a cura della Redazione

In questi giorni, e specialmente domenica scorsa approfittando della bella giornata, il Parco in zona Lama, non ancora aperto ufficialmente, è stato vivacizzato dalla piacevole presenza di numerose persone, specialmente nuclei familiari. Abbiamo posto alcune domande all’ing. Vito Ferramosca, responsabile dell’Ufficio tecnico comunale che ha sta curando la realizzazione del parco

 

Come nasce l’idea del Parco?

La realizzazione del Parco cittadino in zona “Lama” è il risultato di un complesso iter progettuale urbanistico che ricomprende anche le aree esterne dell’adiacente complesso immobiliare ex ACAIT. L’Amministrazione Comunale ha inteso considerare questo di Via Pirandello il primo lotto funzionale mentre quello dell’ACAIT, in fase di realizzazione e di completamento, il secondo lotto. Detto percorso, avviato con la “ritipizzazione” urbanistica della zona bianca (cioè inedificabile e destinata a verde e servizi) ha portato, attraverso una opportuna integrazione del piano di lottizzazione già approvato, ad un disegno urbanistico tale da consentire al Comune di ottenere in proprietà ulteriori aree poste a confine con la stessa zona bianca in maniera concentrata per una superficie di oltre un ettaro utile per la realizzazione dell’attuale area attrezzata il cui costo complessivo è risultato di € 200.000,00.

Una convergenza quindi di pubblico e di privato?

In effetti ciò è stato possibile grazie alla lungimiranza dei proprietari che hanno creduto nell’A.C. e che hanno condiviso il progetto di sistemazione dell’area nonostante il Commissario ad Acta, nominato dal Tribunale Amministrativo Regionale, avesse già approntato una diversa soluzione progettuale che prevedeva, proprio al posto del parco, una costruzione analoga a quella recentemente realizzata ad uso residenziale in Via Pirandello posta a confine con l’ex comprensorio dell’ACAIT cedendo superfici superiori ai normali standard urbanistici richiesti dalla normativa.

Quale lo scopo fondamentale del Parco?

L’opera pubblica che in questi giorni spontaneamente viene utilizzata dai cittadini si poneva l’obiettivo di creare spazi di aggregazione per le famiglie. La dotazione dei giochi anche di tipo inclusivo (alcuni dei quali sono ancora in fase di installazione) ha consentito di centrare quell’obiettivo progettuale ancor prima della formale inaugurazione. A tal proposito corre l’obbligo di ringraziare l’Associazione INNER WHELL CLUB TRICASE – S.MARIA DI LEUCA che ha voluto, in collaborazione con l’A.C., integrare la dotazione delle attrezzature del parco con la donazione di n°3 giochi inclusivi. La proposta dell’Associazione è stata approvata con la delibera della G.C. n.87 del 23/03/2018.

Abbiamo notato la presenza anche di cani

Il Parco è anche fruibile dagli animali di affezione. Sono state infatti realizzate due apposite recinzioni distinte per cani di piccola e grossa taglia. Sarà a breve allestita la cartellonistica contenente le norme comportamentali. Nelle more, si auspica che gli animali di affezione siano condotti dai proprietari al guinzaglio e a debita distanza dell’area ludica dedicata ai bambini e ciò per ovvi motivi.

E per le famiglie?

“E’ stata allestita un’area pic-nic anch’essa con la caratteristiche dell’inclusività e si auspica a breve di allestirne una parte anche con una dotazione utile per chi voglia praticare attività sportiva all’area aperta con attrezzature tipiche del percorso vitae. A tutela della pubblica sicurezza tutta l’area è dotata di un impianto di videosorveglianza.

Quali le prossime tappe dei lavori?

