcarea locale, arredo urbano e rifacimento della pubblica illuminazione; Slargo antistante la Chiesa di San Nicola nel rione di Sant’Eufemia ove è presente un ipogeo, mediante la demolizione della esistente copertura dell’ipogeo e la realizzazione della nuova pavimentazione in pietra calcarea locale dell’area di pertinenza dell’ipogeo stesso e della chiesetta; Piazza Principessa mediante la sistemazione della parte adiacente la via Thaon de Revel con la realizzazione degli spazi a verde e la sistemazione dell’arredo urbano.

 

di Giuseppe R. Panico Strano paese quello dove tutto sembra andare contro un possibile sviluppo economico-imprenditoriale. Scarsa cultura? Burocrazia? Politica? Forse è colpa di ciò che noi siamo stati e continuiamo ad essere col perdurare di una mentalità antica e dominante, restia a cambiamenti ed innovazioni o proposte che non sorgano dal cerchio magico politico o politicante, poco propenso a ragionare in termini di bene comune e costo/efficacia. Strano paese quello dove la cittadinanza sembra esclusa o escludersi da una più attiva partecipazione democratica, atta a valutare meglio come vengono spesi i propri quattrini o quali siano, per le scelte di rilievo, i vantaggi/svantaggi delle varie opzioni.

Strano paese quello in cui, a fronte di scelte o progetti rivelatosi sbagliati o incurie disastrose, gli unici, a pagare in quattrini e sottosviluppo sono i cittadini. In quel paese non esiste infatti né una procedura di “recall” che consenta ai cittadini di licenziare in tronco i mal-eletti o i mal-facenti o poco-facenti, né per una “class action” contro i colpevoli o per costituirsi in giudizio come parte civile. Strano paese quello ove coloro che hanno avuto nella vita maggior fortuna o bravura, come cultura, economia, esperienze, si ritraggono nel comodo egoismo ed inerzia del proprio guscio. Ben lontani dunque da quel “giving back” (restituire), anche in termini di pensiero/opinione/dibattiti, la loro matura e affidabile esperienza e contribuire al progresso locale.

Strano paese quello ove anche le grandi scelte per il futuro non vengono prima approfondite e verbalizzate nelle commissioni comunali, o fatte oggetto di referendum comunale, ma lasciate al dominio antidemocratico e non di rado fallace del “pensiero unico”. Strano paese quello ove l’ecologia degenera in ideologia politica e ben poco si attua per uno sviluppo sostenibile che comprenda anche economia e benessere, senza i quali scappa ogni investimento e ogni nostro ragazzo. 

Strano paese è quello ove si fa un grosso mutuo per mettere sulle strade tanto nuovo asfalto e poi, pur senza neve e ghiaccio o transito di carri armati e cavalli ferrati, le sole piogge del primo inverno se lo portano tutto via, lasciandoci buche per strada e buchi in bilancio. In tal paese si è fatto un Piano Coste senza che mai la commissione turismo comunale si sia riunita per discuterne norme, suggerimenti e alternative se non quelle di qualche sdraia ed ombrellone a pagamento. Piove troppo e a catinelle. “Governo ladro” o “inefficiente” si urla vedendo l’ACAIT che va giù a puntate perché pure mal puntellato.

E se in paese è anche l’acqua dolce a toglierci le speranze, a Marina Serra fu l’acqua salata a spazzar via, e per ben due volte, le costose e improvvide passerelle in legno fronte-mare. A mezza strada fra costa e mare sono invece le acque reflue a farci tanto soffrire con la loro, ormai decennale, telenovela dalle tante puntate tecniche, economiche e giudiziarie. Per la triste telenovela ACAIT non possiamo non ricordare quella puntata a palazzo Gallone di circa sette anni fa.