Il secondo lotto è in fase di completamento con un costo complessivo pari ad € 300.000,00; si estende per una superficie di circa un ettaro e mezzo ricomprendendo anche l’area della Biblioteca comunale di Via Micetti. Questo intervento, al netto del nefasto evento che ha caratterizzato il fabbricato storico, si pone l’obiettivo non solo di mettere in comunicazione funzionale le due aree parco, ma di riconnettere diversi quartieri della città. Sarà possibile attraversare la Città, per esempio da Caprarica a Santa Lucia, in zona protetta, a piedi o in bicicletta immersi nel verde come accade nelle città che andiamo a visitare con il rammarico di non potere godere anche noi di queste opportunità in maniera sostenibile e vivere la città come mai prima d’ora è successo a Tricase. Con le economie di gara, pari a € 100.000,00 si realizzerà la connessione funzionale le due aree mediante la sistemazione di via Pirandello che dovrà essere transitata dagli autoveicoli a velocità molto limitata per evitare possibili incidenti agli utenti almeno in prossimità dell’area parco.

di Alfredo De Giuseppe  Oggi, 11 aprile 2018, all’improvviso, da pochi minuti, è esplosa sul web la notizia della morte di Jessy Maturo. Non è una bufala, la notizia viene confermata da altri amici: l’incredulità, la costernazione, il pathos. Jessy, lo pseudonimo di Cristian Ruberto, era un amico di tutti noi, un amico di Tricase.

Ognuno di noi può raccontare un aneddoto su di lui, può dire di averlo sentito in una magnifica performance, di aver trascorso insieme almeno una serata, un caffè, un aperitivo, di averlo ascoltato sul palchetto di un bar o sulle scene più importanti con lo stesso entusiasmo per la musica, per la canzone, per la voce.

La sua bellissima voce, bassa e piena di vibrazioni, dapprima vicina al soul, al blues, ai James Brown dell’epoca poi via via sempre più sua, più originale fino a diventare una vera icona della musica rock, magari in un ambito locale ma senza mai concedersi alle mode del momento. Una costante ricerca di una sua personalissima strada ha contrassegnato la vita di Jessy Maturo. Da ragazzo si vestiva come Elvis Presley, con i costumi bellissimi che si cuciva nella sartoria di famiglia. Una famiglia di persone buone ma irrequiete, a loro modo gentili, mai arroganti. Poi il salto a Milano e Roma, nel tentativo di diventare il cantante che voleva essere.

Ma la grande città a volte è impietosa, ti prende, ti avviluppa, ti soggioga, ti conduce su strade impervie e pericolose, ti seduce con effetti speciali e ti abbandona sul marciapiede. Il ragazzo è talentuoso, ma è fuori le regole: per avere un contratto devi avere un buon manager e uno come lui si fidava del primo conosciuto,magari, non del più bravo. Una vita che si direbbe disordinata, nonostante lo studio al conservatorio, nonostante la ricerca di una dimensione “normale”: Cristian è un ragazzo vivace, che ama esibirsi in pubblico, è un animale da palcoscenico, un amore viscerale per le canzoni che esaltino gestualità e voce. Un romanticone travestito da rocknroller, sempre disponibile e sorridente. Era impossibile non volergli bene.

Ormai in questi ultimi anni aveva assunto piena consapevolezza della sua dimensione: sapeva di essere bravo, di poter diventare un grande della canzone italiana, ma aveva filosoficamente, prosaicamente,pragmaticamente accettato di vivere nel suo paese con tutti i limiti che questo impone. Con un unico faro sempre acceso dentro di sé: essere Jessy Maturo non la cover di qualcun altro. Un piccolo baretto vicino a una scuola, la partita a carte nel club Juventus, le serate alla Serra e al Porto, i dischi con gli amici, le continue collaborazioni, dischi per beneficienza, per aiutare un amico, per la sopravvivenza dignitosa, senza rubare, senza pietire nulla alla politica e allo star-system.

Ora, a soli 45 anni ci hai lasciato e ci mancheranno molte cose di te: ci sarà modo e tempo per valorizzare la tua opera, per ascoltare le persone a te più vicine, per confortare i tuoi cari. Oggi possiamo solo piangere e ricordare tutto di te, per quanto ci sia possibile in questo momento straziante. Nel 2010 appena ascoltai la tua “ Fino alla luna ”, magistralmente eseguita insieme agli amati Super Reverb, ti chiamai per dirti semplicemente “ sei un grandeee

”! Ogni volta che ci incontravamo, negli ultimi due anni, parlavamo del progetto di un documentario sulla tua arte, ma io dicevo, soprattutto sulla tua persona. Perché era la tua persona, tutta intera, ad essere vera e interessante, non solo la tua musica. E ci emozionavamo davvero ogni volta che veniva fuori il nome di tuo padre, il buon Frank Ruby. Eri geniale e fragile, lo sapevamo già, non ti dimenticheremo.

Il Papa ad Alessano. Venerdi, 20 aprile ore 8,30. Alcune indicazioni

L’apertura dei parcheggi è fissato per le ore 04:45 e sarà consentito fino alle ore 07:15, oltre l’orario sarà permessa esclusivamente l’uscita .È fortemente consigliato arrivare tra le 5:00 e le 7:00.

Solo i veicoli provvisti dell’apposito ticket elettronico potranno accedere all’area comunale e di parcheggio.

Il luogo dell’incontro con il pontefice è raggiungibile esclusivamente a piedi. Dalle aree parcheggio/scarico sarà segnalato da apposita cartellonistica il percorso più breve.

E’ possibile prenotare gratuitamente il parcheggio per le auto, bus, moto e biciclette sulla piattaforma elettronica informativa : http://www.busforfun.com/articolo/papa-francesco.

Per motivi di sicurezza sarà necessario prenotare entro il 15 aprile il ticket di parcheggio elettronico per poter accedere all’ area dell’evento, tramite la piattaforma:  http://alessano2018.parkforfun.it/.

Tutti coloro che sono sprovvisti di Pass Disabile ma necessitano di assistenza esigenze per ridotta mobilità potranno richiedere l’assistenza gratuita della Soc. Coop.

L’Integrazione: telefonicamente al 347.1852698 – 348.10 28 394 

oppure tramite e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Per informazioni: +39 339 82 25 007 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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sabato 14 aprile

di don Carmine Peluso

Tutino di Tricase. Quattro aprile 2018

Il tempo che stiamo vivendo è caratterizzato da grandi trasformazioni. Ci accorgiamo di questo cambiamento quando, guardandoci dentro, notiamo che i punti di riferimento, attraverso i quali guardavamo al mondo e a noi stessi, ormai sono messi in discussione. Inoltre politica, economia, lavoro, identità nazionale, non costituiscono più le nostre sicurezze, però ci hanno portato, quanto meno, a  prendere coscienza delle nostre responsabilità e a curare queste dimensioni al fine di ottenere il rispetto di quelle garanzie sociali che ci permettono di avere una vita dignitosa.

don Carmine Peluso ( nella foto a destra)

Questa spada di Damocle non ha risparmiato neanche la fede. Prova ne è il saggio “Grand Design” di Stephen Hawking, morto il mese scorso, scritto in collaborazione con Leonard Mlodinow, pubblicato in Italia nel 2011, dove l'autore tratta delle teorie scientifiche in grado di dare conto della struttura dell’universo, dichiarando che la teologia è morta perché l’universo si spiega da se.     D’altro canto, mi accorgo che molte parole che raccontano la nostra fede non hanno più nessuna risonanza nel nostro vissuto quotidiano. Infatti, spesso, le persone non sanno rendere ragione della propria fede. Tempo fa, mi parlarono di un sondaggio rivolto, se non ricordo male, ai giovani tedeschi che intorno alla domanda su che cosa richiamasse dentro di loro il nome di Dio, in gran numero risposero: il vuoto.

Credo che proprio questo voglia dire il seminarista Matteo, quando nel suo articolo sulla brochure della festa “Maria: specchio della tenerezza di Dio” , dice: “… forse che siamo caduti in un abitudine, …, una monotonia e ci siamo allontanati da Lei che diciamo di festeggiare?”. In effetti, spesso, ascolto discorsi che sottolineano il valore sociale della festa patronale o delle ritualità cristiane, ma si fatica a pensarle come espressioni della propria fede.  Allora la festa diventa, senza sua colpa, il luogo delle nostalgie, il ricordo di un tempo che fu. Essa, sì, ci fa sognare, riportandoci indietro a dolci ricordi, ma poi, noi stessi che abbiamo sognato, realizziamo che la vita è un’altra cosa e quindi, passati i giorni dell'evento, si riprende con lo stress, il lavoro, le incomprensioni, gli amori, i rimpianti, le gelosie, i dubbi.