Un bel progetto del GAL per trasferire i propri uffici con risanamento a proprie spese di parte dell’ACAIT e restituzione alla cittadinanza degli attuali pregevoli uffici in piazza Pisanelli. Nella sala del trono, rintronano ancora le sinistre e stridule voci di chi così vivacemente si oppose al progetto. Avrebbe consentito anche di trasferire a Palazzo Gallone la biblioteca comunale e non in una scuola più periferica, costosamente risanata ed ora meno frequentata. In piazza Pisanelli avrebbe rivitalizzato e acculturato il centro ed il salotto della città; lo avrebbe reso un elegante e più frequentato Centro Civico. Privato ora anche, con procedura quasi forzosa, delle Associazioni d’Arma, rimane sempre più deserto. E tornando verso il mare, alla sua economia e benessere per la prossima estate non potremo che avere un p

orto ancora mummificato nella sua difficile e pericolosa convivenza di nautica e balneazione e dal mancato potenziamento con nuove attività economiche e sociali (scuola di vela, supporto ai diversamente abili, sostegno ai nuovi corsi nautici presso l’Istituto professionale). I locali furono destinati ad altri scopi. Nel porticciolo di Marina Serra la nautica (come da Piano Coste) non sarà più consentita e trenta posti-barca verranno così soppressi. Eppure la stessa Commissione Europea, in un suo importantissimo e articolato “working document” del marzo 2017 non fa altro che riconoscere la grande importanza della nautica sotto gli aspetti economici, professionali e sociali, culturali ed ambientali e dunque anche per il lavoro dei nostri giovani neodiplomati. Si dice spesso che il futuro non può che derivare dalle scelte del nostro passato, come anche dalla consapevolezza del nostro presente e dall’avere visione di insieme, lungimiranza e capacità di realizzare.

Chissà se queste tre “magie” vorranno arrivare prima di Natale. Ecologia, ambientalismo e musei se degenerano in una cappa che tutto protegge, tutto conserva, tutto mummifica, di tutto si appropria, ostacolano altre economie e benessere. Il rischio è quello di diventare un periferico museo delle cere, che, senza una struttura economica propria o senza i soliti finanziamenti di uno Stato inefficiente e già in grave crisi, perde interesse e visitatori. Quello strano paese-museo chiude e poi la cera si squaglia.

La Redazione

Domenica si vota e l’augurio è ai cittadini che hanno possibilità di esprimere la loro volontà con il voto

Come si diceva una volta: è un diritto ed è anche un dovere. Il rischio di forte astensionismo, fenomeno certamente comprensibile, se divenisse realtà sarebbe la prova della crisi dello Stato democratico.

Malgrado i cattivi esempi di candidati calati dall’alto o da fuori o che si calano da soli e di quelli che sposano un programma per convenienza passando da un partito ad un altro, malgrado tutto ciò il non voto sarebbe non una protesta ma una resa.

L’8 marzo è la Giornata della Donna

Si è fatto un gran parlare in questi ultimi tempi di donne e soprattutto di violenza ai loro danni.

Sono temi che non possono essere dimenticati l’8 marzo che, come molte ricordano, non è una festa ma una giornata.

Chissà se questi due auguri, agli elettori e alle donne, potrà trovare una sintesi con la elezione di tante donne in Parlamento nella speranza che possano arricchire il panorama della rappresentanza politica.

di Pino Greco

Un'auto blocca il passaggio verso l’ambulanza …

ieri è morto Morosini, in questi giorni ha rischiato Joventino, domani chiunque altro

E’ sabato 24 febbraio 2018. Al palasport di Tricase c’è il big match tra le due squadre pugliesi che stanno lottando per il primo posto. Alessano e Gioia del Colle.

Palasport gremito in ogni ordine di posto. Buona anche la rappresentanza dei tifosi del Gioia del Colle. L’Aurispa Alessano non sbaglia. Porta a casa meritatamente tre punti per tenere dietro Gioia del Colle. Culafic e compagni sono semplicemente devastanti, regalando l’ennesima vittoria anche a quei Leones che sanno regalare colpi d’occhio spettacolari grazie a coreografie che trasmettono passione sincera e sportiva, fatta di solo attaccamento ai propri colori.

Fischio d’inizio alle ore 20.30. La partita regala spettacolo. Siamo al terzo set, dopo i primi due vinti dall’Aurispa .

Attimi di tensione e paura per Joventino ( atleta del Gioia del Colle) che ha accusato un malore accasciandosi sul pavimento del Palazzetto di Tricase. All’inizio si è temuto il peggio. Gioco fermo per l’intervento dei sanitari delle due squadre che hanno accompagnato tra gli applausi l’atleta barese negli spogliatoi.