Quale sarà la via che occorrerà percorrere per ritrovare il gusto della vita? Aristotele sosteneva che l’uomo raggiunge la felicità quando esercita la sua capacità di ragionare. Si! Oggi si percepisce nella comunicazione popolare la mancanza di un ragionamento rigoroso: la legge naturale ridotta ad un semplice accidente, ad un prodotto della cultura; il sopravvento delle passioni declinate come necessarie all’espressione della libertà umana, senza più quella giusta misura di epicurea memoria, hanno ottenebrato lo spirito dell’uomo. Il Concilio Vaticano I aveva solennemente dichiarato che Dio si può conoscere con il lume della ragione, ma se essa è stata diminuita perché il sentimentalismo ha preso il sopravvento, la nostra ragione, allora, volerà basso e non andrà oltre il politicamente corretto.

Anche la vita cristiana senza l’apporto della ragione diventa una cosuccia fatta di moralismi e di frasi ad effetto. Pensare la Fede sarà, dunque, per noi cristiani la strada che ci conduce alla felicità, perché scopriremo personalmente che la vita, la nostra vita, non è frutto del caso, ma PENSATA da Dio e, in quanto pensata, AMATA. Scopriremo che la morte non ci è stata imposta da Dio, ma è diventata la necessaria conseguenza di una scelta sconclusionata fatta in Adamo. Capiremo che il Cristo si è spinto dentro l’abisso della nostra morte per riconsegnarci alla Vita.

In questo modo Dio, il suo mondo, il suo Amore, il suo Figlio, la creazione, il peccato, la Redenzione, la Grazia, Angeli, demoni, inferno, purgatorio, paradiso, non saranno parole fantasiose, ma parole che raccontano una storia vera. A questa storia ha creduto Maria diventando piena di Grazia.

Una festa di comunità nel 50° anniversario della scomparsa di Girolamo Comi

Lucugnano – Palazzo Comi

Martedì 3 Aprile ricorrerà il 50° anniversario della scomparsa di Girolamo Comi che sarà ricordato con una “Festa di Comunità” che si svilupperà tutta intorno a Casa Comi.

Girolamo Comi nacque a Casamassella il 23 novembre del 1890 e acquisì il titolo di Barone, il Palazzo di Lucugnano e altre proprietà, dalla sua famiglia. Dopo alcuni anni passati tra la Svizzera, la Francia e Roma (periodo nel quale il Poeta riuscì a stringere legami e contatti con i maggiori letterati dell'epoca), rientrò a Lucugnano dove si dedico completamente allo studio e alla produzione letteraria. Nella sua casa fondò l'Accademia Salentina (della quale fecero parti Maria Corti, Oreste Macrì, Mario Marti, Vittorio Pagano, Vincenzo Ciardo, Michele Pierri, Rosario Assunto e altri ancora), la rivista l'Albero e scrisse alcune delle sue opere più belle. Negli ultimi anni della sua vita, incapace di gestire le sue ricchezze e caduto in miseria, venne soccorso dall'Amministrazione Provinciale di Lecce che acquisto il suo Palazzo e con esso la sua preziosa biblioteca, e dai suoi concittadini lucugnanesi che furono pronti a restituire quanto il Comi seppe donare loro negli anni precedenti. Girolamo Comi si spense nella sua Lucugnano il 3 aprile del 1968, dopo un breve periodo di ricovero presso l'Ospedale Cardinale Panico di Tricase.

A 50 anni di distanza Lucugnano, luogo dove il poeta ha vissuto e operato per lunghi anni, lo ricorderà con un'intera giornata di eventi.

Si partirà alle 9.30 con la visita presso il Cimitero del paese per un omaggio floreale sulla tomba del poeta. Alle 10.30 presso Casa Comi il via ai laboratori per bambini (Saremo Alberi a cura di Fabiana Renzo) e per ragazzi e adulti (Le donne di Casa Comi a cura di Paola Bisconti). Alla stessa ora e alle ore 11.30 Visite Guidate presso la Casa Museo. Alle ore 12.30 un momento di grande convivialità caratterizzato da un pranzo sociale arricchito da proiezioni, dialoghi, racconti, poesie e musica. Alle ore 15 (fino alle 17, percorso di 13km circa) la Ciclopasseggiata lungo i “Luogi di Comi”. Alle ore 18 la Santa Messa presso la Chiesa Madre di Lucugnano che sarà seguita (inizio ore 19) dal Concerto del Coro Parrocchiale Lucugnanese “Dopo 50 anni...vive in mezzo a noi”, un omaggio al poeta con lettura di sue poesi, canti e musiche di di Schubert, Bach, Gen Rosso, Liz Ortolani, Leonard Cohen e altri ancora.

Dopo il concerto si tornerà a Casa Comi dove (alle ore 20) andrà in scena “Omaggio a Girolamo Comi e alla poesia salentina” a cura del Laboratorio Teatrale “Backstage” Piccolo Teatro Paradiso.

Dalle 21 festa conclusiva con la partecipazione di Officina Zoè, Ghetonia, Arsura, Salvatore Alessio, Zaira Giangreco e Max Però e tanti altri ancora.

Tutti i laboratori e le attività saranno gratuite e si svolgeranno presso Palazzo Comi. La messa e il concerto del coro parrocchiale si svolgeranno presso la Chiesa Madre di Lucugnano. Per il laboratorio Saremo Alberi, le visite guidate e la Ciclopasseggiata, prenotazione necessaria al numero 380/4580810 (Simone). Per il laboratorio Le Donne di Casa Comi prenotazione necessaria al numero 320/7728503 (Paola).

L'iniziativa è promossa dalla neonata Associazione “Tina Lambrini-Casa Comi” in collaborazione con Biblioteca Girolamo Comi, Associazione Meditinere, Associazione Archès, Centro Culturale Ricreativo e Sportivo Lucugnanese e Liceo Comi. Con il patrocinio di Regione Puglia – Polo Bibliote Museale della Provincia di Lecce, Città di Tricase e Provincia di Lecce.

Gli appuntamenti legati al 50° anniversario della scomparsa di Girolamo Comi proseguiranno nei giorni e nelle settimane successive. I più prossimi saranno:

Giovedì 5 Aprile Convegno a Palazzo Comi sul tema “Il fondo francese della Biblioteca Girolamo Comi. Il caso di Andrè Gidè” con Oliver Lexa, presidente della Fondazione Arti di Venezia. Introduzione a cura di Giuliana Coppola.

Venerdì 6 e Sabato 7 AprileConvegno presso l'Università di Lecce (ex convento degli Olivetani) e a Palazzo Comi sul tema “Girolamo Comi, l'uomo e lo studioso a 50 anni dalla morte.” Sessione mattutina con inizio alle ore 9.30, sessione pomeridiana con inizia alle 16.30. Sabato 7 Aprile sessione a Lucugnano dalle ore 9.30 – Convegno organizzato dalla Soprintendenza Archivistica di Puglia e Basilicata in collaborazione con Università del Salento – Facoltà di Storia.

Sabato 7 AprileConcerto del Coro Polifonico dell'Università del Salento, presso il Salone Parrocchiale di Via Beccaria a Lucugnano (ore 20.30).

Per informazioni: 380/4580810 Mail:Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Facebook: Palazzo Comi

 

Per questa Pasqua non si potrebbe che pubblicare qualche passo di don Tonino Bello.

Tanto più perché ricorre quest’anno il 25° dalla sua morte e ancora di più perché tra pochi giorni ad Alessano verrà il Papa a pregare sulla tomba del Vescovo già Parroco di Tricase.

Pasqua è una festa che ricorda un passaggio; per chi crede è il passaggio dalla morte alla vita.

Per tutti è un momento che segna il passaggio, quanto meno dall’inverno alla primavera, dal brutto tempo al tempo bello.

Un passaggio che, anche in campo civile e politico, si sta per compiere con l’avvio di una fase inedita della storia italiana.

Gli auguri sono quelli di vivere i passaggi e non di subirli, aprendosi alle nuove sfide e non invece chiudendosi per le paure.