Dopo qualche momento di attesa si è ripreso a giocare, nello stesso tempo i sanitari decidevano di accompagnare in ospedale il giocatore barese per ulteriori approfondimenti .

A quel punto Joventino viene trasportato in barella fuori dal palazzetto direzione ambulanza.

Una volta arrivati all’uscita di sicurezza , i barellieri sono rimasti inchiodati lì per un’auto parcheggiata fuori posto. Una Chevrolet, che non permetteva l’arrivo dell’ambulanza sul posto oltre che il passaggio per giungere al mezzo di soccorso con la barella.

Per fortuna la sicurezza interna prima, e alcuni tifosi poi, con l’aiuto dello speaker hanno invitato

“ l’idiota di turno”,così è stato classificato dai tanti tifosi presenti al palasport di Tricase a spostare l’auto.

Solo così si è potuto accompagnare finalmente lo schiacciatore del Gioia del Colle in ospedale con l’ambulanza. Trasportato al Panico di Tricase, le condizioni per fortuna non sono risultate preoccupanti. L’atleta è rientrato sano e salvo a casa.

E se fosse stato qualcosa di più grave ? La mente torna a Piermario Morosini, anni 25. Morto nel 2012. Morosini ha avuto un malore in campo durante la partita di serie B tra Livorno e Pescara. Morosini si accasciò al suolo.

I primi soccorsi furono immediati. Nonostante i primi soccorsi siano stati immediati, l’ambulanza è arrivata con qualche minuto di ritardo, a causa di un’altra auto che ne ostruiva il passaggio verso il campo. E a questo punto è il momento di una seria riflessione: “ ieri è morto Morosini, in questi giorni ha rischiato Joventino, domani chiunque altro”. Tutto questo perché ci troviamo molte volte davanti al comportamento arrogante dei “soliti idioti “. Questa la dichiarazione dei tanti tifosi che hanno assistito all’ennesimo episodio di inciviltà.

TACCUINO ELETTORALE  di Alessandro Distante

Diritti e doveri, onestà e competenza, responsabilità degli altri e anche nostra. Così nell’Editoriale di domenica scorsa scriveva Claudio Scamardella, direttore del Quotidiano da noi premiato nel 2016.

Mi limito ad aggiungere un altro binomio particolarmente di moda in questo periodo elettorale: furbizia e sincerità.

Il candidato tipo sembra ragionare così: “Dico quello che piace agli elettori e così, da furbo quale sono, aumento i consensi”.

All’improvviso, proprio alla vigilia del voto, la corsa è a dichiararsi contrari alla TAP, malgrado ben note prese di posizione a favore del tubo di un metro e mezzo di diametro; oppure ad affermare di aver sempre lottato contro la xylella anche se i risultati sono sotto gli occhi di tutti;

capita poi di sentire che le riforme sono state fatte (dalla scuola al jobs act) ma verranno riformate oppure che sono state votate ma per disciplina di partito; oppure scoprire che all’onestà gridata a gran voce si accompagnava una furbizia quotidiana nel più tradizionale adagio secondo cui le idee sono belle ma i bisogni sono tanti.

Ci sono poi temi del territorio che interpellano direttamente e da vicino i cittadini-elettori e che quindi costringerebbero ad una presa di posizione. In quei casi, furbescamente, il bravo candidato ha una soluzione o meglio una via d’uscita

(di fuga): non prendere posizione.

E’ quanto accaduto a Tricase dove, ad un incontro sulla 275, nessun candidato, o suo portavoce, ha ritenuto di partecipare.

Non sappiamo quindi cosa pensano di quella strada e, da lì, cosa pensano del Capo di Leuca, dell’ambiente, della sicurezza, del traffico e delle persone, dell’economia del Salento, del suo sviluppo e della rete di comunicazione, …..

Sono temi divisivi, pericolosi; accontenti uno e scontenti molti.

Ed allora: meglio dire e non dire; meglio fare gli equilibristi pur di raccogliere consensi; meglio fare i furbi più che i sinceri. Tutto questo premierà?

E soprattutto tutto questo è utile per un processo collettivo di riflessione sulla nostra terra e favorisce una consapevole espressione del voto?

 

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