di Fabrizio Cazzato

La Settimana Santa è una delle ricorrenze dell’Anno Liturgico più sentita e celebrata nelle varie Parrocchie e Chiese Confraternali della nostra città di Tricase. Il momento più suggestivo delle celebrazioni religiose esterne, si ha nel corso della giornata del Venerdì Santo, con la processione dei Misteri avviata dalla Chiesa di San Domenico; anche il Venerdì antecedente la Domenica delle Palme, quello denominato di Passione o dei Dolori, vede la comunità di Tutino recarsi in silenzioso raccoglimento con la statua dell’Addolorata alla chiesetta extraurbana della Pietà. Grazie alla solerte organizzazione delle nostre Confraternite si può constatare una fattiva partecipazione ai santi riti degli iscritti ai pii sodalizi e dell’intero popolo tricasino. Le sei Confraternite attive di Tricase contano ormai, rispetto al passato, pochi aderenti, per lo più anziani e il cambio generazionale è molto lento e faticoso. Tuttavia queste aggregazioni laicali cercano in tutti i modi di testimoniare la fede guardando al futuro, resistono alla globalizzazione culturale presente e non dimenticano il passato con le loro tradizioni e la loro storia plurisecolare. Alcune di esse fondate verso il XV secolo, quindi prima della Controriforma del Concilio di Trento (1545-1563), sono scomparse e forse riaffiorate nei secoli successivi. La Confraternita più antica di Tricase (e della Diocesi di Ugento) è la Congregazione laicale dell’Immacolata e San Nicolò di Tutino già presente  nel “500 di cui il testo redatto  delle regole ai confratelli nel 1649 risulta essere il più antico, che si possa conoscere, delle Diocesi dell’estremo Salento. Essa ebbe anche una forte azione moralizzatrice della sua attività religiosa, devozionale e penitenziale espressa attraverso la preziosa rappresentazione della Passione di Cristo raffigurata in ventiquattro formelle del bellissimo affresco recentemente restaurato, consistenti nella recitazione visiva dei testi evangelici della Passione di Gesù. Questo tipo di devozione personal-popolare che solitamente si svolgeva negli oratori confraternali furono via via sostituite da vere e proprie performance recitative(tragedie) fino a giungere alle processioni con le statue raffiguranti i vari personaggi della Passione, Gesù Cristo e l’Addolorata. Quest’ultima è la protagonista assoluta del Venerdì Santo, con il lungo velo poggiato sulla testa e il suo voluminoso abito nero, sfila nel suo incedere lento tra le orazioni dei fedeli, per le vie della nostra città.

Sarebbe opportuno osservare con degna nota la statua “ a manichino “ dell’Addolorata conservata nella Chiesa di San Gaetano di Tutino,(sede della Venerabile Confraternita dell’ Immacolata e san Nicolò) la quale appartiene alla vasta produzione della statuaria processionale pugliese e che ricalca in un certo modo i ricami a caratteri profani delle madonne vestite della Catalogna e dell’Andalusia spagnola. Tale genere di statuaria è conosciuta col termine di “Madonna vestita” (tra queste ricordiamo la statua della Madonna Immacolata in S.Angelo e le statue della Madonna del Rosario e dell’Addolorata in San Domenico) in quanto leggera e maneggevole, destinata all’uso processionale e che potesse essere trasportata anche dalle donne. Il più diffuso modello del genere è la statua della Madonna (ma ci sono anche statue di Santi) realizzata in legno o cartapesta per quanto riguarda testa, braccia e mani, mentre il corpo è un semplice “manichino vestito”. In prossimità dei riti pasquali, la statua viene sottoposta al rito della vestizione; l’evento commovente è un rituale privato e quasi segreto, privilegio di poche consorelle (e in alcuni casi di una sola); le donne si riuniscono intorno alla statua spogliandola, togliendole l’abito giornaliero, facendole indossare (a partire dalla biancheria intima) gli abiti solenni e sontuosi della cerimonia. L’abito  finemente ricamato in filo d’oro e pietre preziose dell’Addolorata di Tutino indossato in occasione dei Riti della Settimana Santa appartiene alla tipica tradizione sartoriale della manifattura salentina ottecentesca, venne realizzato da una certa Teresina da Taranto agli inizi del ‘900 e commissionato per devozione di Addolorata Alfarano.

Amorevolmente custodito dalla Confraternita l’abito della Vergine, in raso di seta nera, è costituito da un’ampia gonna e da un corpino; su di esso si sviluppa un ricamo in oro eseguito con punto steso e punto lamellare con disegni floreali a racemi e volute di chiaro rimando alle forme rinascimentali. Sul petto è mostrato in evidenza un cuore trafitto da una spada in gemme rosse. Il volto sofferente ed intenso ha un roseo incarnato (sicuramente lucidato a cera) e la sua triste bellezza è segnata da lacrime realizzate in resina tanto da far brillare i suoi occhi in pasta vitrea; il lungo velo, poggiato sulla testa, nasconde una vera capigliatura legata a treccia. L’abito è completato da un velo in seta nera, realizzato nello stesso periodo, con puntina da piccola frangia in oro che nella sua ampiezza si distribuiscono alcune stelle ricamate in filo oro a punto lanciato. Grazie all’impegno e alla dedizione della signora Maria Meraglia , con la collaborazione della Confraternita stessa ,in occasione della visita dei sepolcri del giovedì santo , sarà d’obbligo visitare la Pietà allestita nella chiesa di san Gaetano a Tutino. Cominciamo questa meravigliosa pratica di fede che unisce anche il piacere della riscoperta di luoghi, immagini e tradizioni della nostra città.

di Giuseppe R. Panico

Oltre settanta anni fa perdemmo la guerra, perdemmo il sovrano e, con la Costituzione, conquistammo la sovranità. La sovranità appartiene al popolo che la esercita secondo la legge, comprensiva, su argomenti di rilevante interesse locale, anche dei referendum comunali, fino ad ora grandi assenti dalla nostra politica amministrativa. Assenti da tempo sono anche gli approfondimenti nelle sedi di partito (ormai scomparse), radi nelle commissioni comunali (poco convocate) e inesistenti in un Centro Civico (mai attivato) ove cittadini preparati, esperti o con significative esperienze personali, si associano per dare costruttivi pareri e contributi di pensiero.

Radi sono poi i dibattiti sulla stampa locale. Le decisioni importanti vanno così avanti per “partito preso” o convenienza del momento, senza più valide analisi delle alternative o per mera sommaria azione di qualche dirigente. Gli scarni dibattiti nei consigli comunali servono spesso a meramente avallare orientamenti già definiti, mentre le pubbliche specifiche conferenze della amministrazione comunale sono scarsamente partecipate anche dalle tante associazioni paesane (156). Pronte queste a chiedere supporto e pubblici finanziamenti, raramente inviano un proprio rappresentante. Si dice che la democrazia è il più avanzato sistema di governo, ma se poi non vi è adeguata cultura per applicarlo o si usano male o poco le relative norme, è ben difficile parlare di scelte o iniziative ben ponderate, sano impiego del pubblico denaro e di una credibile visione di insieme.

Ci si accontenta di fare incetta di fondi pubblici, spesso poi improduttivi o a beneficio di attività di mera immagine, o finanche parassitarie o per migliorare e recuperare l’esistente o per il… conza/sconza di lavori fatti male o sorvegliati peggio. Se si aggiunge poi l’assenza o evanescenza di una classe imprenditoriale, industriale, manifatturiera (le nostre attività sono prettamente commerciali) tale da influenzare o proporre adeguate scelte per il futuro, rimane una politica ove, non di rado, gli amministratori si ritengono più che eletti dai cittadini, unti da eccelsi poteri e non dal dovere di acquisire rapidamente adeguate competenze e responsabilità.

In mancanza di risorse umane da statisti come quelle inglesi di un Churchill o di una Thatcher, atte a farci vincere la guerra alle buche stradali ed agli sprechi e inefficienze di Stato, non ci resta che essere ben più attivi, vigili ed informati, esprimendo, ove occorra, il proprio pensiero anche attraverso i referendum comunali. Ma tale avanzato modello decisionale o consultivo è però spesso osteggiato da chi considera gli elettori (sovente a ragione) non sufficientemente “alfabetizzati”, se non per mettere una croce su una scheda elettorale o su nomi da loro suggeriti, o perché timorosi di perdere potere ed autonomia politica.

Con le ultime elezioni poi, non abbiamo nemmeno un onorevole paesano in grado di onorarci, se non con una efficace autonomia, con nuove fondate speranze. Finita la politica da “porcellum”, ci ritroviamo in testa la corona di spine del nuovo “rosatellum”, foriero di nuove instabilità, sfiducia internazionale ed europea. Nel nostro piccolo, non ci rimane che esplorare, almeno per le scelte sui grandi temi locali, il sistema del referendum comunale. Ci indurrebbe tutti, compresa maggioranza ed opposizione, a discutere, dibattere, ragionare, studiare ed opinare.

La cittadinanza si sentirebbe più coinvolta, sovrana e più vicina e partecipe al suo agognato sviluppo. Temi come, in passato, il Parco Otranto -Leuca (e boschetto di Tricase) e l’ACAIT o attuali come l’Area Marina Protetta,  lo sviluppo residenziale/urbanistico/turistico delle marine per rilanciare una pur minima economia (attraverso il PUG ), la chiusura alla nautica dello storico porticciolo di Marina Serra, l’alienazione o affitto, come succede altrove, di edifici e terreni pubblici inutilizzati/ abbandonati/superflui invece che farci carico del loro costoso risanamento e manutenzione e poi di improduttive o discutibili assegnazioni, meriterebbero maggiore attenzione come anche una democrazia più diretta.

Ci si avvicinerebbe di più (compresi giovani e scolaresche) ai temi dello sviluppo sostenibile e del lavoro che ne consegue e dunque alla buona politica. Per cambiare “Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso” diceva, quaranta anni fa, un altro statista, ma della nostra terra, Aldo Moro poco prima di essere brutalmente ammazzato. Forse dicendolo oggi noi tutti in coro ed adoperandosi in conseguenza, anche con una più coraggiosa, informata e costruttiva partecipazione ai problemi di questa nostra così piacevole ma povera terra, potremmo far risorgere le nostre speranze ed aver più fiducia nel nostro avvenire.

Nuovi presidente e direttivo all’Associazione Volontari Ospedalieri di Tricase. Con l’assemblea del 10 marzo, tenuta presso la Casa di Accoglienza “Orizzonti”, si sono approvati i bilanci consuntivo e preventivo, mentre con quella del 17 seguente si è proceduto prima all’ascolto della relazione del presidente uscente prof. Romeo Erminio, che ha guidato l’associazione per due mandati consecutivi e infine all’elezione delle cariche sociali.

Dalle votazioni a norma dello statuto è risultato il seguente organigramma.

Presidente: Lucia Erminio (Tricase);

Vice: Fernando Minerva (Tricase);

Segretaria: Lucia De Francesco (Tiggiano);

Tesoriere: Andrea Musio (Tricase);

Resp. pediatria : Salvatore Parisi (Taurisano);

Componenti: Laura Branca (Specchia) e Errico-Chiuri Eufemia (Tricase).

Confermati i componenti dei collegi dei revisori e dei probiviri.

Fondata il 25 marzo 2000, l’A.V.O. di Tricase è presente dallo stesso anno nelle corsie dell’ospedale e, dalla sua apertura, in quelle dell’hospice Casa di Betania.

Il primo impegno del nuovo direttivo sarà la programmazione del corso 2018 per gli aspiranti volontari.

 

Un anniversario dimenticato...

di Cesare Lia

Non mi dò pace nel pensare alle disattenzioni dei concittadini e, soprattutto, di quelli che vantano la nobiltà  cittadina perché discendenti da uomini illustri, che hanno fatto la storia d'Italia e della nostra provincia.

E' passato il 30° anniversario della scomparsa del Prof. Giuseppe Codacci-Pisanelli senza che vi fosse un manifesto o una manifestazione pubblica che ricordasse la sua persona!

Eppure l'illustre scomparso, ancora oggi, e, credo, per molto tempo ancora, rimarrà  uno dei maggiori fautori della crescita della nostra terra.

Sono convinto che non tutti abbiano letto i suoi trattati giuridici perché  sono testi particolari e destinati ad un settore speciale di professionisti ma, se oggi la nostra terra è¨ conosciuta in tutta Italia ed anche fuori, ciò è dovuto alla sua intelligenza, alle sue iniziative, alle sue battaglie vittoriose o, a volte, perdenti ma battaglie sentite ed oggi portate ancora avanti da cittadini non tricasini.

Ed ancora una volta lamento il fatto che preferiamo tenere nel nostro Comune strade intestate a Rimini, Treviso, Brindisi ed altri, che non hanno intestato una strada alla nostra Tricase, mentre il ricordo di tanti illustri cittadini del passato, amministratori, uomini di cultura e semplici ed importanti popolani artigiani e contadini giacciono in un loculo fino a quando, scordati dalle future generazioni, non finiranno in una fossa comune!

E' tempo di reagire a tanta disattenzione ed intraprendere una strada diversa se vogliano che questo nostro paese sia assunto ad una maggiore importanza che non sia quella del parlarsi addosso e di vantarsi solo del nome di coloro che sono qui nati o cresciuti!

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